sabato 31 maggio 2014

LA VERGOGNA DEL CANAPISA


Il Fronte Nazionale Pisa denuncia per l'ennessima volta lo “scempio” della nostra bella e storica città da parte di quella ridicola e pericolosa manifestazione chiamata “CANAPISA” che, con la complicità delle autorità cittadine, costringe i nostri concittadini a subire le più drammatiche conseguenze di un liberismo nemico della decenza e della morale. La diffusione dilagante del consumo di droga tra i giovani è il frutto dello sfascio e della degenerazione della societá moderna, sfascio che ha come punto di origine la cultura del "vietato vietare" ed il trionfo del pensiero debole. Non ci stupisce che gli organi del partito unico europeista (destra-sinistra) consentano una manifestazione a favore del consumo di stupefacenti, dato che tale consumo è perfettamente funzionale al progetto di dominio delle masse e di annullamento della volontà di azione dei giovani, evitando in tal modo che le energie più sane si impegnino in una battaglia per difendere la Nazione dall'aggressione delle centrali finanziarie internazionali. Per questo il Fronte Nazionale si oppone fermamente alla liberalizzazione delle droghe e ad ogni degenerazione morale che essa comporta, invitando la nostra amministrazione comunale a farsi un doveroso esame di coscienza.
Alessio Mattolini
Fronte nazionale Pisa
Fonte
http://latrinceapisa.blogspot.it 


 

Sindaco Parigi accusa governo italiano: “Basta clandestini”

E’ talmente forte l’emergenza sbarchi, da preoccupare anche i sindaci delle grandi città europee che si trovano a gestire continui flussi di africani sbarcati in Italia dagli scafisti della Marina.

Per il neo sindaco di Parigi, Anne Hidalgo – socialista – all’emergenza sbarchi sulle coste italiane “deve arrivare una soluzione dall’Europa”.
La Hidalgo ha annunciato che a ottobre parteciperà a un summit con gli altri sindaci delle capitali europee durante il quale verrà affrontata anche la questione dei clandestini in Italia.
“Non possiamo dire che non vediamo problema, perché tale problema esiste, quindi dobbiamo affrontarlo e reagire”, ha spiegato.

Ditelo al moltiplicatore di schede elettorali Renzi.
Fonte.
http://voxnews.info  

 

1992-2012 - "Guerra Finanziaria" all'Italia (con commento di Paolo Barnard)



video assolutamente da vedere!

ALMIRANTE e LE PEN: Insieme per l'EURO-DESTRA




jean-Marie Le Pen (Front National) partecipa ad un comizio di Giorgio Almirante (Movimento Sociale Italiano)

 

Européennes 2014 - Déclaration de Marine Le Pen - FN 25%



Duplex del quartier generale del partito a Nanterre, trovate di seguito l'intervento di Marine Le Pen, Presidente del fronte nazionale, nei media mainstream la sera i risultati delle elezioni europee che pone il FN come il primo partito in Francia con 25% davanti la Disgregazione!


I francesi già possono contare su circa 25 francese FN i deputati al Parlamento europeo per difendere gli interessi della Francia e i francesi prima!

 

Uno stile di vita fra presente e futuro. La nostra intervista ad Alain de Benoist

di Francesco Marotta - 28/05/2014
Fonte.
http://www.ariannaeditrice.it


Una voce fuori dal coro può stimolare la facoltà di percepire tutto quello che avviene, escludendo le regole e i condizionamenti a cui siamo sottoposti quotidianamente. Superare i presentimenti e la conformità di giudizio, formatisi grazie alle astuzie e ai mezzi di cui godono alcuni “specialisti” dell’informazione, non è una prassi. Segni di una delle regole adottate dalle società che consentono, senza opporre freni, un giudizio altrui. Dalla politica alle ultime elezioni europee 2014, dalla società del “benessere” occidentale alle forme di proteste di piazza, dalla crisi ucraina all’operato dell’UE, sino ai colpevoli del furto dell’ago della meridiana europea (del senno), abbiamo deciso di porre alcune domande ad Alain de Benoist. Augurandoci che la crepa formatasi nel muro dell’identità delle genti d’Europa, delle comunità scompaginate dalle logiche mercantili della mondializzazione, dell’individualità collettiva, possa essere risanata per gettare le basi di un ritrovato stile, unico nel suo genere, fondamentale per la rinascita dei popoli europei. Logicamente, passando per le priorità di tutti gli stati che la compongono, in una visione indifferente alle tendenze ideologiche.

