mercoledì 21 maggio 2014

Sfilate armate, vandalismo, aggressioni al bar: basta definirsi antifascisti per l’impunità?

Caro direttore,
http://www.ilmattinodiparma.it

sabato pomeriggio mi sono recato nella sede di Casa Pound, nel quartiere montanara, dove si teneva un incontro sul tema “casa” . Nell’occasione i giovani attivisti del movimento raccoglievano sottoscrizioni a sostegno dell’inserimento del criterio di cittadinanza nella formazione delle graduatorie utili all’assegnazione degli alloggi popolari, in modo da privilegiare, a parità di punteggio, i cittadini italiani rispetto agli stranieri. Lo facevano sostenendo una tesi sulla quale convergono diverse formazioni politiche, che trova largo consenso nella società, che non è mossa da un vaneggiato quanto odioso sentimento razzista, ma che risponde semplicemente a un principio, oggi evidentemente considerato eretico, di equità sociale coniugato con amor patrio (declinazione dell’ amor proprio). Questo almeno secondo i suoi sostenitori, perché non mi interessa, in questa sede, entrare più di tanto nel merito. Da subito mi è sembrato spropositato lo spiegamento di forze di polizia, di agenti in assetto da guerriglia e uomini in borghese che piantonavano l’isolato. Io, in via Jacchia, ho trovato solo giovani dalle belle facce pulite che, tra un tramezzino e una fetta di salame, si preoccupavano e si occupavano dell’Italia e di uno dei suoi tanti problemi. Facevano insomma “la politica”, quella vera: alla luce del sole, delle opinioni e delle idee. Come democrazia vorrebbe. Girato l’angolo, mi sono poi imbattuto nel corteo cosiddetto antifascista che, autorizzato dalla Questura, stava sfilando a poche decine di metri, dopo avere devastato e imbrattato la sede del PD di via Montanara. Il mio stupore non è stato tanto mosso dal vecchio e superato armamentario di slogan e simboli di una sinistra tanto estrema e aggressiva quanto esigua di forze e anacronistica; quello che mi ha spinto a scriverle, unito all’aggressione dell’altro giorno del giovane militante di Casa Pound in piazzale Bertozzi, è stata la meraviglia di vedere alcuni manifestanti sfilare, scortati da agenti di polizia, con il casco allacciato in vita e la mazza da baseball in pugno. Mi chiedo, le chiedo, e per suo tramite chiedo alle autorità di ogni grado e livello: come è possibile tollerare una situazione del genere? Come è possibile giustificare, assolvere, coccolare, sopportare sempre passivamente una frangia violenta che si pone fuori dalla legalità? Che sia gente che occupi abusivamente una proprietà pubblica o privata, che sfili armata per le strade, che imbratti i muri, che compia atti di vandalismo nella sede di un partito oppure che aggredisca vigliaccamente un giovane davanti al bar? O basta sventolar bandiera rossa e definirsi antifascisti, a 70 anni dalla fine del fascismo, per garantirsi l’impunità, infrangere la legge e godere di una qualche indulgenza?

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