«Spero che una cosa del genere non accada mai più». L'artista ancora scosso dalla contestazione subìta l’altra sera a Scandicci dal suo «Magazzino 18»
«Spero che una cosa del genere non accada mai più». Simone Cristicchi è ancora scosso dalla contestazione subìta l’altra sera a Scandicci dal suo «Magazzino 18». Per venti minuti lo spettacolo è stato sospeso e i contestatori sono saliti sul palco srotolando uno striscione con la scritta: «La storia non è una fiction». Le foibe, dunque, continuano a far paura e a scatenare dure reazioni.
«Spero che una cosa del genere non accada mai più». Simone Cristicchi è ancora scosso dalla contestazione subìta l’altra sera a Scandicci dal suo «Magazzino 18». Per venti minuti lo spettacolo è stato sospeso e i contestatori sono saliti sul palco srotolando uno striscione con la scritta: «La storia non è una fiction». Le foibe, dunque, continuano a far paura e a scatenare dure reazioni.
Stasera, intanto, Cristicchi sbarcherà al Teatro Vittoria di Roma con «Mio nonno è morto in guerra». Lo spettacolo è diverso ma la cornice storica resta la seconda guerra mondiale. Cristicchi afferma di stare tranquillo. Quello che lo preoccupa è il clima di tensione respirato a Scandicci. «Si è sfiorata la rissa - racconta l’artista - Mi è dispiaciuto soprattutto per gli anziani presenti in sala. Uno di loro stava per avere un infarto. È stato un gesto violento nei confronti degli spettatori che hanno pagato il biglietto».
Il cantante svela anche un retroscena della serata toscana. «Mi ha colpito la reazione di una vecchia esule istriana - prosegue - Si è alzata per andare a parlare con i contestatori. Alcuni di loro le hanno risposto che la signora non conosce la storia». Anche per fare chiarezza, in questi giorni viene pubblicato da Mondadori il libro «Magazzino 18 - Storie di esuli», in cui compaiono stralci del testo non compresi nella messinscena. «Il libro è importante perché aggiunge altri aneddoti sull’intera vicenda - spiega Cristicchi - Il testo teatrale è stato arricchito con l’aiuto di altri testimoni. Storie che non hanno trovato spazio nello spettacolo teatrale. Ci sono le vicende legate alla Risiera di San Sabba. È una storia che parla di dolore e ogni dolore ha la sua dignità».
A chi lo accusa di non parlare dei crimini commessi dai nazifascisti o di criminalizzare la resistenza, Cristicchi risponde: «Ho puntato i riflettori anche sul processo di italianizzazione e sui crimini compiuti durante la seconda guerra mondiale. Senza contare che nello spettacolo definisco la lotta di liberazione sacrosanta, necessaria e giusta. Quello che non faccio è giustificare le foibe. Porto sul palco le parole degli esuli».
Come se non bastasse, tutta questa attenzione nei confronti di «Magazzino 18» costringe lo spettacolo di Cristicchi ad andare in scena ogni sera con la Digos in sala. «Ogni sera è la stessa cosa con le forze dell’ordine che presidiano i teatri - prosegue - L’altra sera a Scandicci ho recitato con grande nervosismo. Anche ieri sera a Bergamo c’era la polizia e la Digos. Se penso che cose del genere non sono accadute neppure in Slovenia o a Trieste. Gli sloveni hanno fatto addirittura commenti positivi».
La serata di oggi si avvicina. Al Teatro Vittoria di Roma andrà in scena «Mio nonno è morto in guerra». Stesso protagonista ma, probabilmente, minori tensioni. «Non sono preoccupato - conclude Cristicchi - Nello spettacolo di Roma ci sono anche storie di partigiani e della resistenza». In attesa di lunedì 10 febbraio, quando la Rai manderà in onda «Magazzino 18». Chissà che nel Giorno del Ricordo Cristicchi non accetti anche l’invito del Consiglio comunale di Firenze e partecipi alla seduta.
Carlo Antini
Fonte art. http://www.iltempo.it
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