domenica 20 ottobre 2013

Un razzismo politicamente corretto: quello contro i tedeschi.

 
Fonte: Arianna Editrice
Tutti hanno ormai sentito parlare del “caso Priebke”. Per forza, visto che il “caso”, o la “questione”, com’è di norma in simili situazioni unilateralmente controllate a livello mediatico, non è la persona, il partito, il paese eccetera da cui viene preso lo spunto.
Si ripete a pappagallo “questione palestinese”, “questione irachena”, “questione siriana” e così via, oppure “caso Tizio”, “caso Caio, “caso Sempronio” (si pensi al recente “caso Barilla”).
Così, anche questo signore tedesco di cent’anni è diventato un “caso”. Ma il caso sono sempre Loro: cioè chi, sfruttando una vittoria militare risalente a settant’anni fa, prosegue imperterrito nella medesima direzione, ovvero verso un dominio planetario al quale non deve sottrarsi nessuno.
Si tratta di un totalitarismo più pervasivo di quello da essi attribuito ai nemici di un tempo, perché se si analizzano tali “casi” e “questioni” se ne ricava l’evidente certezza che il dominio che Lorsignori intendono imporre mira alla conquista dei corpi, delle menti e degli spiriti, nulla dovendo venir meno al loro controllo.
Così, se per certi versi è preliminarmente necessaria la conquista manu militari di un territorio, l’altra chela della medesima tenaglia lavora per influenzare pesantemente la mentalità, in ogni modo e senza alcuno scrupolo. Pertanto, ogni ambito della cosiddetta “cultura”, per non parlare dell’industria del “divertimento”, viene utilizzato per veicolare messaggi a senso unico che, sebbene possano apparire diversificati, lavorano solidalmente e coerentemente nella direzione della creazione d’un tipo umano compiutamente “democratico” ed informato secondo precisi riferimenti e valori.
Loro, ovviamente, si tengono ben occultati agli occhi della massa, spargendo cortine fumogene e ricorrendo a consumati giochi di prestigio, ma se uno – probabilmente miracolato - diventa un po’ scafato si accorge che dietro tutti questi “casi” e queste “questioni” ci sono sempre Loro. Il “caso”, la “questione”, insomma, sono Loro.
Ora, di tutta la vicenda che ha fatto seguito alla morte del capitano delle SS Erich Priebke, ed anche di quella che l’ha preceduta (altrimenti non si capisce la canea post mortem), non vogliamo occuparci in questa sede. Altri, più informati e perciò inattaccabili del sottoscritto, hanno scritto e scriveranno, spiegandola nel dettaglio e nel suo significato complessivo.
La faccenda si presta però ottimamente per comprendere la mentalità dei suddetti Lorsignori: emerge con una palmare evidenza che, al di là di quello che se ne può pensare (ma una “opinione” rispettabile bisognerebbe farsela solo dopo essersi informati bene), questo sistema, quest’ordine uscito dalla Seconda guerra mondiale, questa cosiddetta “civiltà moderna” che dall’ultimo dopoguerra non ha più trovato freni ha bisogno del “Male Assoluto”, del Kattivo con la “kappa”, come l’aria da respirare.
Senza, non ce la fa. Annaspa, boccheggia, va in debito d’ossigeno e soffoca.
Ecco perché ogni santo giorno c’è un “caso”, al centro del quale viene posto il malcapitato di turno messo alla berlina e al pubblico ludibrio. Per ostentare di fronte ad un pubblico disinformato e perciò raggirato: “Ecco, noi siamo il Bene, state con noi perché ogni alternativa sarà solo peggiore”.
Non passa giorno che non si scovi un “omofobo”, un “revisionista”, un “misogino”, un “fascista”, un “antisemita”, un “razzista”. E i media, controllati a senso unico, servono esattamente a questo. Senza quest’apparato di rincoglionimento e di traviamento delle coscienze, di plagio delle mentalità e d’indirizzamento unilaterale del tanto decantato “senso critico”, non andrebbero da nessuna parte, e, anzi, il re sarebbe nudo, rivelandosi per quello che è: un ordinamento disumano contrario alle “leggi di natura” poste da Dio, che sbandierando obiettivi fasulli impone ritmi disarmonici e stili di vita completamente sbagliati, col tipo umano “democratico” che somiglia sempre più ad una scimmia, inverando al contrario la “teoria dell’evoluzione”.