Sono appena terminate le elezioni europee e i partiti euroscettici hanno fatto il pieno di voti. Dall’Austria alle Fiandre, dalla Grecia all’Inghilterra, contando anche le forze indipendentiste della Catalogna e del Belgio. In alcuni casi, Inghilterra in testa, sembra un voto contro l’Europa e non contro le politiche di Bruxelles e la burocrazia di Strasburgo?
Le ultime elezioni europee hanno registrato una straordinaria crescita dei partiti populisti, tanto che sono arrivati in testa in tre paesi: la Francia, l’Inghilterra e la Danimarca. Fra questi partiti ci sono delle somiglianze ma anche numerose differenze. Per quanto riguarda, infatti, i voti a favore del’ UKIP, sono chiaramente diretti contro la politica di Bruxelles, ma contengono anche un aspetto complementare che si può spiegare con la dimensione geopolitica: l’Inghilterra è un’isola che non fa parte del continente europeo. E questo aspetto rende l’euroscetticismo anglosassone molto più radicale rispetto a quello espresso dai movimenti dello stesso tipo negli altri paesi europei.  Si potrebbe parlare di un euroscetticismo insulare.
 In questi ultimi anni abbiamo assistito a tante interpretazioni su cosa è diventata l’Europa di oggi. Alcune forze partitiche e di movimento, come il Front National francese, puntano dirette all’uscita dall’Eurozona. Cosa ne pensa ?
Il Front national é un partito ostile, non solo all’Unione Europea ma anche all’idea generale di un’Europa politicamente unita. Personalmente non condivido questo punto di vista. Sono molto critico rispetto agli attuali orientamenti dell’Unione Europea, ma le mie critiche non sono rivolte ad una questione « nazionale» o « sovranista ». Credo che si debba instaurare la sovranità a livello sovranazionale europeo. Il problema è che oggi, la sovranità (politica, economica, finanziaria, fiscale, etc.) che è stata tolta agli stati nazionali è sparita senza essere né restituita né riaffermata con forza e a un livello superiore. In altre parole, le sovranità nazionali spariscono, ma la sovranità dell’Unione Europea non riesce a emergere. Il motivo per il quale non emerge è riconducibile al fatto che l’Unione Europea è diventata un grande corpo malato, impotente, paralizzato, incurante di farsi forza della sua identità, né tanto meno della possibilità di costituirsi come potenza autonoma e che anzi conferma ogni giorno i suoi orientamenti atlantisti, liberali e libero scambisti. Di fronte a questo scenario, la tentazione è forte di un ripiegamento sugli Stati-nazione. Ma quest’ultimi stanno vivendo una crisi senza precedenti, di cui avevamo avuto già i primi segni negli anni 1930. Gli Stati-nazione francamente non sono più in grado di affrontare le sfide che si presentano a livello mondiale, a cominciare dal controllo del sistema finanziario. Da dove viene il senso d’inquietudine attuale: il ritorno al passato non porta a nulla mentre il futuro sembra totalmente bloccato. La stessa cosa vale per l’euro. Ritengo che l’istituzione di una moneta comune sia stata una buona idea, ma le modalità di questa introduzione sono state deplorevoli. Su richiesta della Germania, il valore dell’euro è stato fissato troppo alto e questo motivo l’ha reso inutilizzabile dai paesi del Sud. Detto ciò, l’euro non è l’unico responsabile dei problemi attuali : la Gran Bretagna che non appartiene alla zona euro non si trova in una situazione migliore rispetto ai paesi che ne fanno parte. Un ritorno alla moneta nazionale comporta, d’altronde, dei rischi, in particolare d’inflazione e di un incremento del debito pubblico (quest’ultimo se restasse redatto in euro). Una svalutazione globale dell’euro presenterebbe una prospettiva più che soddisfacente. Ad ogni modo, anche se la moneta unica dovesse sparire, occorrerebbe mantenere una moneta comune per gli scambi con i paesi non appartenenti all’Unione Europea. La scomparsa dell’euro non ci farebbe comunque, uscire dal sistema capitalistico!
La dipendenza individuale della politica, vive di esaltazione e di brand. Non crede che la poca informazione non chiara e l’assenza di contenuti, offerti come slogan, sia in realtà espressione di una classe borghese che segue solo un fine in particolare ?
L’assenza di contenuti della politica attuale deriva innanzi tutto dal prodigioso ricentraggio politico (partiti politici) al quale abbiamo assistito negli ultimi decenni. Questo ricentraggio (regressione), che ha reso indiscernibili le politiche di « destra » e di «sinistra», è una delle cause profonde del fossato che si è scavato tra la classe politica e il popolo. L’imborghesimento dei partiti di sinistra spiega peraltro l’adesione al sistema del mercato: il partito comunista è diventato socialdemocratico, il partito socialista è divenuto social-liberale. Parallelamente, gli strati superiori della borghesia si sono raggruppati in una nuova classe sociale (capitalistica) transnazionale che ha per patria il luogo dove poter trarre i maggiori benefici.
La società del “benessere” occidentale vive seguendo i miti della produttività e della crescita. Ci sono stati cambiamenti importanti. E’ finita l’era delle grandi proteste di piazza che abbiamo visto in tutta Europa ? Oppure, si sono trasformate in manifestazioni di semplice malcontento ?
Le grandi proteste del mondo occidentale, alle quali Lei fa riferimento sono caratteristiche peculiari della modernità. Andavano di pari passo con l’impegno politico e sindacale di tipo « sacerdotale », che durava tutta la vita insieme all’elaborazione di grandi progetti collettivi sull’onda della mobilitazione. La post-modernità ha astratto un altro modello. L’accelerazione sociale ha messo in disparte la dimensione storica a favore del « presentismo». La crescita dell’individualismo che ha generato il tipo antropologico narcisista e immaturo, ha reso impossibile la crescita di grandi progetti collettivi. Tutto ciò che era stabile e duraturo è stato sostituito dai cambiamenti all’interno di una « società liquida » (Zygmunt Bauman), dove si vive per l’effimero e il futile. Le manifestazioni di protesta e di malcontento non sono null’altro che episodi tempestivi senza uno sviluppo politico a lungo termine. Si potrebbe dire che l’implosione é subentrata all’esplosione. Parallelamente, la società del benessere non ha cessato in effetti di credere alle virtù di una crescita e di uno sviluppo permanenti, senza realizzare che una crescita infinita dei consumi materiali è impossibile in un sistema a risorse finite (il nostro pianeta è uno spazio finito). Si pensava dianzi che le risorse naturali fossero gratuite e inesauribili; oggi sappiamo che non è così. Il fabbisogno energetico é in continuo aumento, mentre le riserve petrolifere vanno esaurendosi. Tutto questo può solo finire in un modo più o meno catastrofico. Gli alberi non possono crescere fino al cielo e gli orientamenti attuali non possono protrarsi in maniera esponenziale.
Cosa ne pensa delle nuove spinte populiste europee come nel caso del Movimento 5 Stelle guidato da Beppe Grillo in Italia ?
La parola « populismo » é un « guazzabuglio » utilizzata oggigiorno con una valenza spesso peggiorativa, per indicare tutta una serie di nuovi movimenti politici e sociali che si atteggiano a ultima risorsa per quei cittadini delusi dall’inefficienza dei grandi partiti politici classici. L’errore è supporre che tutti questi movimenti populisti abbiano una stessa natura. E’ sufficiente confrontarli tra loro per rendersi conto che é falso. Il Front National, per esempio, ha un programma economico e sociale nettamente orientato « a sinistra », mentre la maggior parte degli altri partiti populisti europei sono chiaramente liberali. Il FN è anche molto ostile alla NATO e agli Stati Uniti, mentre numerose formazioni populiste sono nettamente « atlantiste ». In conclusione, il FN professa un giacobinismo marcato che lo porta a condannare tutte le forme di regionalismo e di « comunitarismo », mentre le Vlaams Belang, nelle Fiandre, e la Lega Nord, in Italia, si collocano su posizioni opposte. Per comprendere questa differenza di orientamenti, bisogna iniziare ad ammettere che il populismo non è un’ideologia ma uno stile, e che tale stile si può coniugare con quasi tutte le ideologie possibili. Non sono abbastanza informato sul Movimento 5 Stelle per poter esprimere un giudizio definitivo. Preferisco considerarlo come un sintomo, tra i tanti, della stanchezza della classe dirigente e del crescente malcontento popolare suscitato dai « grandi partiti del governo». E’ evidente con Beppe Grillo, come il populismo possa cadere nella demagogia che gli rimproverano i suoi avversari, ma ciò nonostante è vero che lui consente a molte persone di esprimersi in maniera diretta. Quanto alla demagogia, sarebbe sbagliato farne un esclusivo appannaggio dei movimenti populisti: la demagogia delle « élites » non è da meno !
Duemilatrecento anni fa la Commedia Nuova greca colpiva il centro. Molte delle sue figure importanti, pensavano che i prestiti trasformano i liberi in schiavi. Pare proprio che non si possa vivere senza prestiti illimitati. Chi ha portato via l’ago della meridiana dei popoli europei ?
 L’indebitamento pubblico è il risultato diretto, non solo dei deficit che si sono accumulati un po’ ovunque nel corso degli anni, ma anche della crisi finanziaria che ha avuto inizio nel 2008 negli Stati Uniti, e che oggi è ancora molto lontana dalla sua fine. Per salvare le banche e i fondi d’investimento dal fallimento, gli Stati dopo essersi privati della concessione dei prestiti dalle loro banche centrali, si sono indebitati con i mercati finanziari, che stabiliscono i loro tassi d’interesse in funzione della buona volontà da parte degli Stati medesimi di soddisfare le loro esigenze. E’ per questo motivo che sono state adottate delle politiche di austerità in tutta l’Europa, per risanare in teoria la situazione. Questo può portare solo al fallimento. L’austerità diminuisce il potere d’acquisto, di conseguenza diminuisce la domanda, il consumo e dunque la produzione. Il calo della produzione si manifesta con dei piani di licenziamento, un aumento delle delocalizzazioni e un aumento della disoccupazione. In fin dei conti, diminuiscono le entrate tributarie. Per pagare gli interessi sui loro debiti, gli Stati devono chiedere in prestito sempre più, denaro, e ciò aumenta automaticamente l’entità del debito e degli interessi. In Francia, ad esempio, lo Stato deve pagare 50 miliardi di euro l’anno per rimborsare gli interessi del debito pubblico (è ormai la voce di bilancio più onerosa dello Stato insieme a quella della pubblica istruzione). Questo significa un prestito di 800 milioni di euro al giorno! E’ evidente che ci troviamo di fronte ad un circolo vizioso sottoposto al rischio di usura, che non potrà durare in eterno.
Werner Sombart pensava che «Le grandi città si sviluppano intensamente, poiché sono residenza del più consistente nucleo di consumatori». Dalle grandi cattedrali metropolitane, simboli e nascita del sistema economico moderno, è possibile rimettere in moto la vitalità dei popoli che necessitano di autonomia, spingendoli dal basso per una giusta visione europea ? Confederale o federale ?
 Da qualche anno, oltre la metà degli abitanti del pianeta vive in grandi aree urbane, che sono in effetti il cuore del sistema consumistico. Ma anche le persone che vivono nelle grandi metropoli sono state colpite dalla crisi, vittime del basso potere d’acquisto etc. Le classi popolari si riversano nelle periferie, mentre per la prima volta, le classi medie impoverite dalla crisi, temono fortemente il declassamento. La sorte di entrambe non si distingue più nettamente da quella del resto della popolazione. La « vitalità dei popoli » può essere ritrovata solo a condizione di uscire definitivamente dal sistema denaro che domina non solo gli Stati e la vita quotidiana degli individui, ma anche lo spirito di ciascuno. Si tratta di uscire dal regno della quantità ,in altre parole « decolonizzare » l’immaginario simbolico (Serge Latouche), ponendo fine al dominio dei valore di mercato, al primato del valore di scambio sul valore d’uso, ma anche diminuendo l’influenza politica in materia di finanza ed economia. Credo che questo sia possibile solo a condizione che l’Europa diventi una vera potenza sovrana, che riesca ad affermarsi come un crogiolo originale e autonomo di culture e di civiltà, e a essere un polo di regolazione in un mondo ridivenuto multipolare. Questa Europa, a mio parere, dovrebbe essere costruita su una base di tipo federale. Ma oggi ne siamo ancora lontani!
Non potevano non chiedere un suo parere sulla crisi in UcrainaCome valuta l’operato dell’Unione Europea ?
Nella questione ucraina, l’Unione europea ha dimostrato ancora una volta di essere incapace di fare sentire la propria voce come una potenza indipendente dagli Stati Uniti d’America. I leader europei si sono accontentati di rilanciare gli anatemi lanciati dagli Americani contro la Russia di Vladimir Poutine, senza neanche realizzare che le sanzioni contro Mosca alle quali si sono adeguati rischiano gravemente di rivoltarsi contro di loro. L’Europa in effetti ha molto più da perdere che da guadagnare in un braccio di ferro con la Russia, che è oggi la sola grande potenza mondiale insieme alla Cina capace di affrontare sul serio la concorrenza con la superpotenza americana. L’Europa occidentale e la Russia sono complementari sotto numerosi punti di vista, in particolare sul piano tecnologico e energetico. Gli Americani, che sono ben consapevoli della posta in gioco, si sforzano di far passare nel campo « occidentale » gli ex-paesi del blocco dell’Est con il solo scopo di accerchiare la Russia e di limitare la sua sfera di influenza. E’ deplorevole che gli europei accettino di prendere parte a questo progetto nefasto.
Le elezioni europee 2014 hanno “tolto” il sonno anche a lei ?
Vent’anni fa, l’Europa era considerata la soluzione di tutti i problemi. Oggi rappresenta un ulteriore problema che rende assai più grave gli altri. Secondo l’opinione comune, le elezioni europee del 2014 dovrebbero mostrare l’entità del grado di sfiducia dei cittadini verso l’Unione Europea. Di nuovo, un sintomo del malfunzionamento del sistema in atto. Mi spiace solo che gli avversari dell’Unione Europea non vedano come questo spesso screditi l’Europa ancor più che essere una minaccia per gli Stati nazionali.

venerdì 30 maggio 2014

LA DESTRA ITALIANA E’ IN VIA DI MARGINALIZZAZIONE ? NO ! DI AUTOMARGINALIZZAZIONE.

Dal camerata
Marco Affatigato.

