lunedì 12 maggio 2014

All’asta l’armadio in cui fu riposto il corpo del Duce

Dal prossimo 15 maggio su e-bay il triste cimelio in cui riposarono i resti mortali di Mussolini per undici anni

Un cimelio triste, quello che dal prossimo 15 maggio sarà messo all’asta su e-bay. Si tratta di un semplice armadio, eppure è un pezzo di storia perché al suo interno, per undici anni, è stato conservato il corpo di Benito Mussolini. Dopo l’assassinio a Bonzanigo del 28 aprile 1945 e lo scempio di piazzale Loreto, infatti, le spoglie mortali del Duce vennero seppellite in una tomba anonima nel cimitero di Musocco a Milano. Da lì Domenico Leccisi, nella notte tra il 22 e il 23 aprile 1946, insieme ad altri suoi camerati, aveva voluto disseppellirlo: “Non potevo lasciarlo solo” aveva detto, e lo aveva portato via con sé, lasciando nella nuda terra un messaggio, “Finalmente, o Duce, ti abbiamo con noi. Ti circonderemo di rose, ma il profumo delle tue virtù supera quello delle rose”.
Dopo varie vicissitudini il corpo venne consegnato ai Frati Cappuccini di Cerro Maggiore, vicino Legnano. Solo nel 1957 Leccisi riuscì nel suo intento: quello di far riposare quei poveri resti nella tomba di famiglia al cimitero di San Cassiano a Predappio. Ci riuscì perché da deputato offrì il suo voto, determinante, al governo Dc presieduto da Adone Zoli (predappiese anche lui) in cambio di una promessa: che i resti del Duce venissero finalmente riportati nel luogo giusto, la cripta di San Cassiano. Il 31 agosto 1957, così, una marea di gente si accalcò nel piazzale del cimitero di Predappio, in attesa del ritorno a casa della salma del Duce. Negli undici lunghi anni che separano questo giorno da quell’aprile del ’46 in cui Leccisi trafugò l’amata salma, il corpo del Duce era rimasto rinchiuso in questo armadio, ora nella disponibilità del negozio di Busto Arsizio “lovendoperte.it”, che lo ha avuto da una famiglia legnanese. La base d’asta – online - è di 5.000 euro e per avere tutte le informazioni del caso ci si può rivolgere a  Daniele Luoni, responsabile del negozio. L’oggetto possiede, a quanto si apprende, i certificati e i documenti che ne attestano l’autenticità.
 
Art. D i Emma Moriconi.
 

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