Quella che venne ben presto ribattezzata "la Stalingrado italiana".
Giusto settant’anni fa gli anglo-americani rasero al suolo l’Abbazia di Montecassino. Se non fosse che la guerra è un affare fin troppo serio per scherzarci su, potremmo parlare oggi di una caterva di errori così comici da far impallidire pure Buster Keaton. Gli sbagli dell’armata alleata costarono la vita a migliaia di sfollati e la perdita di uno dei luoghi simbolo della cultura e della spiritualità italiana ed europea. E inflissero agli anglo-americani una profonda ferita al loro prestigio. Finora le responsabilità se l’erano prese i militari, oggi spunta un’inchiesta choc che inchioda i capi politici delle potenze che poi vinceranno il secondo conflitto mondiale.
E’ uscito in questi giorni “Montecassino 1944. Errori, menzogne e provocazioni”, libro scritto da Nando Tasciotti – storico inviato del Messaggero – edito da Castelvecchi. Si tratta di un lavoro che riporta documenti importanti, comunicazioni, rivelazioni dirette da parte dei superstiti e telegrammi ufficiali dell’epoca che contribuiranno al processo (storico) sulle responsabilità dei fatti avvenuti nel Basso Lazio, laddove sorgeva il perno della linea Gustav.
Non è un mistero che gli anglo-americani credevano che i tedeschi si fossero rifugiati nell’abbazia e che, perciò, ritenessero che radendo al suolo la millenaria struttura con essa sarebbe caduta anche la tenace resistenza nemica. Non lo è nemmeno, di converso, il fatto che le truppe dell’Asse lucrarono e non poco sul clamoroso fraintendimento dei capi militari alleati sfruttando l’enorme spreco di risorse belliche e, soprattutto, l’indignazione della popolazione falcidiata dalle bombe anglo-americane. La responsabilità, come spesso accade in guerra, ricadde dritta in testa ai vertici militari. Winston Churchill se la svignò all’inglese. E’ proprio il caso di dirlo.
Ma è proprio su questo punto che il lavoro di Tasciotti offre elementi nuovi alla ricostruzione storica del dramma di Montecassino. Nel carteggio pubblicato emerge una realtà ben diversa da quella della ‘vulgata’: il primo ministro inglese seguiva in prima persona le operazioni belliche sul fronte italiano e anzi si sarebbe lamentato con i suoi ufficiali del ritardo accumulato sui piani stabiliti per l’attacco all’abbazia. Che il governo di Sua Maestà britannica fosse pienamente informato sui fatti è circostanza che pare emergere anche dal serrato carteggio intrattenuto tra Londra e la Santa Sede. Il Vaticano, infatti, avrebbe caldamente sconsigliato gli inglesi e gli americani dall’attacco all’Abbazia. E aveva chiesto a più riprese di salvaguardare la popolazione inerme e lo storico monumento. Gli Alleati, però, fecero orecchie da mercante, convinti che rigurgitando bombe sull’Abbazia si sarebbero spalancati le porte di Roma. Dopo la distruzione di Montecassino, però la posizione di Pio XII fu stranamente calma. I tedeschi speravano in una netta condanna da parte del pontefice, in modo tale da rendere inattaccabile il successo propagandistico derivante dal fallimento, su tutta la linea, del bombardamento dell’Abbazia. Ma il papa tacque. Tasciotti afferma di averne parlato con il sacerdote incaricato della sua causa di beatificazione, padre Peter Gumpel: “Il Papa riteneva che qualunque cosa avesse detto sarebbe sembrata di parte. Una presa di posizione netta avrebbe provocato la reazione dei tedeschi o quella degli Alleati, e ciò avrebbe reso più difficile la salvezza di Roma”. Ubi maior, minor cessat.
La battaglia di Montecassino, a settant’anni giusti dal bombardamento dell’abbazia, continua a rappresentare uno degli episodi più controversi della ‘risalita’ dell’Italia da parte delle truppe anglo-americane. Il bagno di sangue civile causato dal bombardamento, le furibonde lotte militari tra i Tori Rossi texani e i Diavoli Verdi tedeschi, la pagina nerissima e mai ‘processata’ delle marocchinate, rappresentano gli ingredienti di uno dei momenti più tragici della recente storia italiana che – come dimostra il lavoro di Tasciotti, una sorta di interessantissima Wikileaks ante-litteram sui fatti del ’44 – merita l’attenzione di storici e studiosi anche (o forse soprattutto) ora che le armi tacciono ormai da settant’anni.
Tale bombardamento alla luce dei fatti storici è apparso inutile in quanto nell'Abbazia non si trovava - come dichiarò dopo il bombardamento l'Abate Diamare - alcun soldato tedesco, ed i tedeschi avevano escluso il monumento dalla propria organizzazione difensiva, rinunciando così ad avvalersi di quello che avrebbe potuto essere un caposaldo di prim'ordine, sulla vetta di uno scosceso monte che domina la vallata sottostante.
Dal punto di vista storico la Battaglia di Montecassino fu in realtà una serie di battaglie combattute durante la seconda guerra mondiale dalle forze Alleate con l’intenzione di fare breccia nella Linea Gustav, assediare Roma e collegarsi con le forze alleate che rimanevano confinate nella zona di Anzio. Il teatro delle operazioni, che impegnò i due eserciti dal gennaio al maggio del 1944, comprendeva la città di Cassino, la valle del Liri e i rilievi che
portano all’Abbazia di Montecassino, per una area di 20 kmq.
Sono passati più di cinquant'anni da quando, un feroce bombardamento aereo angloamericano distruggeva l’Abbazia di Montecassino, uno dei più insigni monumenti della civiltà.
Fontew art. http://www.barbadillo.it
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