Ciò in cui non sono riusciti i “compagni” , che volevano vedere scomparire la destra (intesa come fascismo) dall’Italia, ci sono riusciti i dirigenti della Destra stessa. Una destra parlamentare che con il MSI di Giorgio Almirante aveva raggiunto il 22% dell’elettorato italiano (per poi scendere al 19% con Alleanz...a Nazionale di Gianfranco Fini); una destra extraparlamentare che , nelle sue varie anime, fino agli anni ’80 poteva contare sul 4% della popolazione italiana….oggi non ha rappresentazione ! E questo grazie al fatto che negli ultimi dieci anni ha vissuto, quella parlamentare, sotto la dominazione “culturale” e “politica” del simbolo fatto uomo: Berlusconi e quella extraparlamentare sotto la dominazione dei loro dirigenti che hanno anteposto il proprio ego, il proprio gusto del “potere” dirigenziale alla Idea, indebolendo sempre più l’area di Destra. Questo è ormai un fatto ! un’evidenza ! Per parafrasare Pier Paolo Pasolini (che lo diceva per la sinistra) : la destra si masturbava con solo parlare di cambiamento e rivoluzione nazionale, mentre i suoi dirigenti ogni giorno che passavano la portavano al declino, alla automarginalizzazione finanche ad entrare nelle liste locali del “Popolo delle Libertà” , prima e poi in “Forza Italia” – certo come indipendenti (?) - o invitare i propri militanti a votare Lega Nord, perché l’unica lista “più vicina” e quindi dare forza al “secessionismo” (primo punto del loro programma) .
Non c’è quindi da meravigliarsi se oggi è scomparsa dalla compagine non solo elettorale ma anche culturale, sociale e politica tout-court.
Ma il fatto politicamente marcante è che i dirigenti dell’area da me raggiunti con messaggi personali in questi ultimi tre giorni , per spingerli verso un sussulto d’orgoglio attraverso l’unificazione, preferiscano rimanere “disuniti” portando avanti ognuno il proprio progetto. Con il rischio non solo di vedere per molto tempo ancora tutta la destra marginalizzata (causa la loro incapacità di rinunciare al proprio simbolo, alla propria presidenza, alla propria segreteria per cederli ad un “Comitato della Destra Italiana”) ma di vederla morire, ridotta a “cene di ricordo” come già viene fatto anziché a lotte sociali da portare avanti e a difese identitarie e culturali. E’ possibile che la “destra italiana” sia talmente in crisi da non riuscire a dotarsi di un unico strumento politico ? Non parlo di “progetto politico” , una visione del mondo alternativa - quelli li avrebbe -, ma di strumento giuridico: una sigla unica con a quale presentarsi ai cittadini ?
Certamente la destra ha vissuto momenti gravi ..ma mai come questo !
E’ urgente “riportare” all’attenzione dei cittadini il suo progetto, la sua visione del mondo, il suo modo di dare senso all’esperienze passate e a noi stessi di ricordare che per la destra, per la rivoluzione nazionale italiana molti hanno perso la vita. La destra potrebbe essere forte per portare avanti la sua visione del mondo, di un altro mondo possibile contro questo della mondializzazione. Ma il primo sforzo che deve fare è analizzare le cause della sua automarginalizzazione portandovi un rapido se non immediato rimedio. Senza rinnegarsi.


 

giovedì 29 maggio 2014

Roma: processo a 'Militia', Gianfranco Fini testimone

 

Camerata Badoglio .
 Fini il quale ha precisato che i suoi rapporti con Israele erano legati al suo ruolo istituzionale.


Roma, 28 mag. - (Adnkronos) - Breve apparizione oggi in Tribunale dell'ex presidente della Camera Gianfranco Fini chiamato a testimoniare nel processo che vede imputati un gruppo di 7 aderenti alla formazione politica 'Militia'. Tra gli accusati Maurizio Boccacci e Stefano Schiavulli. Il reato contestato è quello d'aver compiuto, attraverso una serie di azioni "la diffusione di idee sull'odio razziale ed etnico". In sostanza ai 7 estremisti di destra si contesta d'aver compiuto azioni illecite tra le quali l'esposizione di striscioni, scritte e minacce nei confronti del presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici.
Altre scritte poi prendevano di mira Fini al quale, insieme con l'ex presidente del Senato Renato Schifani e all'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, si indirizzavano insulti definendo i tre, tra l'altro, "pezzo di m... giudaiche". Poco più di 5 minuti è durata la testimonianza di Fini il quale ha precisato che i suoi rapporti con Israele erano legati al suo ruolo istituzionale. Quanto al contenuto degli scritti, l'ex presidente della Camera si è detto "indignato per la loro infamia". Il processo è stato poi aggiornato al 4 giugno prossimo.

 

I FAMIGERATI CAMERATI CHE HANNO ESPRESSO APERTAMENTE DI VOTARE LEGA .



camerati vorrei ricordare questo video. per quelli che hanno votato lega nord alle elezioni Europee.
La coerenza prima di tutto.
Lega Nord non ha nulla “a che fare” con noi.
Per non parlare dell'altro sudiciume fratelli D'Italia, forza Italia EX PDL , grillini ecc ecc.....

leggere quanto segue.
Art di Umberto Bossi di oggi 29Maggio apparso Quotidiano online L'indipendenza.

«Salvini ha fatto bene a trovare un’intesa con la Le Pen ma è un accordo transitorio». Umberto Bossi benedice l’alleanza Lega-Front National per le Europee e la partecipazione del Carroccio ad un gruppo parlamentare europeo con l’estrema destra francese ma mette in guarda dall’appiattirsi sulle «posizioni estremistiche» del partito francese. «La mia famiglia – spiega – è stata partigiana, fatta di combattenti.
 Ma non sopporto che ci etichettino come partito di destra. Siamo quanto di più lontano ci sia dalle destre nazionaliste e da qualsivoglia forma di fascismo, se ci fosse mai una svolta del genere sarei il primo a lasciare la Lega».

Umberto Bossi   29 Maggio 2014.
Questa la dichiarazione di Bossi di oggi 29 Maggio.

 

L’ASSENZA DELLA “DESTRA” ITALIANA AL PARLAMENTO EUROPEO COME A QUELLO ITALIANO E’ UNA CATASTROFE.

Una catastrofe ! E la colpa non scusabile dei segretari di tutti i partiti e movimenti che si richiamano all’area di “Destra” è di fare come “se non avessero nessuna colpa”. E’ impossibile ed impensabile che in Italia e dall’Italia non vi siano parlamentari “nazionalisti”, parlamentari di “Destra” nell’emiciclo parlamentare di Bruxelles come a quello di Roma. Lasciando quest...o compito (di rappresentare quella parte di italiani attaccata ai valori della “Destra”) ad un partito che vuole come prima cosa la distruzione dell’unità nazionale. E’ il paradosso ! Coloro che permettono l’esistenza di questa situazione hanno una responsabilità storica davanti alla Nazione e alla “Destra”. Non sono degni di definirsi “eredi” di quei valori e quell’Idea che ha creato la Nazione italiana.
Allora vi chiederete , come militanti nazionalisti, “cosa dobbiamo fare ?”
Per prima cosa : separatevi da questi “segretari” che vivono solamente per il loro ego e non per l’idea della grandezza dell’Italia. Buttateli fuori ! Avete uno strumento, qualsiasi sia il vostro partito o movimento di appartenenza: l’assemblea degli iscritti. Convocatevi a “Congresso straordinario” per richiedere , come prima mozione, la “federazione” con gli altri movimenti e partiti di “Destra”. Il “segretario” non lo convoca ?! Separatevi da lui estromettendolo. Fate un “golpe” interno visto l’incapacità di chi vi guida e nominate un “direttivo” che sia degno di rappresentarvi e di portare avanti questo primo e grande progetto : l’unità dell’area.
Allora e solamente allora anche i cittadini capiranno il “messaggio” e si diranno che finalmente a “Destra” qualcosa cambia.

Se non fate questo “golpe”, se non agite in questo modo la “Destra” rimarrà divisa ancora per molto tempo e per esaurimento delle forze ….scomparirà del tutto.

Dal camerata Marco affatigato.

Francesco Cecchin, vittima dell’”antifascismo” da 34 anni senza giustizia


ANCHE DOPO 30 ANNI NOI NON DIMENTICHIAMO.

