Procede a passi spediti l’islamizzazione dell’Europa. La Pasqua è passata ma quest’anno in Belgio, le scuole non hanno chiuso per la vacanze “pasquali”, ma per le “vacanze di primavera”. Da quest’anno infatti in Belgio, sarà vietato chiamarle “pasquali”: sarà obbligatorio chiamarle con il nuovo aggettivo “primaverili”. L’ennesimo esempio di neolingua che non poteva non arrivare da un paese artificiale e cuore dei fanatici dell’Unione Europea.
A stabilirlo è una circolare ministeriale che recepisce un decreto governativo di giovedì scorso concernente la materia delle festività nel mondo della scuola.
Così il congedo di Ognissanti a novembre si chiamerà “congedo di autunno”, le vacanze di Natale diventano le “vacanze d’inverno” e il Carnevale viene messo in un angolo per fare spazio a un “congedo di relax”. Sarebbe ridicolo, non fosse tragico.
La giustificazione è sempre quella della “laicità” delle istituzioni pubbliche che non devono “urtare” gli immigrati.
Insomma, la Pasqua è abolita in Belgio, ma solo nel nome. Come i Cristiani al crepuscolo dell’Impero infatti, i nuovi sacerdoti della religione multietnica sanno bene che “abolire le feste” creerebbe una reazione popolare, e allora le si “sostituisce”. E’ un metodo molto più raffinato di rubare l’identità ad un popolo. E così, come la festa del Sole Invictus divenne il Natale cristiano, così oggi la Pasqua, diventa “festa di primavera”. E’ con la manipolazione della lingua che si distorce la realtà.
Gli identitari hanno denunciato l’ennesimo tentativo di distruggere l’identità cristiana del Belgio ma il governo ha deciso e i leader islamici, sempre più presenti nel dibattito politico belga, plaudono.
A stabilirlo è una circolare ministeriale che recepisce un decreto governativo di giovedì scorso concernente la materia delle festività nel mondo della scuola.
Così il congedo di Ognissanti a novembre si chiamerà “congedo di autunno”, le vacanze di Natale diventano le “vacanze d’inverno” e il Carnevale viene messo in un angolo per fare spazio a un “congedo di relax”. Sarebbe ridicolo, non fosse tragico.
La giustificazione è sempre quella della “laicità” delle istituzioni pubbliche che non devono “urtare” gli immigrati.
Insomma, la Pasqua è abolita in Belgio, ma solo nel nome. Come i Cristiani al crepuscolo dell’Impero infatti, i nuovi sacerdoti della religione multietnica sanno bene che “abolire le feste” creerebbe una reazione popolare, e allora le si “sostituisce”. E’ un metodo molto più raffinato di rubare l’identità ad un popolo. E così, come la festa del Sole Invictus divenne il Natale cristiano, così oggi la Pasqua, diventa “festa di primavera”. E’ con la manipolazione della lingua che si distorce la realtà.
Gli identitari hanno denunciato l’ennesimo tentativo di distruggere l’identità cristiana del Belgio ma il governo ha deciso e i leader islamici, sempre più presenti nel dibattito politico belga, plaudono.
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