Questa canzone è stata scritta negli anni '70 dal gruppo di musica alternativa gli ZPM. Il 13 marzo 1975 Ramelli era di ritorno alla sua abitazione, in via Amadeo a Milano; parcheggiato il suo motorino poco distante, in via Paladini, si incamminò verso casa. All'altezza del civico 15 di detta via Paladini Ramelli fu assalito da un gruppo di persone armate, si seppe in seguito, di chiavi inglesi, e colpito ripetutamente al capo; a seguito dei colpi ricevuti perse i sensi e fu lasciato esangue al suolo. Testimonianza resa durante il processo da Marco Costa: « Ramelli capisce, si protegge la testa con le mani. Ha il viso scoperto e posso colpirlo al viso. Ma temo di sfregiarlo, di spezzargli i denti. Gli tiro giù le mani e lo colpisco al capo con la chiave inglese. Lui non è stordito, si mette a correre. Si trova il motorino fra i piedi e inciampa. Io cado con lui. Lo colpisco un'altra volta. Non so dove: al corpo, alle gambe. Non so. Una signora urla: Basta, lasciatelo stare! Così lo ammazzate!" Scappo, e dovevo essere l'ultimo a scappare. »
Testimonianza resa durante il processo da Giuseppe Ferrari Bravo:
« Aspettammo dieci minuti, e mi parve un'esistenza. Guardavo una vetrina, ma non dicevo nulla. Ricordo il ragazzo che arriva e parcheggia il motorino. Marco mi dice:"Eccolo", oppure mi dà solo una gomitata. Ricordo le grida. Ricordo, davanti a me, un uomo sbilanciato. Colpisco una volta, forse due. Ricordo una donna, a un balcone, che grida:"Basta!". Dura tutto pochissimo...Avevo la chiave inglese in mano e la nascosi sotto il cappotto. Fu così breve che ebbi la sensazione di non aver portato a termine il mio compito. Non mi resi affatto conto di ciò che era accaduto. »
Pochi minuti dopo l'aggressione, un commesso vide il corpo coperto di sangue di Sergio Ramelli e allertò la portinaia del palazzo di via Amadeo dove il giovane abitava. La portinaia, riconosciuto Ramelli, avvertì la polizia e i soccorsi medici; un'autoambulanza portò d'urgenza Sergio Ramelli all'Ospedale Maggiore; lì fu sottoposto a un intervento chirurgico della durata di circa cinque ore allo scopo di ridurre i danni causati dai colpi inferti alla calotta cranica. Nel corso dell'assemblea consiliare al Comune che fece seguito all'aggressione di Ramelli, l'allora sindaco Aldo Aniasi dovette fronteggiare una turbolenta seduta nel corso della quale, a fronte della condanna istituzionale di prammatica dell'aggressione e alle risentite stigmatizzazioni dell'accaduto dei partiti di destra, vi fu, tra il pubblico presente, chi applaudì alla notizia del fatto e rivolse fischi al rappresentante del MSI che aveva in quel momento la parola.
Il decorso post-operatorio di Sergio Ramelli fu caratterizzato da periodi di coma alternati ad altri di lucidità e aggravato da una sopraggiunta broncopolmonite; le complicazioni cerebrali comunque indotte dall'aggressione lasciarono i sanitari dubbiosi sul recupero delle piene funzionalità fisiche di Ramelli, segnatamente l'uso della parola. Tuttavia, la morte sopraggiunse 48 giorni dopo l'aggressione, il 29 aprile 1975.
Camerata Sergio Ramelli presente .
Testimonianza resa durante il processo da Giuseppe Ferrari Bravo:
« Aspettammo dieci minuti, e mi parve un'esistenza. Guardavo una vetrina, ma non dicevo nulla. Ricordo il ragazzo che arriva e parcheggia il motorino. Marco mi dice:"Eccolo", oppure mi dà solo una gomitata. Ricordo le grida. Ricordo, davanti a me, un uomo sbilanciato. Colpisco una volta, forse due. Ricordo una donna, a un balcone, che grida:"Basta!". Dura tutto pochissimo...Avevo la chiave inglese in mano e la nascosi sotto il cappotto. Fu così breve che ebbi la sensazione di non aver portato a termine il mio compito. Non mi resi affatto conto di ciò che era accaduto. »
Pochi minuti dopo l'aggressione, un commesso vide il corpo coperto di sangue di Sergio Ramelli e allertò la portinaia del palazzo di via Amadeo dove il giovane abitava. La portinaia, riconosciuto Ramelli, avvertì la polizia e i soccorsi medici; un'autoambulanza portò d'urgenza Sergio Ramelli all'Ospedale Maggiore; lì fu sottoposto a un intervento chirurgico della durata di circa cinque ore allo scopo di ridurre i danni causati dai colpi inferti alla calotta cranica. Nel corso dell'assemblea consiliare al Comune che fece seguito all'aggressione di Ramelli, l'allora sindaco Aldo Aniasi dovette fronteggiare una turbolenta seduta nel corso della quale, a fronte della condanna istituzionale di prammatica dell'aggressione e alle risentite stigmatizzazioni dell'accaduto dei partiti di destra, vi fu, tra il pubblico presente, chi applaudì alla notizia del fatto e rivolse fischi al rappresentante del MSI che aveva in quel momento la parola.
Il decorso post-operatorio di Sergio Ramelli fu caratterizzato da periodi di coma alternati ad altri di lucidità e aggravato da una sopraggiunta broncopolmonite; le complicazioni cerebrali comunque indotte dall'aggressione lasciarono i sanitari dubbiosi sul recupero delle piene funzionalità fisiche di Ramelli, segnatamente l'uso della parola. Tuttavia, la morte sopraggiunse 48 giorni dopo l'aggressione, il 29 aprile 1975.
Camerata Sergio Ramelli presente .
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