Negli anni ’70 si poteva morire perché si indossavano i “camperos”, stivali texani di moda soprattutto tra i giovani di destra, o perché ci si trovava in un bar frequentato abitualmente da “fasci”. Si moriva per le proprie idee politiche, o anche solo per un manifesto. Francesco Cecchin è una delle troppe vittime della campagna d’odio della sinistra extraparlamentare negli anni in cui “uccidere un fascista non era reato”, come Sergio Ramelli a Milano o i fratelli Mattei a Roma. E’ soprattutto nella capitale che la guerra tra i “rossi” e i “neri” diventa una questione di egemonia territoriale, di “conquista dei quartieri”.
Francesco Cecchin era militante del Fronte della Gioventù, frequentava la sezione di via Migiurtina, la zona più rossa del cosiddetto “quartiere Africano”, ossia un piccolo avamposto di sinistra all’interno del quartiere Trieste, che invece è di destra. Il quartiere Trieste-Salario è quindi negli anni ’70 uno dei campi di battaglia più caldi di Roma: la sezione Msi di via Migiurtina appare come provocazione in una porzione di territorio che i militanti del Pci consideravano “cosa loro”, e diventa ben presto un bersaglio fino ad essere costretta a chiudere. Francesco, diciassettenne, è figlio di Antonio Cecchin, che era stato volontario in Somalia e imprigionato dagli inglesi prima di essere consegnato agli americani, venendo trasferito in cinque campi di prigionia diversi negli Usa.
La sera del 28 maggio 1979 Francesco Cecchin si trova in piazza Vescovio con altri tre ragazzi del Fronte della Gioventù. Scoppia una lite per un manifesto con alcuni militanti del Pci. I “compagni” sono molti di più, una ventina. Contro quattro. Francesco Cecchin viene minacciato ma non si fa intimidire. Qualche ora dopo gli costerà caro.
Sono le dieci di sera quando Francesco esce di casa con sua sorella di due anni più grande, Maria Carla. In piazza Vescovio bar ed edicola sono chiusi, tutto è buio. Dopo pochi minuti si avvicina una Fiat 850 bianca, con a bordo quattro persone. Si sente una voce: “E’ lui, prendetelo!”, due persone scendono e rincorrono il giovane missino, che intuisce il pericolo, scappa via e dice alla sorella di chiamare aiuto. Maria Carla Cecchin urla, cerca di seguire il fratello, ma è superata anche dagli inseguitori: le tre figure scompaiono in via Montebuono. Ed è lì che viene ritrovato il corpo di Francesco: all’altezza del civico 5, in un terrazzino situato sotto il livello del marciapiede di quasi cinque metri.
Francesco Cecchin è stato inseguito dai suoi aguzzini, ha scavalcato il cancelletto di via Montebuono 5 (dove abita un suo amico) ma è stato raggiunto e picchiato. Ha provato a difendersi con un mazzo di chiavi, ma dopo aver perso i sensi è stato buttato giù dal muretto.
Viene ritrovato con il mazzo di chiavi in una mano (una, tra le nocche, è piegata) e un pacchetto di sigarette nell’altra, perde sangue da naso e tempia, ha gli occhi gonfi, è appoggiato di schiena e con la testa sopra un lucernario.
Testimoni raccontano di aver sentito prima un vociare e poi un tonfo. La dinamica è chiara, ma la solita disinformazione militante cerca di far passare la versione che il ragazzo si sia buttato da solo da quel muretto, forse per paura.
Cecchin viene ritrovato ancora vivo, ma morirà in ospedale dopo 19 giorni di agonia: il 16 giugno 1979. Soltanto un giorno prima, i medici avevano comunicato alla famiglia un netto miglioramento delle condizioni. Davvero strano, soprattutto perché Francesco Cecchin avrebbe potuto riconoscere e denunciare i suoi aggressori.
I quali, invece, non saranno mai trovati.
In fase di indagini emergono due nomi, che hanno in comune una sigla che sarà riportata anche in un dossier preparato dal Fronte della Gioventù: S.M.
Sono Sante Moretti e Stefano Marozza. Il primo, ex pugile all’epoca quarantaseienne, durante la rissa per i manifesti in piazza Vescovio, qualche ora prima dell’aggressione, minaccia Cecchin con queste parole: “Tu stai attento. Perché se poi mi incazzo ti potresti fare male. Vi abbiamo fatto chiudere la sezione di via Migiurtina, vi faremo chiudere anche quella di via Somalia”. Il secondo è proprietario di una 850 bianca, era presente alla rissa di piazza Vescovio e sostiene di essere andato a “vedere il film “Il Vizietto” al cinema “Ariel” di Monteverde con un amico” la sera del 28 maggio. Un alibi che viene smentito: quel film non era in programmazione in quel cinema, quella sera. E pure l’amico lo smentisce.
Il 1 luglio 1979 Stefano Marozza viene arrestato per concorso in omicidio, ma il 21 novembre le perizie disposte dal pm Giorgio Santacroce rivelano che “Sul cadavere del giovane non sono state trovate lesioni riferibili con certezza a percosse e/o colluttazione”.
Dunque, secondo i tre periti Alvaro Marchiori, Gaetano Secca e Giancarlo Ronchi, non c’è nulla che possa dimostrare che Francesco Cecchin sia stato picchiato e poi gettato dal muretto contro la sua volontà.
Stefano Marozza non viene riconosciuto neppure dalla sorella di Francesco, Maria Carla Cecchin, la quale peraltro non si ricordava facce ma solo ombre, a causa del buio e dello spavento, e viene assolto con formula piena il 24 gennaio 1981.
Secondo la Corte, però, la disattenzione degli inquirenti durante le indagini avrebbe addirittura sfiorato il dolo.
Non c’è stata nessuna caduta accidentale, come gridato dagli “innocentisti”, bensì “è opinione della Corte che nel caso di specie, non di omicidio preterintenzionale si sia trattato, ma di vero e proprio omicidio volontario.” E, quanto a Stefano Marozza, pur prosciolto con formula piena “non potrà mai scrollarsi completamente di dosso i dubbi e i sospetti che aleggiano intorno alla sua persona”.
L’avvocato della famiglia Cecchin commenterà giustamente: “Con questi verdetti, di solito si motiva una condanna, non un’assoluzione”.
O, quantomeno, un’assoluzione per insufficienza di prove e non con formula piena.
Ma tant’è: 34 anni dopo sappiamo che Francesco Cecchin è stato ucciso, ma non da chi. E’ solo uno dei tanti martiri dell’”antifascismo” senza giustizia.
Francesco Mancinelli, per la sua canzone “Generazione ’78″, scriverà questi versi dedicati a Cecchin:

E Francesco che è volato sull’asfalto di un cortile con le chiavi strette in mano, strano modo per morire
Braccia tese ai funerali e un coro contro il vento “Oggi è morto un camerata ne rinascono altri cento”
E il silenzio di un’accusa che rimbalza su ogni muro
Questa volta pagheranno te lo giuro.


http://www.qelsi.it 
 

mercoledì 28 maggio 2014

Intervista a Borghezio dopo l'aggressione davanti all' Hotel del Bilderberg

 
 
 
 
13/6/2011 TRATTO DA RADIOIES - SECONDO INTERVENTO DOPO L'AGGRESSIONE DI SAINT MORITZ SUBITA DALL'EURODEPUTATO MARIO BORGHEZIO E DAL SUO COLLABORATORE MAX BASTONI.
I DUE VOLEVANO ASCOLTARE I CONTENUTI DELLA RIUNIONE DEL CLUB BILDERBERG, UN GRUPPO DI POTENTI PERSONALITA' DI TUTTO IL MONDO CHE SI RIUNISCONO PER PRENDERE DECISIONI IMPORTANTI, IN PARTICOLARE NEL CAMPO ECONOMICO E FINANZIARIO, MA ANCHE IN QUELLO POLITICO, MILITARE E CIVILE.
 
Il quotidiano online “Il Nord”, diretto dal grande Max Parisi pubblica l’elenco dei partecipanti della riunione del Bilderberg Group che si terrà a partire da domani in Danimarca. Ecco l’elenco. In rosso sono evidenziati gli invitati italiani. Sicuramente saranno accolti da molti manifestanti e difesi da poliziotti armati fino ai denti. Anche quest’anno ha assicurato la sua presenza il riconfermato Parlamentare Europeo Mario Borghezio, UNICO a contestare, come sempre. qui il video del racconto dell’aggressione che subì 2 anni fa.

BILDERBERG 2014: L’ELENCO DEI MASSONI MONDIALI (E ITALIANI) CHE PARTECIPERANNO IL 29 MAGGIO IN DANIMARCA
(29 MAGGIO-1°GIUGNO COPENHAGEN)
LA LISTA BILDERBERG 2014

