«Siamo convinti più che mai. Veniamo sulla tomba di colui che ci ha dato civiltà, onore, rispetto e orgoglio. Deve essere un esempio e sostegno per ritornare a quelle origini altrimenti siamo nello sfascio totale». A 90 anni dalla Marcia su Roma, i nostalgici di Benito Mussolini che, come ogni anno il 28 ottobre, si sono presentati a Predappio, in Romagna. Una visita veloce alla villa in cui è nato il duce a Carpena, a pochi chilometri da Forlì; una foto ricordo nelle stanze con l'arredo lasciato da donna Rachele; il corteo con le bandiere tricolore, i simboli fascisti e i saluti romani; il rosario farcito di discorsi filo-razzisti del padre spirituale don Giulio Tam; e l'omaggio alla tomba del duce. Tra i nostalgici di destra vestiti di nero, anche famiglie con i bambini, qualche reduce e tanti giovani. «Non abbiamo un conto preciso dei partecipati, ma ne stimiamo circa cinquemila» spiega uno degli organizzatori intento a distribuire corone del rosario ai militanti. C'è anche un nostalgico col fez che, alla domanda "per chi vota", risponde convinto: «Beppe Grillo».
«Gli islamici ci danno un esempio grande, si fanno saltare in aria per la fede. Tutti i nostri camerati ci stanno guardando dal cielo. È arrivata l'immigrazione, adesso tocca a voi difendere il Paese. Dobbiamo attirare le forze divine per fare le prossime battaglie: è un dovere di ogni italiano difendere la propria patria» urla dal microfono don Giulio Tam, che non può celebrare la messa al sacrario di Mussolini perché scomunicato dalla Chiesa cattolica. Il sacerdote vicino ai lefebvriani, che fu candidato alle elezioni europee nel 2009 con Forza Nuova, si è scagliato contro la «politica liberale» degli ultimi anni in Italia ed è interrotto più volte al grido di «duce, duce».A Predappio è "tutto esaurito": alberghi, ristoranti, negozi con i souvenir di Mussolini. Ma l'appuntamento, come dimostra il dispiegamento di forze dell'ordine lungo la strada, preoccupa gli amministratori locali: alla vigilia dell'anniversario non sono mancate le polemiche, quest'anno in particolare dopo la scelta del sindaco del piccolo comune, Giorgio Frassineti (del Pd) di far pagare una tassa di 30 euro a tutti i pullman in arrivo. «In dieci anni mai una discussione - spiega Domenico Morosini che assieme alla moglie gestisce il centro di ricerca dentro Villa Mussolini - perché tutti vengono proprio a Predappio? Perché cercano un leader che purtroppo ormai non c'è in Italia». Quella di Mussolini «è la terza tomba più visitata al mondo, con centomila persone l'anno. Qui non facciamo politica, anche se c'è chi vorrebbe».
«Gli islamici ci danno un esempio grande, si fanno saltare in aria per la fede. Tutti i nostri camerati ci stanno guardando dal cielo. È arrivata l'immigrazione, adesso tocca a voi difendere il Paese. Dobbiamo attirare le forze divine per fare le prossime battaglie: è un dovere di ogni italiano difendere la propria patria» urla dal microfono don Giulio Tam, che non può celebrare la messa al sacrario di Mussolini perché scomunicato dalla Chiesa cattolica. Il sacerdote vicino ai lefebvriani, che fu candidato alle elezioni europee nel 2009 con Forza Nuova, si è scagliato contro la «politica liberale» degli ultimi anni in Italia ed è interrotto più volte al grido di «duce, duce».A Predappio è "tutto esaurito": alberghi, ristoranti, negozi con i souvenir di Mussolini. Ma l'appuntamento, come dimostra il dispiegamento di forze dell'ordine lungo la strada, preoccupa gli amministratori locali: alla vigilia dell'anniversario non sono mancate le polemiche, quest'anno in particolare dopo la scelta del sindaco del piccolo comune, Giorgio Frassineti (del Pd) di far pagare una tassa di 30 euro a tutti i pullman in arrivo. «In dieci anni mai una discussione - spiega Domenico Morosini che assieme alla moglie gestisce il centro di ricerca dentro Villa Mussolini - perché tutti vengono proprio a Predappio? Perché cercano un leader che purtroppo ormai non c'è in Italia». Quella di Mussolini «è la terza tomba più visitata al mondo, con centomila persone l'anno. Qui non facciamo politica, anche se c'è chi vorrebbe».
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