lunedì 24 febbraio 2014

Carlo Scorza, l’ultimo segretario del PNF



Volontario nella Grande Guerra, giornalista, politico, è anche organizzatore dei Fasci Giovanili di Combattimento e capo dei GUF.
Noto per aver presentato un OdG alternativo a quello di Grandi nella notte del 25 luglio, è uno dei personaggi di punta del Fascismo.

Carlo Scorza è il decimo ed ultimo segretario del Partito Nazionale Fascista
Dino Grandi, nei suoi ricordi, lo definisce ‘falso, mentitore e pagliaccio’ e verrebbe da dire ‘da che pulpito…’. 
Quel Gran Consiglio del 25 luglio 1943, notissimo per essere la notte in cui cade il Fascismo a seguito dell’Ordine del Giorno che porta proprio il nome di Dino Grandi, di protagonisti, però ne ha più d’uno. Mussolini, prima di tutto, com’è ovvio: il Duce, che ha scelto gli uomini per comporre il Gran Consiglio, che ha reso molti di loro ministri, presidenti di strutture rilevanti, potenti insomma, che ha reso il re imperatore, che per ventuno anni ha retto le sorti della Nazione, viene da quegli stessi uomini tradito e destituito. 
Probabilmente per ‘aggiornare’ il pedigree da fornire a qualunque governo si prospetti dopo quello di Mussolini. Nessuno di loro, dei firmatari dell’Ordine del giorno cioè, riuscirà a rifarsi una verginità. Ed è ben prevedibile. In questo contesto, il ruolo di Carlo Scorza nella notte del 25 luglio è importante. Infatti è proprio Scorza (da una parte, e Farinacci dall’altra) a presentare un Ordine del Giorno alternativo. Egli mette in evidenza, con molta prudenza in realtà, che la situazione che è venuta fuori dopo gli eventi bellici sia da affrontare attraverso la mobilitazione di tutte le forze nazionali (dalle militari alle agrarie, dalle industriali alle borghesi, addirittura alle ecclesiastiche) arrivando, se necessario, alla proclamazione della legge marziale. Il suo Ordine del Giorno non è denigratorio nei confronti di Vittorio Emanuele, ma è certamente di sostegno chiaro ed inequivocabile a Mussolini.
Scorza è noto da tempo per il suo temperamento acceso e questo Ordine del Giorno ne ricalca fedelmente le caratteristiche emotive e comportamentali. Quando partecipa alla riunione del Gran Consiglio più famosa nella storia del Ventennio, Carlo Scorza è segretario del PNF da appena tre mesi, ma ha preso il suo incarico molto sul serio, nell’intento di ‘abolire la professione di gerarca’, nella volontà di suscitare reazioni patriottiche negli italiani all’indomani dello sbarco degli Alleati in Sicilia, cercando di improntare ad un certo dinamismo il suo mandato tentando anche di ‘svecchiare’ il Fascismo e di riportarlo in auge.
Parla a lungo con il Duce, il mattino successivo a quella lunga notte del 25 luglio, sostenendo che l’Ordine del Giorno Grandi è privo, a suo modo di vedere, di ogni validità giuridica. A ben vedere, anche l’arresto di Mussolini che, nel pomeriggio di quello stesso giorno, ordinerà Re Vittorio Emanuele, non sembra poggiato su alcuna base politica né di diritto. Eppure i libri di storia non hanno mai fatto un’analisi di quell’atto gravissimo commesso dal re nei confronti del Duce. Ma questa è un’altra storia, e va trattata in altra sede.
Per tornare a Scorza, dopo l’arresto di Mussolini viene a sapere che sulla sua testa grava un ordine di arresto: l’ordine, neanche a dirlo, proviene da Badoglio. Ma Scorza gioca bene le sue carte: ‘un mio arresto lascerebbe i fascisti senza ordini e senza guida e scatenerebbe una guerra civile’. I Carabinieri lo lasciano libero, e lui ordina ai fascisti di non prendere iniziative. Dopo qualche giorno scrive a Badoglio. Solo Mussolini lo salverà dalla pena di morte, dopo questo che viene considerato un vero e proprio ‘tradimento’, garantendo al processo che Carlo Scorza è una persona ‘onesta’. A catturarlo ci pensano i partigiani, dai quali però riesce a fuggire per dirigersi in Argentina, dove resterà per molti anni.
Era stato, in gioventù, volontario durante la Grande Guerra nei Bersaglieri, da dove era tornato decorato con tre medaglie di bronzo. Giornalista, direttore de L’Intrepido e de La Lucchesia, fondatore e direttore de Il Popolo di Toscana, poi direttore di Gioventù Fascista, fondatore del Fascio di Lucca. Aveva partecipato alla Marcia su Roma al comando del gruppo legioni Lucchesia e Maremma, poi della piazza di Civitavecchia. Deputato, Commissario Straordinario di Forlì, membro del Direttorio Nazionale del PNF, organizzatore dei Fasci Giovanili di Combattimento, ispettore della Milizia Nazionale, presidente della Federazione Nazionale Arditi d’Italia, capo dei Gruppi Universitari Fascisti, quella di Carlo Scorza resta una personalità del Fascismo estremamente interessante.
 
Fonte art.
 
Di Emma Moriconi.
 
 

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