CURRENT LIST OF PARTICIPANTS – STATUS 26 MAY 2014

FRA Castries, Henri de Chairman and CEO, AXA Group
DEU Achleitner, Paul M. Chairman of the Supervisory Board, Deutsche Bank AG
DEU Ackermann, Josef Former CEO, Deutsche Bank AG
GBR Agius, Marcus Non-Executive Chairman, PA Consulting Group
FIN Alahuhta, Matti Member of the Board, KONE; Chairman, Aalto University Foundation
GBR Alexander, Helen Chairman, UBM plc
USA Alexander, Keith B. Former Commander, U.S. Cyber Command; Former Director, National Security Agency
USA Altman, Roger C. Executive Chairman, Evercore
FIN Apunen, Matti Director, Finnish Business and Policy Forum EVA
DEU Asmussen, Jörg State Secretary of Labour and Social Affairs
HUN Bajnai, Gordon Former Prime Minister; Party Leader, Together 2014
GBR Balls, Edward M. Shadow Chancellor of the Exchequer
PRT Balsemão, Francisco Pinto Chairman, Impresa SGPS
FRA Baroin, François Member of Parliament (UMP); Mayor of Troyes
FRA Baverez, Nicolas Partner, Gibson, Dunn & Crutcher LLP
USA Berggruen, Nicolas Chairman, Berggruen Institute on Governance
ITA Bernabè, Franco Chairman, FB Group SRL
DNK Besenbacher, Flemming Chairman, The Carlsberg Group
NLD Beurden, Ben van CEO, Royal Dutch Shell plc
SWE Bildt, Carl Minister for Foreign Affairs
NOR Brandtzæg, Svein Richard President and CEO, Norsk Hydro ASA
INT Breedlove, Philip M. Supreme Allied Commander Europe
AUT Bronner, Oscar Publisher, Der STANDARD Verlagsgesellschaft m.b.H.
SWE Buskhe, Håkan President and CEO, Saab AB
TUR Çandar, Cengiz Senior Columnist, Al Monitor and Radikal
ESP Cebrián, Juan Luis Executive Chairman, Grupo PRISA
FRA Chalendar, Pierre-André de Chairman and CEO, Saint-Gobain
CAN Clark, W. Edmund Group President and CEO, TD Bank Group
INT Coeuré, Benoît Member of the Executive Board, European Central Bank
IRL Coveney, Simon Minister for Agriculture, Food and the Marine
GBR Cowper-Coles, Sherard Senior Adviser to the Group Chairman and Group CEO, HSBC Holdings plc
BEL Davignon, Etienne Minister of State
USA Donilon, Thomas E. Senior Partner, O’Melveny and Myers; Former U.S. National Security Advisor
DEU Döpfner, Mathias CEO, Axel Springer SE
GBR Dudley, Robert Group Chief Executive, BP plc
FIN Ehrnrooth, Henrik Chairman, Caverion Corporation, Otava and Pöyry PLC
ITA Elkann, John Chairman, Fiat S.p.A.
DEU Enders, Thomas CEO, Airbus Group
DNK Federspiel, Ulrik Executive Vice President, Haldor Topsøe A/S
USA Feldstein, Martin S. Professor of Economics, Harvard University; President Emeritus, NBER
CAN Ferguson, Brian President and CEO, Cenovus Energy Inc.
GBR Flint, Douglas J. Group Chairman, HSBC Holdings plc
ESP García-Margallo, José Manuel Minister of Foreign Affairs and Cooperation
USA Gfoeller, Michael Independent Consultant
TUR Göle, Nilüfer Professor of Sociology, École des Hautes Études en Sciences Sociales
USA Greenberg, Evan G. Chairman and CEO, ACE Group
GBR Greening, Justine Secretary of State for International Development
NLD Halberstadt, Victor Professor of Economics, Leiden University
USA Hockfield, Susan President Emerita, Massachusetts Institute of Technology
NOR Høegh, Leif O. Chairman, Höegh Autoliners AS
NOR Høegh, Westye Senior Advisor, Höegh Autoliners AS
USA Hoffman, Reid Co-Founder and Executive Chairman, LinkedIn
CHN Huang, Yiping Professor of Economics, National School of Development, Peking University
USA Jackson, Shirley Ann President, Rensselaer Polytechnic Institute
USA Jacobs, Kenneth M. Chairman and CEO, Lazard
USA Johnson, James A. Chairman, Johnson Capital Partners
USA Karp, Alex CEO, Palantir Technologies
USA Katz, Bruce J. Vice President and Co-Director, Metropolitan Policy Program, The Brookings Institution
CAN Kenney, Jason T. Minister of Employment and Social Development
GBR Kerr, John Deputy Chairman, Scottish Power
USA Kissinger, Henry A. Chairman, Kissinger Associates, Inc.
USA Kleinfeld, Klaus Chairman and CEO, Alcoa
TUR Koç, Mustafa Chairman, Koç Holding A.S.
DNK Kragh, Steffen President and CEO, Egmont
USA Kravis, Henry R. Co-Chairman and Co-CEO, Kohlberg Kravis Roberts & Co.
USA Kravis, Marie-Josée Senior Fellow and Vice Chair, Hudson Institute
CHE Kudelski, André Chairman and CEO, Kudelski Group
INT Lagarde, Christine Managing Director, International Monetary Fund
BEL Leysen, Thomas Chairman of the Board of Directors, KBC Group
USA Li, Cheng Director, John L.Thornton China Center,The Brookings Institution
SWE Lifvendahl, Tove Political Editor in Chief, Svenska Dagbladet
CHN Liu, He Minister, Office of the Central Leading Group on Financial and Economic Affairs
PRT Macedo, Paulo Minister of Health
FRA Macron, Emmanuel Deputy Secretary General of the Presidency
ITA Maggioni, Monica Editor-in-Chief, Rainews24, RAI TV
GBR Mandelson, Peter Chairman, Global Counsel LLP
USA McAfee, Andrew Principal Research Scientist, Massachusetts Institute of Technology
PRT Medeiros, Inês de Member of Parliament, Socialist Party
GBR Micklethwait, John Editor-in-Chief, The Economist
GRC Mitsotaki, Alexandra Chair, ActionAid Hellas
ITA Monti, Mario Senator-for-life; President, Bocconi University
USA Mundie, Craig J. Senior Advisor to the CEO, Microsoft Corporation
CAN Munroe-Blum, Heather Professor of Medicine and Principal (President) Emerita, McGill University
USA Murray, Charles A. W.H. Brady Scholar, American Enterprise Institute for Public Policy Research
NLD Netherlands, H.R.H. Princess Beatrix of the
ESP Nin Génova, Juan María Deputy Chairman and CEO, CaixaBank
FRA Nougayrède, Natalie Director and Executive Editor, Le Monde
DNK Olesen, Søren-Peter Professor; Member of the Board of Directors, The Carlsberg Foundation
FIN Ollila, Jorma Chairman, Royal Dutch Shell, plc; Chairman, Outokumpu Plc
TUR Oran, Umut Deputy Chairman, Republican People’s Party (CHP)
GBR Osborne, George Chancellor of the Exchequer
FRA Pellerin, Fleur State Secretary for Foreign Trade
USA Perle, Richard N. Resident Fellow, American Enterprise Institute
USA Petraeus, David H. Chairman, KKR Global Institute
CAN Poloz, Stephen S. Governor, Bank of Canada
INT Rasmussen, Anders Fogh Secretary General, NATO
DNK Rasmussen, Jørgen Huno Chairman of the Board of Trustees, The Lundbeck Foundation
INT Reding, Viviane Vice President and Commissioner for Justice, Fundamental Rights and Citizenship, European Commission
USA Reed, Kasim Mayor of Atlanta
CAN Reisman, Heather M. Chair and CEO, Indigo Books & Music Inc.
NOR Reiten, Eivind Chairman, Klaveness Marine Holding AS
DEU Röttgen, Norbert Chairman, Foreign Affairs Committee, German Bundestag
USA Rubin, Robert E. Co-Chair, Council on Foreign Relations; Former Secretary of the Treasury
USA Rumer, Eugene Senior Associate and Director, Russia and Eurasia Program, Carnegie Endowment for International Peace
NOR Rynning-Tønnesen, Christian President and CEO, Statkraft AS
NLD Samsom, Diederik M. Parliamentary Leader PvdA (Labour Party)
GBR Sawers, John Chief, Secret Intelligence Service
NLD Scheffer, Paul J. Author; Professor of European Studies, Tilburg University
NLD Schippers, Edith Minister of Health, Welfare and Sport
USA Schmidt, Eric E. Executive Chairman, Google Inc.
AUT Scholten, Rudolf CEO, Oesterreichische Kontrollbank AG
USA Shih, Clara CEO and Founder, Hearsay Social
FIN Siilasmaa, Risto K. Chairman of the Board of Directors and Interim CEO, Nokia Corporation
ESP Spain, H.M. the Queen of
USA Spence, A. Michael Professor of Economics, New York University
FIN Stadigh, Kari President and CEO, Sampo plc
USA Summers, Lawrence H. Charles W. Eliot University Professor, Harvard University
IRL Sutherland, Peter D. Chairman, Goldman Sachs International; UN Special Representative for Migration
SWE Svanberg, Carl-Henric Chairman, Volvo AB and BP plc
TUR Taftali, A. Ümit Member of the Board, Suna and Inan Kiraç Foundation
USA Thiel, Peter A. President, Thiel Capital
DNK Topsøe, Henrik Chairman, Haldor Topsøe A/S
GRC Tsoukalis, Loukas President, Hellenic Foundation for European and Foreign Policy
NOR Ulltveit-Moe, Jens Founder and CEO, Umoe AS
INT Üzümcü, Ahmet Director-General, Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons
CHE Vasella, Daniel L. Honorary Chairman, Novartis International
FIN Wahlroos, Björn Chairman, Sampo plc
SWE Wallenberg, Jacob Chairman, Investor AB
SWE Wallenberg, Marcus Chairman of the Board of Directors, Skandinaviska Enskilda Banken AB
USA Warsh, Kevin M. Distinguished Visiting Fellow and Lecturer, Stanford University
GBR Wolf, Martin H. Chief Economics Commentator, The Financial Times
USA Wolfensohn, James D. Chairman and CEO, Wolfensohn and Company
NLD Zalm, Gerrit Chairman of the Managing Board, ABN-AMRO Bank N.V.
GRC Zanias, George Chairman of the Board, National Bank of Greece
USA Zoellick, Robert B. Chairman, Board of International Advisors, The Goldman Sachs Group
fine.
Nota.
Come si può osservare, l’Italia non conta niente neppure nel Bilderberg Group.
ELENCO SIGLE:
AUT Austria
GRC Greece
BEL Belgium
HUN Hungary
CAN Canada
INT International
CHE Switzerland
IRL Ireland
CHN China
ESP Spain
PRT Portugal
FIN Finland
SWE Sweden
FRA France
TUR Turkey
GBR Great Britain,
USA United States of America
ITA Italy
DEU Germany
NLD Netherlands
DNK Denmark
NOR Norway

Fonte art.
http://www.grandecocomero.com



 
 

 

Hitler e la vittoria del PD (elezioni 2014)


Vi proponiamo un divertente video .

 

I Marinai della Decima Flottiglia Mas, che si tenta di dimenticare.

 Associazione Combattenti X Flottiglia Mas.


