mercoledì 23 luglio 2014

Ipocrisia e corruzione.


Foglio informativo di Liberazione Nazionale
Periodico politico e culturale degli Uomini Liberi .

Siamo sconvolti dalla corruzione che dilaga, che fa crescere la rabbia delle persone che quotidianamente compiono il proprio dovere. Qualcuno pensava che questo fenomeno poteva essere cancellato con le grandi inchieste giudiziarie, con libri inchiesta che hanno fatto solo la loro fortuna editoriale, con film e trasmissioni televisive che hanno fatto solo ascolto. Non si sconfigge con le chiacchiere un fenomeno che esiste sin dalla nascita della repubblica italiana, fenomeno ripreso perché esistente dall’unità d’Italia al 1922. Questo non significa che tentativi di corruzione non sono emersi durante il ventennio, ma venivano stroncati sul nascere, presi seri provvedimenti,
garantita la pena e l’interdizione a vita senza nessun bisogno che l’interdizione facesse parte della eventuale sentenza. I fatti conosciuti, venivano denunciati dal capo del governo. Oggi viviamo nella corruzione più completa e i fatti, la cronaca di ogni giorno, fanno emergere questo cancro italiano. Non ci interessano gli scandali europei ed internazionali, dobbiamo pensare ai nostri che sono tanti. Forse la corruzione nasce con alcuni uomini, è una malattia che invade il corpo con il potere, è la dipendenza al dio denaro, al facile arricchimento per una sedicente vite felice ed agiata. Abbiamo avuto di tutto nell’arco di 69anni di sedicente democrazia, non esiste un solo anno politico che non ha visto nascere uno scandalo di varie dimensioni.  Capisco che governare è difficile, criticare è facile, fare opposizione un mestiere per pochi capaci.
Qualcosa va fatto, perché potremmo essere una fra le prime nazioni al mondo per benessere e tranquillità se si rubasse molto meno a seconda delle fasce interessate e se si sfruttassero al meglio le risorse naturali che il Signore ci ha donato.  Parliamo dunque di una corruzione che non è soltanto politica ma anche imprenditoriale, così come la cronaca giudiziaria insegna. Abbiamo avuto imprenditori ritenuti angeli del paradiso, che guardavano e giudicavano chi li circondava, che esibivano la loro ricchezza e il loro tenore di vita,  poi le inchieste, le condanne, il carcere. In questa rete sono cadute tutte le alte fasce sociali, chi governava e comandava, chi avrebbe dovuto controllare e chi doveva giudicare. Praticamente politici, istituzioni, militari, polizie, giudici. Non si salva praticamente nessuno.
Cosa fare.
Intanto pene certe per tutti, carcere da fare a completamento dell’intera condanna, interdizioni automatiche dai pubblici uffici, nessuna condanne esemplare, nessuna legge speciale, applicazione di quanto abbondantemente esistente. Blocco rigido delle norme, nessuna possibilità o esistenza di prescrizione, ritardo di comunicazioni giudiziarie e quant’altro per aggirare l’ostacolo e baipassare la legge. Pertanto obbligo di una magistratura arbitra, non politicizzata, non sindacalizzata, cui sia vietato parlare delle inchieste e di fare spettacolo con le forze dell’ordine in Tv e sui giornali. Nessun bavaglio alla informazione, ma più cura, cautela, presunzione totale sino alla sentenza finale. Prudenza, tanta prudenza. Notizia, fatti concreti e non liberi commenti a seconda dell’appartenenza partitica.
Pensate ad alcuni processi che si svolgono in più tribunali per lo stesso argomento, ebbene, nessuna sentenza uguale, identica, ma provvedimenti diversi. Un esempio fuori tema che da però un senso pratico alle parole dette. Una causa di lavoro, un ricorso per il riconoscimento della esposizione all’amianto di lavoratori che operavano nella stessa società avente vari stabilimenti produttivi in Italia e che facevano lo stesso identico tipo di lavorazione. Inoltre è da dire che tutti i lavoratori, erano esposti all’amianto allo stesso modo. Ebbene, per esempio a Pistoia i giudici la vedono in un modo, a Palermo, a Reggio di Calabria, a Napoli e a Matera in un modo diverso per ogni sede giudiziaria. Ad aggravare la situazione già discutibile, l’azione della magistratura per i dipendenti della stessa unità produttiva, per esempio Matera, che vede propri lavoratori residenti in province diverse. Le sentenze in provincia di Matera, Taranto e Bari, sono tre modi diversi di fare giustizia, amianto riconosciuto a tutti i lavoratori residenti a Matera, a scacchi ai lavoratori residenti a Taranto, niente ai lavoratori residenti a Bari.
Come è possibile. Questo è il dilemma. Questa è la nostra Italia.
Occorre meno ipocrisia. Tanta povera gente per mille e passi euro perde l’appartamento pagato sino alla penultima rata alla banca; perdono l’azienda  per una piccola multa non pagata all’erario; altri, i più deboli esposti, decidono di suicidarsi
Ce ne freghiamo di quei pochi che non possono mangiare, perché sono ancora pochi. Ma stiamo attenti a non tirare troppo la cinghia. Attenti ad una giustizia sommaria.
Abbiamo bisogno di certezze per superare il buio che ci circonda e per tentare di ritornare ad essere una grande nazione, sicura e temuta.
Insegnare la legalità a scuola, questo un primo passo per parlare anche all’interno delle famiglie. Qualcuno ha detto che iniziare nella scuola significa dare un antidoto ai ragazzi, agli uomini di domani. Proviamo a fare più lezioni di vita o a riportare un insegnamento come materia a parte, che somigli alla educazione civica.
Nella pratica, clausole che esplicitamente, senza interpretazioni prevedano espressamente protocolli di legalità per quanto riguarda la concussione e la corruzione.

 

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