Alcuni docenti costringono dei bambini a cantare le note più care ai partigiani italiani della seconda guerra mondiale
Inculcare una visione politica a tutti i costi. Costringere dei bambini a cantare le note più care ai partigiani italiani della seconda guerra mondiale. Succede a Merano, dove a scagliarsi contro la decisione di far intonare ‘Bella Ciao’ tra i banchi è Mauro Minniti, fra i promotori del Movimento per AlleanzaNazionale. “Trovo una partigianeria eccessiva e gratuita insegnare nelle scuole a Merano ‘Bella ciao’ – afferma Minniti – non si può inculcare ai ragazzi delle scuole medie una canzone con un forte significa politico”.
Le voci che la canzone in questione viene insegnata presso le scuole “Luigi Negrelli” sono circolate in questi giorni e “se confermate – aggiunge Minniti – non si può non considerare il fatto una inopportunità didattica ma anche un modo discutibile di sfruttare l'Istituzione scolastica per fini partitici ed ideologici, vista la caratterizzazione politica che la canzone stessa ha per quanto le strofe originali fossero rivolte ad altre realtà, quale quella delle mondine che andavano al fiume a lavare i panni. Allo stesso modo - conclude l’esponente politico - si potrebbe insegnare anche ‘Giovinezza’, considerato il significato della canzone, ovvero un inno goliardico degli studenti universitari, canzone certamente molto più affine peraltro al periodo studentesco vissuto da un qualsiasi giovane”.
Purtroppo quello di Merano non è un caso isolato: sono diversi infatti i professori che costringono gli alunni a intonare l’inno partigiano, non curanti di quelli che possono essere gli ideali politici degli stessi ragazzi e delle famiglie. La scuola dovrebbe insegnare altro, peccato che, con una classe dirigente che si preoccupa ancora oggi di ‘formare’ antifascisti, è difficile.
Le voci che la canzone in questione viene insegnata presso le scuole “Luigi Negrelli” sono circolate in questi giorni e “se confermate – aggiunge Minniti – non si può non considerare il fatto una inopportunità didattica ma anche un modo discutibile di sfruttare l'Istituzione scolastica per fini partitici ed ideologici, vista la caratterizzazione politica che la canzone stessa ha per quanto le strofe originali fossero rivolte ad altre realtà, quale quella delle mondine che andavano al fiume a lavare i panni. Allo stesso modo - conclude l’esponente politico - si potrebbe insegnare anche ‘Giovinezza’, considerato il significato della canzone, ovvero un inno goliardico degli studenti universitari, canzone certamente molto più affine peraltro al periodo studentesco vissuto da un qualsiasi giovane”.
Purtroppo quello di Merano non è un caso isolato: sono diversi infatti i professori che costringono gli alunni a intonare l’inno partigiano, non curanti di quelli che possono essere gli ideali politici degli stessi ragazzi e delle famiglie. La scuola dovrebbe insegnare altro, peccato che, con una classe dirigente che si preoccupa ancora oggi di ‘formare’ antifascisti, è difficile.
Carlotta Bravo
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