 Il 31 maggio 1944 il Btg."Barbarigo" giunse a Roma e si radunò nella caserma di Maridist, in Piazza Randaccio. Attuale sede della Marina Militare Italiana. La sera del 4 g...iugno le avanguardie della 5a Armata americana entrarono in città (a porta San Paolo la folla era già in strada ad applauidire gli anglo-americani), primo fra tutti il 1° Distaccamento della Special Service Force a cui il Btg."Barbarigo" si era opposto strenuamente per tre mesi,combattendo e morendo per la Patria. Gli “imboscati” attendevano nascosti. .
La mattina del 5 giugno i resti del Btg."Barbarigo" si inquadrarono e, divisi in piccoli gruppi, marciarono in direzione di La Spezia. La gente li vide, li riconobbe... ci fù il gelo... un marò ebbe l'idea di lanciare in aria una manciata di caramelle alla folla. Altri lo imitarono. La gente iniziò a battere le mani... fu così che i resti del Battaglione lasciarono la città... ….città che non li amava e per la quale si erano battuti,….... Roma era stata per mesi alle loro spalle, muta ed ostile. Ora ci si divertiva ballando il bogie-bogie e andando “a letto” con gli americani per una stecca di Camel e qualche tavoletta di cioccolato. Sicuramente non tutte, ma lo hanno fatto ! Italiani brava gente ??? NO. Senza Patria e senza dignità.


 

Exit Poll Europee 2014 - Travaglio: “Complimenti al popolo italiano per la creduloneria”



Un commento, a caldo, di Travaglio sul risultato elettorale intervistato da Enrico Mentana. Il popolare commentatore analizza lucidamente il risultato delle elezioni europee. Ecco il video integrale dell’intervento di Marco Travaglio. Buona visione

martedì 27 maggio 2014

Partito neonazista tedesco Npd.

Germania:

Udo Voigt, leader del partito di estrema destra Npd, ha ottenuto l'1% dei voti e entra al Parlamento europeo approfittando della riforma elettorale.
 Npd, sfuggito qualche tempo fa alla prospettiva d'essere messo fuori legge, farà entrare per la prima volta un suo deputato nel parlamento europeo. L'Ndp conquista da parte sua l'1% dei consensi. Trecentomila voti, tutti presi nella ex Ddr .

 
 

lunedì 26 maggio 2014

Tre neonazisti eletti al parlamento europeo.



Per la prima volta l'estrema destra tedesca elegge un deputato a Strasburgo. Grecia: due seggi ad Alba dorata. E in Ungheria...

L’Npd, il partito neonazista tedesco, per la prima volta ottiene un seggio al Parlamento europeo.

Con 300mila voti e una percentuale dell’1% l’Npd si guadagna un rappresentante tra i 96 eurodeputati che spettano alla Germania a Strasburgo. Il partito di estrema destra approfitta della riforma del sistema elettorale tedesco per le europee (proporzionale e senza soglia di sbarramento).  "Un orrore". Così il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier ha definito il seggio ottenuto dal partito neonazista. "La Francia - ha detto in tv - è naturalmente un brutto segno con l’ascesa del Fronte Nazionale e per me è un orrore che anche l’Npd tedesco avrà una rappresentanza nel Parlamento europeo".
Anche la Grecia elegge due deputati "neonazisti", con il 9,34% di Alba dorata. Il partito di estrema destra, che ha sei deputati in cella, non ha mai nascosto le proprie simpatie per il regime dei colonnelli (1967-74) , ha un simbolo che nella grafica ricorda la svastica nazista.
In Ungheria il Movimento per un'Ungheria migliore (Jobbik), estrema destra anti rom e antisemita, con il 14,68% porta a casa 3 seggi. Jobbik fa registrare un calo rispetto alle politiche, ma per la prima volta supera i socialisti. Questi ultimi hanno ottenuto solo il 10,9%, per loro il minimo storico.

 

OGGI ABBIAMO AVUTO L'ENNESIMA PROVA CHE GLI ITALIANI SONO UN POPOLO DI AUTOLESIONISTI.

 

Gli italiani si sono venduti per 80 denari o meglio euro.

"Ogni Popolo ha il Governo che si merita".
 questa frase è stata scolpita nella pietra oltre 2.500 anni orsono da un certo Aristotele.

Basterebbe riflettere pochi secondi su questa frase...........


Riconfermare le stesse persone delle quali sappiamo fatti e misfatti per i quali a lungo abbiamo piagnucolato, le abbiamo mandate più volte a quel paese, ma alla fine le votiamo ancora.

precisazione ...............

Li votano ancora a questi grandi porci .


 

 



 

domenica 25 maggio 2014

Commemorazione Rovetta.

 
 
Centro Documentazione Rsi.

Rovetta, l' insegnamento dei nostri Caduti per l' onore e' quello di dover rimanere in piedi sulle rovine: i 43 Presente ! fermi commossi e all' unisono gridati al Cielo azzurro dove vivono per sempre i nostri Martiri e i nostri Eroi hanno vanificato l'azione dei senzadio e senza memoria, disperdendone le inutili voci Gloria e Onore alla Repubblica Sociale Italiana! Nobis!

AI 43 MILITI DELLA LEGIONE TAGLIAMENTO TRUCIDATI INERMI
IN ROVETTA IL 28 APRILE 1945
E NEL RICORDO DI TUTTI I CADUTI PER L’ONORE
E DI BENITO MUSSOLINI

...
ANDRISANO Fernando, anni 22
AVERSA Antonio, anni 19
BALSAMO Vincenzo, anni 17
BANCI Carlo, anni 15
BETTINESCHI Fiorino, anni 18
BULGARELLI Alfredo, anni 18
CARSANIGA Bartolomeo Valerio, anni 21
CAVAGNA Carlo, anni 19
CRISTINI Fernando anni 21
DELL'ARMI Silvano, anni 16
DILSENI Bruno, anni 20
FERLAN Romano, anni 18
FONTANA Antonio, anni 20
FONTANA Vincenzo, anni 18
FORESTI Giuseppe, anni 18
FRAIA Bruno, anni 19
GALLOZZI Ferruccio, anni 19
GAROFALO Francesco, anni 19
GERRA Giovanni, anni 18
GIORGI Mario, anni 16
GRIPPAUDO Balilla, anni 20
LAGNA Franco, anni 17
MARINO Enrico, anni 20
MANCINI Giuseppe, anni 20
MARTINELLI Giovanni, anni 20
PANZANELLI Roberto, anni 22
PENNACCHIO Stefano, anni 18
PIELUCCI Mario, anni 17
PIO VATICCI Guido, anni 17
PIZZITUTTI Alfredo, anni 17
PORCARELLI Alvaro, anni 20
RAMPINI Vittorio, anni 19
RANDI Giuseppe, anni 18
RANDI Mario, anni 16
RASI Sergio, anni 17
SOLARI Ettore, anni 20
TAFFORELLI Bruno, anni 21
TERRANERA Italo, anni 19
UCCELLINI Pietro, anni 19
UMENA Luigi, anni 20
VILLA Carlo, anni 19
ZARELLI Aldo, anni 21
ZOLLI Franco, anni 16
 
 
 
 


I CATTOLICI TRADIZIONALISTI DICONO “ASTENSIONE” ALLE EUROPEE



Il Sistema ha impedito con mezzi che andremo presto a verificare, la presentazione delle liste della cosiddetta “destra radicale”, probabilmente perché il vento del vero cambiamento, ossia la riappropriazione della sovranità nazionale e monetaria, che affonda le sue solide radici nella bimillenaria Tradizione Cattolica, l’uscita dalla NATO, l’abbandono del patto atlantico e nuovi rapporti internazionali con la Russia, terrorizzava i poteri forti ai quali sono da sempre asserviti i partiti italioti.

Soprattutto “l’area quaquaraqua” di “Centro-destra” (ora Forza Italia, Fratelli d’Italia, UdC-NcD, Lega Nord) che ora si inventa euro-scettica, più o meno anti-europeista rappresenta la più grande truffa propagandistica di questa campagna elettorale. In tutti questi anni, gli eletti di tale compagine non solo non hanno fatto nulla per l’Italia, ma l’hanno ridotta il fanalino di coda, irriso dagli altri Paesi ed hanno votato tutti quei trattati internazionali (tra cui, il più eclatante, la rettifica del Trattato di Lisbona) che toglievano sovranità in nome del mondialismo e della globalizzazione, voluti dal Leviatano del Nuovo Ordine Mondiale.
Il M5S raccoglierà una parte del dissenso perché sa ben comunicare ma è un partito vuoto di contenuti, una costola della sinistra new-age. Noi chiediamo, invece, agli italiani di NON ANDARE A VOTARE per dire che NESSUNO DI TUTTI QUESTI TRASFORMISTI PER CONVENIENZA CI RAPPRESENTA. Questo è il vero “voto” di dissenso e di protesta contro quest’ Europa usuraia e secolarizzata, che delegittima, di fatto, tutte quelle facce di bronzo che chiedono il voto per sedersi nel “Paradiso dorato” per poi, come già dimostrato in tutti questi anni, fregarsene del popolo, lavorando come camerieri dell’alta finanza, dei poteri sovranazionali e delle lobbies, tra cui quella omosessualista. La Lega Nord ha già dato prova, in questi giorni, di quanto sia “importante” strizzare l’occhiolino a quest’ultime, concedendo uno scandaloso patrocinio della Regione Lombardia al Gay Pride di Milano 2014.
Il Portavoce del Circolo Cattolico Triveneto
 
CHRISTUS REX
 
 
Matteo Castagna
Fonte art.
 
