Nella Giornata del ricordo parla solo il sindaco (che votò contro la sua istituzione). L’associazione: "Ci ha offeso"
Senza diritto di parola. Mai successo. Per gli esuli del Movimento nazionale Istria-Fiume-Dalmazia non era del tutto imprevisto il caso scoppiato sulle foibe, ma non per questo è meno doloroso.
Dicono proprio così: «Non era mai accaduto che non ci dessero la parola alla cerimonia - conferma il segretario Romano Cramer - è la prima volta che non ci fanno parlare, ci sentiamo umiliati». Ieri era il giorno dedicato per legge alla memoria della tragedia che si è consumata nell’immediato secondo dopoguerra ai danni delle popolazioni italiane che abitavano nei territori oggetto di una vera e propria pulizia etnica, condotta con ferocia dalle milizie comuniste di Tito. I massacri, in cui furono uccise decine di migliaia di persone, sono stati a lungo sottaciuti o negati. Fino alla istituzione di una giornata dedicata, appunto, al ricordo. Il Comune, che in qualche modo è tenuto a farlo, ha organizza una cerimonia in largo Martiri delle foibe. Ma il risultato, a detta delle associazioni di esuli è stata un’ulteriore ferita alla memoria delle famiglie vittime dell’eccidio. Non solo e non tanto per quel che ha detto il sindaco, quanto per il modo in cui la cerimonia è stata condotta: «Mi aspettavo un discorso giustificazionista come quello che ho sentito commenta Cramer- ma il resto per noi è inaccettabile, non abbiamo contestato come avrebbero fatto altri, noi siamo civili, ma i nostri morti non sono di serie B».
«Il sindaco - il racconto di Cramer- è arrivato a questa cerimonia organizzata così un po’ alla carlona,in modo frettoloso,ed era chiaro il suo intento di fare “toccata e fuga”. Ha calcando la mano sul fascismo più che sui reali responsabili della tragedia, e questo ce lo aspettavamo, ma soprattutto pochi secondi prima del suo intervento ho saputo dal suo ufficio di gabinetto che nessuno, oltre a lui, avrebbe avuto la parola. Non è mai successo. Il sindaco evidentemente è uno di quelli che predicano bene ma poi..».
Che Pisapia non tenesse particolarmente alla ricorrenza lo si poteva immaginare. Il precedente lo ha ricordato ieri Paola Frassinetti, deputata del Pdl:da deputato di Rifondazione Comunista,l’11 febbraio del 2004, Pisapia è stato uno dei 15 a votare contro la legge istitutiva. Sull’episodio di ieri si è scatenata una polemica. Il vicepresidente del Consiglio comunale, Riccardo De Corato, ha parlato di «un affronto,un’offesa grave agli esuli»e ha quindi annunciato un’interrogazione in Consiglio. Palazzo Marino ha cercato di correre ai ripari. «Non c’era condivisione delle associazioni sui possibili oratori che avrebbero dovuto alternarsi durante la commemorazione- si è difeso il Comune- Si è quindi ritenuto opportuno, con la piena condivisione delle stesse associazioni,che l’unico intervento fosse quello del sindaco». Ma la versione del sindaco non è confermata da tutti. Qualcuno preferisce non polemizzare, ma Cramer ribadisce: «Non è vero, avevano concordato tra noi chi doveva intervenire. Pisapia ora dovrebbe scusarsi».
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Fonte art.
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