Torino 1970 - appello alla militanzaavanti con Ordine Nuovo
DISCORSO SUL COSTUME
Poiché Ordine Nuovo ha scelto il metodo dell’azione rivoluzionaria, il metodo che richiede, al massimo grado, sia intelligenza che senso e tempismo politico, é doveroso affrontare un argomento utilissimo a decantare il nostro bagaglio di quanto vi é ancora di accessorio, di incoerente. Si tratta insomma di esaminare, ancora una volta, per definirlo, quanto nel Fascismo vi fu di stile e quanto di costume: di respingere il secondo per valorizzare il primo. Ciò non per velleità, bensì per la chiara comprensione di ciò che ci si attende da noi: il che non vuol dire che dobbiamo accontentare qualcuno a tutti i costi; vuol dire semplicemente che siamo convinti di una verità lapalissiana: ogni costume é caratteristico di un’epoca e perciò riteniamo una remora l’ancoraggio ad espressioni che se avevano una ragion d’essere in un ben preciso contesto, oggi quella ragione non hanno più.
Del costume fanno parte le manifestazioni coreografiche, i contraddittori formalismi egualitari di contro all’inquadramento gerarchico, certo populismo e travaglismo caratteristici delle venature socialistiche inerenti ad ogni regime di massa.
Del costume fanno parte ancora teschi e bombe a mano, pugnali e saluti a braccio teso (più o meno fuori ordinanza), il voi, il lei, il tu usati come espressione di conformismo o di anticonformismo.
Tutto ciò é estraneo allo stile, ossia a ciò che noi intendiamo esprimere. É noto che taluni individui del costume, cioè degli aspetti puramente formali, che noi vogliamo scrollarci di dosso, ne facciano invece un pregio, sicché un uomo che sia capace degli atteggiamenti più caratteristici del costume si ritiene spesso “uomo di sicura fede”, anche se poi non é capace -nella sua limitatezza mentale- di portare la “sua pietra al cantiere”, o “far la guardia al bidone di benzina”.
Al contrario un uomo anticonformista di granitica fede e di vivace intelligenza, ma che rifugga dall’esteriorità, è considerato poco meno che un eretico o un tiepido, quando invece potrebbe essere un valido elemento nella lotta di oggi per l’affermazione della nostra idea.
É stile nostro, invece, quel “realismo eroico” che mira con lucidità cristallina all’essenziale in tutto.
Culto della verità, azione non fine a sé stessa, ma mirante ad un fine predeterminato, e non da impulsi emotivi; fedeltà ad un’idea ed a coloro che la incarnano; adesione a principî di ordine, di disciplina, di gerarchia ed ancora amore per la lotta anche se ad armi impari; ripudio di ogni imbelle ed utopistico pacifismo e certezza della benefica e naturale ineguaglianza degli uomini.
Tra stile e costume la scelta deve essere univoca.
Uomini in una “società di uomini”: facitori di storia e non di aneddoti. Uomini in possesso di quella tanto disindividualizzata personalità, da essere assunti come “tipo”; da essere additati da chiunque, a prima vista, come “uomini del movimento nazionalrivoluzionario”.
Con questo, speriamo di aver chiarito una volta per tutte l’atteggiamento e le finalità da conseguire.
Centro Studi Ordine Nuovo
(Segreteria Pino Rauti)
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