lunedì 12 maggio 2014

Ruggero Romano, il Ministro dimenticato dai libri di storia

Mutilato nella Grande Guerra, decorato, sottosegretario del Fascismo, poi ai Lavori Pubblici a Salò
È suo il progetto per la riforma in materia di pensioni di guerra che divenne legge nel 1923

Mutilato nella Grande Guerra, medaglia al valor militare, croce di guerra italiana, croce di guerra belga con palme, deputato, sottosegretario al Ministero delle Comunicazioni, Podestà di Noto, segretario del Partito Nazionale Fascista ad Acireale, Ministro dei Lavori Pubblici nella Rsi, Segretario Generale dell’Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi di Guerra, ucciso sul lungolago di Dongo il 28 aprile 1945
Si chiama Ruggero Romano, ma di lui i libri di storia si sono dimenticati. Era nato ad Acireale e si era laureato in giurisprudenza. Aveva dato alle stampe una pubblicazione, nel 1919, che trattava di sistemazione delle provvidenze in materia di pensioni di guerra. Era stato correlatore della commissione ministeriale per la riforma e la codificazione delle pensioni di guerra, era stato l’autore di un progetto relativo a questo tema composto di 123 articoli che venne riesaminato da Alfredo Rocco e che poi divenne legge nel luglio del 1923. È sempre del 1923 un volume, a cura di Romano Ruggero e Alfredo Rocco dal titolo “Le pensioni di guerra nell’ultima riforma”.
Dopo il Fascismo aveva aderito alla Repubblica Sociale e aveva seguito Mussolini fino alla fine, fino a quel 28 aprile. Nel corso del suo mandato da Ministro dei Lavori Pubblici, durato dal 23 settembre 1943 (all’indomani della costituzione della Repubblica di Salò) fino al 25 aprile 1945, la sua opera è stata incentrata prevalentemente, com’è facile immaginare visto che il lasso di tempo di cui parliamo è stato caratterizzato dalla guerra, nella riorganizzazione delle strutture del Paese dopo i danni bellici, nei lavori di sgombero delle macerie dei bombardamenti aerei.
Di Ruggero Romano i libri non parlano, eppure è un personaggio delle istituzioni in un’epoca decisamente importante della nostra storia. Uomo di principi, basta leggere un suo ordine di servizio del marzo 1944: “Il Direttore Generale [Ugo Puliti, ndr] con lettera a me indirizzata si dichiarava disposto a seguirmi nel trasferimento in corso presso altra sede. Aveva anzi per alcuni giorni proceduto personalmente alla coordinazione delle operazioni necessarie al trasloco. Egli si è reso irreperibile. La latitanza può essere  un espediente sia pure deplorevolissimo di gente umile a cui manchi il senso della dignità e dell’onore, ma compiuta da un Direttore Generale, mobilitato civile in tempo di guerra, è un crimine che va oltre ogni sanzione disciplinare o penale”. Luigi Bolla, funzionario diplomatico che nel luglio del 1944 si mise a disposizione della Rsi “per un sentimento di onore, per aiutare la nostra gente e salvare le nostre cose”, scrisse di Romani nel suo “Perché a Salò” definendolo “un probo e mite professore che amava improvvisare distici latini”.
Suo figlio pare sia stato ospitato, nei giorni di fine aprile 1945, mentre imperversava la “caccia al fascista” andando a falciare anche chi fascista non era più di tanto, dai Frati minori di Musso. Lo riferisce don Enea Mainetti, prevosto di Musso, nel suo memoriale: “Mi si presenta un altro signore con un giovanetto, che mi dichiara essere suo figlio. Egli è il Ministro Romano che temendo una triste sorte mi raccomanda di prendere sotto la mia protezione e di ospitare in casa mia il figlio. Acconsento dando la mia parola per quanto desiderava”. L’Osservatore Romano precisa che “dopo i fatti del 28 aprile 1945, don Mainetti considerando la sua abitazione un luogo non sicuro, il 1 maggio successivo decise di chiedere ai frati minori di Dongo di ospitare per alcuni giorni Costantino Romano. E continua, riferendo ciò che scrisse quel giorno il cronista del convento: “Questa mattina il Rev.mo Prevosto di Musso Don Mainetti e l’Egr. Comandante del Settore Sig. Francesco, hanno pregato di volere accettare, per un periodo indeterminato di tempo, a titolo di protezione, il giovinetto sedicenne Costantino Romano. Figlio del Ministro Romano Ruggero, qui arrestato insieme con l’autocolonna armata di protezione del Duce e suoi Ministri il 27 e poi con gli altri passato per le armi il 28 aprile u.s. Il giovinetto è studente del 3° corso liceale, di squisita educazione civile e anche religiosa”.
Un uomo, Ruggero Romano, che non aveva alcuna colpa, che anzi aveva dato qualcosa di importante all’Italia, e che si ritrovò fucilato alle spalle dopo una rapida benedizione da parte del padre francescano Accursio Ferrari, e lasciato alla barbarie e all’ingratitudine cieca e folle degli uomini sul freddo marmo di piazzale Loreto.
 
 
 
Art. Di Emma Moriconi.

Nessun commento:

Posta un commento

Commenti dai camerati.