Ma c’è di peggio. Ogni volta che viene inventato di sana pianta un “caso”, l’odio fomentato attraverso delle vere e proprie centrali giunge a livelli parossistici. E se l’odio è il contrario dell’amore, è chiarissimo chi e che cosa muove chi semina odio e di questo si nutre per raggiungere i propri obiettivi.
Quest’odio giunge ad un punto tale che si ha l’impressione che a costoro, arrivati ad un certo punto, non basti neanche più. Oltre un certo limite, non riescono a  suscitarne nella quantità voluta, al che li vedi con le bave alla bocca, quasi accecati dallo stesso stato d’animo che hanno prodotto e diffuso. Che cosa può significare, in effetti, la ferocia con cui si vuol vedere il “caso” di turno praticamente rovinato su tutta la linea, maledetto e vituperato anche da morto?
C’è qualcosa di molto sospetto e torbido che muove tutto ciò. E dovremmo tutti quanti guardarci bene dal non fare la stessa misera fine di Lorsignori.
Detto ciò, veniamo al particolare che mi ha indotto a scrivere.
Ieri è stata diffusa l'ultima intervista filmata di Erich Priebke, o meglio uno stralcio di circa 4 min., che riassume l'argomento della sua autobiografia "Vae Victis". La versione intera sarà messa a disposizione in seguito, fanno sapere.
L'Ansa ha proposto sia il beve filmato che una trascrizione di alcune parti. La trascrizione comincia così: "Il Gap, i comunisti italiani, fecero attentato contro compagnia polizia tedesca [grassetto mio], erano uomini dell'Alto Adige, dunque italiani. Sapevano che dopo l'attentato viene la rappresaglia".
Eppure Priebke, che - si mormora da qualche parte – aveva agito di concerto coi servizi segreti italiani (1), parlava perfettamente l'italiano.
Difatti, se si ascolta la video-intervista
(http://www.ansa.it/web/notizie/videogallery/italia/2013/10/17/video-testamento-Erich-Priebke_9477775.html), si può ascoltare l'ex militare tedesco che dice: "I Gap, comunisti italiani, hanno fatto un attentato contro una compagnia della polizia tedesca [grassetto mio]... Tutti uomini dell'uomini dell'Alto Adige... vuol dire cittadini italiani. Questo attentato fu fatto sapendo loro che dopo l'attentato viene la rappresaglia".
Ecco dove si arriva per falsificare, raggirare e gettare discredito. Siamo al tedesco dei film di Hollywood, che parla come gli Strurmtruppen!
Questo razzismo antitedesco è profondo e radicato in Italia. Quasi tutti pensano che i tedeschi siano “freddi”, anche se non ne hanno mai conosciuto uno. La loro lingua, poi, è “dura”, ma se si va oltre ai “nein!”, “achtung!” e “kaputt!” di qualche pellicola hollywoodiana, dubito che in giro si abbia cognizione della lingua di Goethe. Un altro luogo comune è che sono “repressi”, e per questo quando vengono in Italia “diventano incivili”. Poi naturalmente sono tutti dei cripto-nazisti (con tutto quel che ne consegue, secondo l’immaginario imperante), quindi, senza alcun senso del ridicolo, si mettono in giro immagini della Merkel coi “baffetti” e si dà la colpa della “crisi” alla Germania, che in fondo resta sempre… un Terzo Reich camuffato!
Si potrebbe andare avanti  un bel po’, ma questo breve campionario basta per dimostrare come un “razzismo” antitedesco sia accettato ed accettabile, mentre se per disavventura uno si azzarda a dire la sua sui comportamenti di elementi di una delle etnie che compongono la novella – ed aprioristicamente positiva - categoria dei “migranti”, per non parlare dei rom o degli ebrei, scatta immediatamente l’anatema e ci si scatena nella gara a prendere le distanze, condannare e, possibilmente, sanzionare in qualche modo “l’eretico”.
Ecco, non credo che questo sia giusto né corretto, né degno di una “civiltà” che ad ogni istante si proclama, per il tramite dei suoi ceti dominanti, “libera” e “tollerante”. Ma non c’è di che sorprendersi: ogni ordine difende se stesso coi mezzi che ritiene i più adatti, perciò, fintanto che farà brodo, dovremo rassegnarci a sopportare quest’insulto all’intelligenza e alla verità.


(1)    Così, potrebbe spiegarsi una strana ed incomprensibile "nota" diffusa ieri anche dai tg: "P.Chigi, servizi mai interessati del caso - La Presidenza del Consiglio precisa che i servizi di informazione per la sicurezza della Repubblica non sono mai stati interessati del caso Priebke".

              

Nessun commento:

Posta un commento

Commenti dai camerati.