Per anni, secondo una persistente leggenda, Nettuno Giuseppe Romualdi, conosciuto meglio come “Pino”, fu ritenuto figlio naturale del Capo del Fascismo Benito Mussolini. Nato in una famiglia di Predappio, in provincia di Forlì, il 24 luglio del 1913, fu combattente nella Guerra di Etiopia in Africa Orientale Italiana nel 1939 ottenendo il primo incarico politico di rilievo come vicesegretario del Partito Nazionale Fascista a Gimma. Pino Romualdi, giornalista professionista, nel 1940, fu chiamato a dirigere il periodico forlivese “Il Popolo di Romagna”, ma poco dopo, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, si arruolò volontario e inviato sul fronte greco – albanese. L’otto settembre del 1943, Pino Romualdi, mentre si trovava a Venezia, aderì alla Repubblica Sociale Italiana, diventando funzionario del Partito Fascista Repubblicano a Forlì. Fu delegato al Congresso di Verona nel novembre del 1943 e nello stesso periodo diresse “La Gazzetta di Parma”. Segretario federale del partito divenne prima, Vicesegretario Nazionale e poi, Responsabile amministrativo dei fasci all’estero e oltremare. Per conto del Governo della Repubblica Sociale italiana, nell’aprile del 1945, trattò la resa con le truppe angloamericane. Al termine del conflitto fu processato e condannato a morte. Grazie all’amnistia di Palmiro Togliatti, all’epoca Ministro di Grazia e Giustizia e leader del Partito Comunista Italiano, fu comunque arrestato e imprigionato per circa otto mesi. Nel dicembre del 1946, Pino Romualdi fu tra i fondatori del Movimento Sociale Italiano e nel 1948 il primo Presidente del “Centro Nazionale Sportivo Fiamma”. Dal 1950 in poi fu sempre eletto alla Camera nelle liste del partito neofascista e nel 1970 appoggiò la politica del Segretario Nazionale, Giorgio Almirante, puntando alla fusione con il Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica e a una politica di allargamento verso il centro del Parlamento dando vita al Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale. Il nome della prima corrente del partito con a capo Pino Romualdi e seguito da Franco Petronio e Guido Lo Porto. All’inizio degli anni ottanta, Pino Romualdi, fu eletto come Parlamentare Europeo e componente della Commissione per il parere al Governo sui decreti da emanare in esecuzione dei trattati di Lussemburgo del 21 e 22 aprile del 1970 in materia di bilancio delle Comunità Europee, in sostituzione dei contributi finanziari degli stati membri con risorse proprie della comunità. L’undici giugno del 1984, a sorpresa, insieme al Segretario Nazionale Giorgio Almirante, si recò a rendere omaggio alla salma di Enrico Berlinguer, Segretario Generale comunista colpito da un ictus durante un comizio a Padova. Pino Romualdi morì il 21 maggio del 1988, un giorno prima di Giorgio Almirante. Alla camera ardente arrivarono numerosi esponenti comunisti come Nilde Lotti, Presidente della Camera e Giancarlo Pajetta, leader storico del Partito Comunista Italiano. Per i fondatori del Movimento Sociale Italiano si svolsero esequie comuni nella Capitale, in Piazza Navona. La salma fu tumulata nel cimitero di Predappio, vicino alla cripta di Benito Mussolini. Le memorie di Pino Romualdi scritte in clandestinità a Roma tra l’inverno del 1945 e la primavera del 1946, furono pubblicate dopo quasi mezzo secolo dalla loro redazione, con il titolo “Fascismo Repubblicano”. Offrivano una visione dall’interno del mondo composito che ruotava attorno al Partito Fascista Repubblicano, degli uomini e delle idee che animarono la classe dirigente della Repubblica Sociale Italiana.
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