domenica 9 febbraio 2014

FOIBE: LE STRAGI NEGATE DEL GENOCIDIO ITALIANO.

 Di Mario Disisto.
 
Con la Legge 92 del 30 marzo 2004 in Italia è stato istituito nella giornata del 10 febbraio di ogni anno il "Giorno del ricordo", in memoria delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata.
 
 
 MOLA DI BARI – Non parlerò delle discriminazioni etniche ed ideologiche; non parlerò delle deportazioni e delle soppressioni; non parlerò dei tribunali improvvisati; non parlerò della revisione storica e dei racconti faziosi ed infamanti di chi, scrivendo, ha sconvolto la verità. Non lo farò perché lo dice la Storia! E non lo farò perché, spero, di tutto questo, di quanto ci è stato disonorevolmente negato, potranno finalmente leggere e sapere, fra i banchi delle future equanime nostre classi, le generazioni che verranno! Quello che farò è semplicemente rendere giustizia alle vittime, colpevoli solo di essere italiani, citando i motivi del vergognoso e lungo oblio e perché il negazionismo non è ancora dissolto. Quello che farò è chiedermi, per loro, dove eravamo mentre tutto si compiva, e quale inumano coraggio ci ha spinti, nel corso d’una già brutale guerra civile, a tale impietosa indifferenza!
Il silenzio storico è la risposta più semplice per non parlare di quanto accaduto, per evitare di ridiscutere l’inefficienza della sovranità nazionale e d’un trattato di pace, di fronte al quale il governo italiano è stato latitante ed inopportuno.
Il silenzio è d’obbligo per una giusta equazione fra il comunismo dell’Armata Rossa e quello dei “deviazionisti”. Il silenzio è necessario per coprire le responsabilità dei comunisti e del Partito Comunista Italiano, che ha voluto il passaggio della divisione “Natisone” alle dipendenze dell’esercito di liberazione sloveno.
Il silenzio serve a coprire l’incolumità degli ufficiali reinseriti nell’esercito italiano della costituenda repubblica, gli stessi per cui la Jugoslavia ne ha chiesto l’estradizione, perché accusati di crimini di guerra.
E dove erano gli anglo-americani, mentre si consumava la tragedia dei nostri connazionali, nei territori dei quali anche l’ora era tornata indietro, premonizione d’un futuro che non verrà, perché fosse uniforme a quella jugoslava? Dove erano i liberatori dell’Italia, mentre a Trieste si usciva di casa per comprare un tozzo di pane e non si faceva più ritorno? Dove erano gli alleati, mentre i nostri fratelli venivano prelevati dalle loro case, bastonati e spogliati dei pochi oggetti di famiglia, per poi scomparire nel nulla? Dove erano i pacificatori del mondo, mentre l’OZNA seminava il terrore nelle case e per le strade d’Italia? Dove erano gli angeli della salvezza, mentre i nostri martiri, legati tutti assieme da un unico filo di ferro e nelle mani un gravoso sasso, venivano “accompagnati” verso il calvario e poi scaraventati nelle foibe? Dove erano i redentori, mentre migliaia e migliaia di italiani venivano “trasferiti” nei campi di concentramento, dove chi non moriva perché fucilato, vi moriva di stenti? Dove erano gli italiani, mentre gli italiani morivano? Dove era il costituendo nuovo stato democratico italiano e dove è stato in tutti questi anni di silenzio?
Mai parole di scuse lo stato italiano proferì! Mai verità fu fatta per dare equa giustizia ai morti! Ancora oggi continua lo scellerato negazionismo di chi ha fatto della storia una narrazione faziosa, anche delle tragedie! Perché le tragedie, in Italia, non hanno, purtroppo, la stessa valenza! Perché le tragedie, in Italia, hanno sempre un interesse ed uno sporco colore politico da difendere e se a subirle sono coloro che non hanno un pensiero a noi comune, diventano legittime e necessarie, come i morti dell’Armir, il cui martirio, in nome della lotta politica, per il “migliore”, per Togliatti, erano doverosi, perché un antidoto al Fascismo.
L’Italia è il paese dove ci si assume il diritto di scegliere fra i morti, classificarli, consacrarli, ungerli come eroi o disprezzarli, odiarli oltre la morte, esecrarli. L’Italia è il paese dove dare una visione alterata degli avvenimenti, volta a minimizzare, giustificare e negare le atrocità compiute, assume le fattezze d’una responsabilità civile e morale!
Come il 27 gennaio, Giorno della Memoria, il 10 febbraio, il Giorno del Ricordo, è una data scolpita nella nostra coscienza. A nessuno è dato rimuoverla, perché la verità non può mai essere infoibata!

Fonte art.   http://www.lavipera.it  

Nessun commento:

Posta un commento

Commenti dai camerati.