 

sabato 24 maggio 2014

Manifesto: I Fascisti non votano per nessuno!

 
http://www.culturafascista.com/forum/showthread.php?tid=1761

                                       Associazione Cultura Fascista - Centro Studi Mussoliniani
 

Comunicato Ragruppamento Combattenti e Reduci R.S.I. – Comunità Ideale



Il giorno sabato 17 Maggio si è riunita a Roma la delegazione Lazio del Raggruppamento Combattenti e Reduci R.S.I. – Continuità Ideale.
Si è fatto il punto sulle attività svolte nei mesi precedenti, come le azioni presso il Campo della Memoria di Nettuno ed il sacrario di Sant’Angelo in Formis, che hanno aperto diversi scenari di collaborazione con le realtà e gli individui che hanno sulle spalle l’onere di accudire e gestire questi ed altri importanti luoghi della memoria. 
In un clima di forte entusiasmo si è proceduto con la programmazione dei prossimi eventi.
Nei primi giorni di Giugno si terrà nel litorale romano un incontro di cui a breve verranno definiti e pubblicizzati i particolari, l’occasione della “festa della repubblica” sarà come sempre utile ad una riflessione sulla differenza tra il nostro mondo e quello costruito dopo il 1945;
per l’estate invece si prevede un intervento presso uno dei vari monumenti ai caduti della RSI presenti nel territorio reatino, mentre a Settembre si terrà una conferenza a Roma, probabilmente con la presentazione di un libro di recente uscita. 
E’ quindi con molta carne al fuoco che i rappresentanti della delegazione si sono salutati tornando alle proprie rispettive città, ma restando in stretto contatto per la preparazione e l’organizzazione delle attività. 
La catena ideale con i combattenti non si spezza, la lotta continua.
W la RSI!

L'eco di Rovetta.

 

Cari ragazzi “ribelli della montagna”, chi vi scrive è sempre stato un ribelle, un montanaro, un antifascista duro e puro: ma su Rovetta state prendendo un granchio colossale, vi state facendo ingannare e usare da persone ed enti (come l’istituto storico della resistenza, e L’eco di Bergamo) che da 70 anni si guardano bene dal rivelare il segreto orribile dietro a questa vicenda: il vero motivo della strage.
I fatti sono indiscutibili: 43 ragazzini dai 15 ai 17 anni, gli ultimi balilla, volontari della Legione Tagliamento, che non avevano mai partecipato ad alcuna azione di guerra, arruolati da poco, dopo aver consegnato le armi in obbedienza al proclama del Comitato di Liberazione Nazionale (è fatta salva la vita a chi si arrende) vengono messi in fila davanti al muro del cimitero di Rovetta, e trucidati a sangue freddo.
Nessuno ha mai ammesso di aver sbagliato, nessuno ha mai fato un gesto di pentimento, scusa, o detto un parola di pietà, non l’associazione partigiani, non l’istituto storico della resistenza, non la curia (che pure ebbe una parte nella vicenda).
Sarebbe bastato questo, sarebbe stato necessario questo gesto. Invece, il silenzio: di Rovetta non si deve parlare, non si deve capire, non si deve ammettere.
Per anni le mamme di quei ragazzini si sono recate a Rovetta a commemorare i loro figli. E poiché nessuno ha mai avuto il coraggio di chiarire, o anche solo riconoscere quella pagina oscura di storia della resistenza, ecco che quel raduno anno dopo anno è diventato sempre più importante, e più travisato e strumentalizzato da entrambe le parti.
Fino ai giorni nostri, con parlamentari che chiedono al governo di vietare la commemorazione, e gruppi come “I ribelli della montagna” che si appellano a una legge di 60 anni fa (anticostituzionale, perchè contraddice la libertà di opinione ed espressione) per invocare il reato di apologia di fascismo,
e l’Eco di Bergamo che pubblica come oro colato un comunicato irresponsabile nel quale si falsifica la storia e si invitano i lettori a partecipare al presidio antifascista “in concomitanza con il raduno di domenica 25 maggio a Rovetta in commemorazione dei vili assassini della Legione Tagliamento”:
La legione e i suoi partecipanti sono noti per le torture, i massacri e le devastazioni compiute nei nostri paesi” scrive l’eco, e scrive una falsità mostruosa, perchè come è provato dalle carte, da testimonianze scritte dei capi partigiani, quei 43 ragazzini non erano torturatori – alcuni erano fidanzati con ragazze del posto – e tanto meno assassini, non avendo mai sparato un colpo. E nemmeno vili, dobbiamo ammettere, dal momento che mentre tutti si imboscavano, o si nascondevano sotto le gonne della mamma, loro si erano arruolati volontari, per difendere “la patria”: puoi dirgli ingenui, traviati, illusi, ma non vili.
Il vile assassinio, invece, veramente, vile, è stato quello compiuto da chi gli ha prima promesso salva la vita e poi
, una volta arresisi (grazie all’intervento del parroco) li ha messi al muro.
Ancora l’Eco scrive cose come: “cani da guardia di un potere e un sistema economico che affamano con le loro crisi e le loro ingiustizie. Antifascismo significa lottare contro ogni discriminazione e per l’uguaglianza sociale. Significa capire il ruolo di questi servi del potere e contrastarli metro per metro: è giunta l’ora di mobilitarsi per ricacciare fascisti e nazisti fuori dalle nostre Valli, come settant’anni fa!”.
Se domenica a Rovetta ci saranno incidenti, tafferugli, feriti (o peggio ancora) io fin da ora indico L’Eco di Bergamo come corresponsabile di incitamento alla violenza (oltre che di falsa informazione).
Se l’Eco avesse la coscienza pulita, e agisse cristianamente, quello che avrebbe dovuto fare su Rovetta era raccontare la verità e dunque invitare tutti a esprimere pietas, in un contesto di riconciliazione e comunque di rispetto per ragazzi a tutti gli effetti “martiri innocenti”, anche se indossavano la divisa sbagliata, vittime della storia, una storia assurda e crudele, esattamente come molti partigiani fucilati dai fascisti. A noi interessa individuare le responsabilità, chi ha deciso, e perchè, quell’inutile massacro, e anche chi continua a usarlo (in modo a dir poco disonesto, direi) come strumento di consenso giovanile.
Allora, se sei veramente un ribelle, prima di gioire per questa inconsueta uscita “pasdaran” del nostro Eco delle curia, spendi cinque minuti, leggi questa ricostruzione (alla quale ho dedicato anni di ricerche, e una tesi e una laurea in storia che alla fine non ho preso) fai le tue ricerche, e fatti un’idea tua.

Tratto da “Il senso segreto della strage di Rovetta”, by Leone Belotti:


Ultimi giorni di Aprile del 1945, la guerra è finita. Nel fuggi fuggi generale, mentre tutti si imboscano o si travestono, al passo della Presolana, in val Seriana, tagliati fuori da tutti, ci sono 43 balilla che ancora tengono il presidio.

