giovedì 20 febbraio 2014

QUANDO I PARTIGIANI CROCIFIGGEVANO I CAMERATI.

Gino Lorenzi, uno dei tanti giovani martiri, uno delle tante vittime sacrificali sull’altare della Patria sconfitta.
La colpa imperdonabile, quella di aver combattuto fino all’ultimo giorno una guerra persa.
Il sacrificio di Gino e dei suoi tanti camerati doveva servire a festeggiare la vittoria delle fazioni in una Italia democratica e liberata ma inesorabilmete sconfitta e punita impietosamente dal tracotante e superbo nemico.
Ecco la breve descrizione dei fatti:
A guerra finita il S. Tenente Gino Lorenzi aveva deposto le armi nella cittadina di Oderzo e, con alcuni camerati, si era incamminato verso casa a Bergamo.
Giunto a Ponte di Piave, il gruppo fu catturato da una banda di partigiani comunisti e rinchiuso nelle carceri di Breda di Piave.
Di qui, nella notte fra il 3 ed il 4 maggio, i prigionieri vennero portati alla Cartiera Burgo di Mignagola ove, dopo aver subito durissime percosse e sevizie inaudite, furono fucilati.
Tutti ma non Gino Lorenzi.
Ostentava infatti una medaglia religiosa al collo ed alla richiesta di rinnegare la Sua Fede oppose netto rifiuto.
Fu approntata una rozza croce legando due tronchi d’albero e i gloriosi “patrioti” Gli dissero che, se non avesse rinnegato la Sua Fede, quella sarebbe stata la Sua fine.
Il giovane Ufficiale del Battaglione “M” d’Assalto “Romagna” non tremò né implorò salvezza:
“La Croce che Gesù Cristo ha portato non può far paura ad un Cristiano” si limitò a pronunciare prima che lo inchiodassero.
Così morì Gino Lorenzi.

Fonte art.

http://dietrolequintee.wordpress.com/

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