domenica 27 aprile 2014

Che vergogna il coro “A morte i due marò” intonato dagli idioti del “Bella Ciao”

E’ accaduto ieri 25 aprile, giornata in ricordo della liberazione e proprio nella città di Pisapia, in Piazza del Duomo alcuni manifestanti hanno intonato un coro shock davanti a dei militari che si occupano dei controlli anti-terrorismo all’entrata del Duomo: “Ale-oo a morte i due marò”. Un vergognoso, quanto inaudito e fuori luogo ritornello, intonato a gran voce da esponenti idioti dell’estrema sinistra e dei centri sociali mentre sventolavano le bandiere dei No Tav e non quelle tricolore.
Come avrete modo di vedere nel video sottostante, un ragazzo suona un tamburo, un altro mulina le braccia nell’aria tenendo il tempo e quando si accorgono di essere filmati cercano di allontanare l’operatore con dei gesti.
Immediato l’intervento di Carlo Fidanza, eurodeputato di Fratelli d’Italia, che rivolgendosi direttamente al “reuccio” di
palazzo Marino, ha riferito: “Scene ignobiliChi ha cantato oltre a ignobile è pure vigliacco, perché aveva il volto coperto.  Scene che spero facciano rabbrividire pure i politici di sinistra che partecipavano al corteoAdesso parli Pisapia, non con una generica frase di circostanza ma con una vera e propria presa di posizione, che condanni senza mezzi termini questo indegno coro. Pisapia oggi faccia il sindaco di tutti e non solo di una parte”.
A Fidanza gli fa eco l’ex voce sindaco Riccardo De Corato,che parla senza mezzi termini“Ci auguriamo che Pisapia condanni e stigmatizzi gli odiosi cori urlati in Piazza Duomo dai soliti arcinoti aderenti dei Centri Sociali” .
Carissimi indegni italiani di sinistra che a priori condannate chiunque non sia pari ed eguale a voi, potevate risparmiarvi quel vile coro; sia chiaro, e lo dico con molta onestà e rispetto, che nessuno può anticipare sentenze e qualora, i due fucilieri della Marina Militare italiana, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, dovessero essere riconosciuti colpevoli, pagheranno.

http://orgoglioitaliano355.altervista.org 
Fonte art. 

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