Li comanda un sottotenente di 22 anni, l’età media è di 17 anni, i più giovani non hanno ancora 15 anni. Studenti, si erano arruolati dopo la fuga del re, per salvare l’onore della patria. Nati e cresciuti nella retorica fascista, non c’è da stupirsi che vogliano resistere in armi contro il resto del mondo, fino alla “bella morte”.
Il Comitato di Liberazione ordina: cessare il fuoco, arrendersi, consegnare le armi, è fatta salva la vita. E’ il parroco a convincerli a scendere dai monti, a rassicurarli che la resa sarà onorevole.
Giunti a Rovetta vengono presi in consegna dai partigiani, e dopo due giorni di prigionia quasi familiare (alcuni erano fidanzati con ragazze del posto) la notte del 27 accade qualcosa di poco chiaro, compaiono figure misteriose, agenti segreti, auto lussuose: all’alba del 28 Aprile i 43 balilla vengono picchiati, spogliati e condotti dietro il cimitero, dove vengono fucilati (mitragliati), a gruppi di cinque, e sepolti sommariamente.
Questo episodio, noto (non troppo) come “la strage di Rovetta” è la prima macchia dell’Italia nata dalla Resistenza. Chi diede l’ordine di fucilare prigionieri che si erano arresi conformemente agli ordini del Comitato di Liberazione?
Per quale ragion di stato 43 ragazzini che non erano stati responsabili di violenze, come testimoniato da uno dei capi partigiani, sono stati trucidati a sangue freddo?
Un processo farsa nel dopoguerra ha chiuso la questione (l’esecuzione fu considerata come “azione di guerra”, e dunque non punibile, grazie a un apposito decreto).
Gli esecutori materiali, processati e assolti, portano i cognomi più diffusi della zona, chiunque in Val Seriana conosce un sacco di gente con quei cognomi, Savoldelli, Zanoletti, Balduzzi, Percassi, amici, clienti, soci, collaboratori, gente con cui lavori. Gli ho detto: chiedi ai tuoi, agli zii, ai nonni: dim ergot! Niente. Nessuno sa niente, nessuno dice niente. Curioso come un bergamasco possa somigliare a un calabrese, in certi silenzi. Una pagina rimossa. E che pagina! L’innesco della mattanza!
Il giorno dopo la strage, il 29 Aprile 1945,  l’Unità scriveva: “La peste fascista deve essere annientata. Con risolutezza giacobina il coltello deve essere affondato nella piaga, tutto il marcio deve essere tagliato. Non è l’ora questa di abbandonarsi a indulgenze che sarebbero tradimento della causa…”  E’ il famoso articolo Pietà l’è morta. Firmato: Giorgio Amendola, cioè uno dei  “padri della patria”.
Amendola si riferiva a piazzale Loreto, ma come non leggere in queste parole un’apologia alla pulizia etnica?
Il macello di piazzale Loreto non bastava, qualcuno ha voluto e ordinato un bagno di sangue generale, nazionale, e occorreva un esempio immediato, ecco la strage di Rovetta: l’appello de l’Unità dunque significa “fate come a Rovetta”, trucidate pure chiunque abbia una camicia nera. A rigore: almeno il 90% degi italiani.
Ma proprio nel corso di quella notte, gli italiani, ormai ginnasti esperti del consenso,  si “liberarono”, e divennero tutti antifascisti convinti, e anche assetati di sangue. Nel corso del successivo mese di Maggio, furono uccise oltre 40.000 persone a sangue freddo, senza distinzione, civili, donne, bambini, anziani, per strada, in piazza, in casa, ovunque, per lo più vendette private su persone comuni, con l’alibi di “annientare la peste fascista”, mentre i gerarchi e i servi del regime  si riciclavano in parlamento, nei ministeri, nelle aziende e nelle case editrici.
Dobbiamo capire che dietro la cornice della “Liberazione” c’è un bagno di sangue attuato per occultare la magia del gattopardo, il trasformismo delle elites (non il ricambio).
Cose che un’intera generazione ha visto ma taciuto alla generazione successiva, la mia, la nostra, per cinquant’anni, fino anni Novanta, cioè dopo il crollo del comunismo, quando  giornalisti, storici ed editori hanno preso coraggio (!) e aperto gli archivi dell’orrore.
Torniamo a Rovetta. Nella formazione partigiana responsabile della strage c’erano personaggi noti della resistenza bergamasca, e anche una figura misteriosa,  il Mohicano, che si è poi rivelato essere un agente dei servizi segreti inglesi, il cui anonimato è stato usato fino ai giorni nostri come pretesto/alibi per non dire la verità proprio da parte di coloro che erano incaricati di fare luce (L’istituto storico della resistenza).
Non ci vuole Einstein per capire che se hai un problema non puoi chiedere di risolverlo a chi ci ha basato sopra la sua esistenza (a meno che si abbia a che fare con grandi uomini, se Einstein mi permette la precisazione, a mio parere dovuta, per quanto sperimentalmente improbabile).
Oggi possiamo dire questo: se a livello nazionale ci hanno mentito per quasi 50 anni, a livello locale, sui fatti di Rovetta, siamo già a 70. Perché? Chi c’è dietro, cosa c’è sotto questo segreto di stato? Chi diede l’ordine?
Cose pesanti da digerire per chi è stato allevato nel mito della resistenza e dell’antifascismo. Alle medie ci portavano in gita scolastica a Marzabotto, alle fosse Ardeatine, sapevamo tutto di quei fatti, ma di Rovetta, dove si andava in villeggiatura, non si sapeva niente.
Ma non vorrai paragonare… Si invece, paragoniamo, la barbarie è barbarie.
Sarebbe bello e giusto che finalmente saltasse fuori qualcuno di quelli che a Rovetta (non a Kabul) da 70 anni sanno e tacciono, anche un figlio, un nipote, e ci raccontasse come è andata. A cosa mi serve un prestigioso Istituto Storico della Resistenza e un simpatico Museo Storico della Città se dopo 70 anni non mi hanno ancora spiegato il fatto storico più rilevante accaduto qui dove sono nato e cresciuto, dove vivo e lavoro?
Leggere le carte del processo, con tutti gli omissis e i non ricordo-non so, con le raffinatezze acrobatiche del diritto per assolvere tutti, mette i birividi, perché riconosci la matrice di quella lunga serie di processi farsa che caratterizzerà la storia stragista d’Italia negli anni a seguire e fino ai giorni nostri.
Una grande delusione, una grande rabbia. Aver studiato storia per vent’anni, aver creduto a quei miti, per poi scoprire verità allucinanti, armadi nascosti, scheletri su scheletri.
Il senso, la verità di Rovetta è ancora segreta. Chi diede l’ordine della strage?
Nel 1997, quando la Regina d’Inghilterra ha tolto il segreto di stato dagli archivi del SOE, il secret service inglese che agiva in italia e nei balcani a “supporto” dei partigiani, gli storici hanno iniziato a studiare i documenti, e il quadro che ne esce ci dovrebbe portare a riscrivere alcune pagine di storia della resistenza. In primis quella della strage di Rovetta. Non ho il coraggio di rendere pubblico il sospetto, la possibilità che esce da queste carte.
Mi rivolgo a chi sa. Cos’hai, cos’avete da perdere? Quale era la cifra pagata? Chi era l’eminenza grigia arrivata con un’automobile lussuosa a dare l’ordine della strage, proveniente da Bergamo?
Non è mai troppo tardi per queste cose.
Oggi non abbiamo ancora vista riconosciuta la verità, che pure si intuisce dietro questa storia analizzando con “cinismo da commercialisti” i retroscena, le direttive del SOE, i conti dei servizi segreti inglesi relativi al “teatro di guerra” italiano:
il paragrafo che ti gela il sangue è questo, e ormai lo trovi pure su wikipedia: “il SOE garantisce il suo aiuto a tutti quei gruppi – di qualsiasi ispirazione politica siano – che diano maggiori garanzie di uccidere il maggior numero di tedeschi e/o repubblichini”.
In altre parole, i gruppi partigiani erano finanziati, armati e remunerati dai servizi segreti inglesi in base alla produzione di morte: tot tedeschi/fascisti uccisi, tot finanziamenti.
Dall’analisi dei conti, risulta che i gruppi di ispirazione comunista furono quelli più sostenuti dal SOE.
Mi stai dicendo, facendo 2+2, e “pensando male”, che questo Mohicano ordinò una strage di ragazzini per aumentare il fatturato del suo gruppo, o magari anche suo personale? Dici che in guerra succedono cose del genere? E 70 anni dopo non sono ancora state rivelate?
Basterebbe, sarebbe bastato confessare la terribile verità, i 43 ragazzini uccisi per fare cassa, intascare soldi, ammettere questa pagina nera della resistenza, per evitare l’escalation, la tensione di questo appuntamento.
Invece abbiamo dei ribelli che si appellano a una vecchia legge poliziesca, e deputati di sinistra chiedono l’intervento del governo, della prefettura per vietare una riunione pubblica,
ma quando la politica chiede l’intervento delle forze dell’ordine, sta dichiarando il proprio fallimento, e dei ribelli che invocano la legge per mio conto non sono veri ribelli
Cari ragazzi, i “cani da guardia di un potere e un sistema economico che affamano con le loro ingiustizie”, sono da cercare altrove, da identificare in altri soggetti, non in quei vecchi o nuovi nostalgici che si radunano a Rovetta perchè in qualche modo sentono che a Rovetta “hanno ragione”.
Dovrebbe farvi riflettere il fatto che deputati di sinistra e giornali della chiesa vi diano queste polpette eccitanti per aizzare l’una contro l’altra le fazioni estreme, giovanili e senili, estrema sinistra ed estrema destra, su questioni di 70 anni fa.
In questo modo entrambe le fazioni vengono distratte dalla vera guerra in corso in italia e in europa, tra ricchi e poveri, tra esclusi e privilegiati.
Il rugby è stato inventato per lo steso motivo: “tenere gli energumeni lontani dalla city nei giorni di festa, e farli cozzare tra loro”
Non vi viene il sospetto che chi vi incita a “ripulire le nostre valli dai fascisti come 70 anni fa” in realtà lo faccia perchè terrorizzato all’idea che invece vi mettiate insieme, estrema destra ed estrema sinistra, “per ripulire roma dai porci, dai servi del potere, che non sono mai rossi, o neri, ma sempre grigi, eminenze grigie” e da coloro che veramente ci stanno “affamando con la crisi”? Non andate a Rovetta, andate all’isrec a chiedere la verità, a l’eco; oppure andate a roma, a bruxelles a fare presidi no global no usa no euro,
oppure, meglio, andate a rovetta, ma non a litigare, a insultare, a menare, ma a fare qualcosa di più difficile, che richiede molto più coraggio:

io immagino questa scena, quattro uomini seduti insieme a un tavolo a parlare, due sono ottantenni, due sono ventenni,
i due veci sono un ex repubblichino “memento audere semper” e un ex partigiano della brigata Garibaldi; i due ventenni sono una testa rasata di casa pound e un rasta del pacì paciana,
bevono insieme una boccia di vino, e i due raga ascoltano i due veci che si confessano tutte le porcate che hanno fatto, o visto fare dalla propria parte, e poi magari lo stesso possono fare tra di loro i due raga, ascoltandosi il battiato di up patriots to arms: “le barricate in pazza le fai per conto della borghesia che crea falsi miti di progresso”.
E invece di passare un pomeriggio di stupida tensione e insensata violenza imparare la ricchezza del confronto, del dialogo con il “soldato nemico” o con il “servo del potere”, in cerca della verità, e del vero nemico di entrambi, che è un altro, ed è altrove.
Sono certo che i veri eroi della resistenza, i giorgio paglia, e i veri intellettuali di sinistra, i gramsci, uomini di statura superiore, che hanno dato la vita nella lotta al fascismo, sarebbero i primi a denunciare questa vergognosa mistificazione storica, che continua ancora oggi, come una tragica commedia ordita da vili burattinai che sull’antifascismo campano da decenni, alla faccia di chi è morto giovane per un ideale.


(photo: due dei 43 balilla fucilati a Rovetta, ancora ieri definiti “cani da spazzare via” da l’eco di bergamo)

Fonte.
 http://calepiopress.it/2014/05/22/leco-di-rovetta/