IL VIAGGIO A EL ALAMEIN NEL SETTANTESIMO DELLA BATTAGLIA.
Dal Sito I Trecento.
El Alamein, 16 settembre 1942. Sulle aride sabbie del deserto egiziano sta per esplodere la più sanguinosa, eroica ed impari terza e finale battaglia di El Alamein. Battaglia che fermerà l’avanzata delle truppe italotedesche verso Alessandria e segnerà l’inizio della fine della campagna d’Africa e di fatto, assieme alla battaglia di Stalingrado, rappresenterà un punto di svolta del secondo conflitto mondiale. Prima di proseguire una precisazione è d’obbligo, e la si capirà bene proseguendo la lettura di questo viaggio diventato diario dei giorni più significativi sui luoghi del fronte meridionale dove combatté la Folgore, l’Ariete e la Pavia. Nessuna parola è tinta artificiosamente di retorica; il generale tedesco Erwin Johannes Eugen Rommel (1891 – 1944) parlando dei nostri soldati disse una frase incisa nella pietra del Sacrario dei Caduti Italiani a El Alamein: “Il soldato tedesco ha stupito il mondo, il bersagliere italiano ha stupito il soldato tedesco”. Gli inglesi, soldati spesso senza troppa pietà per i nemici prigionieri, dopo l’ultima battaglia e l’eroica resistenza della Folgore, ne presero atto, consentendo ai pochi soldati italiani superstiti l’onore delle armi. Partiti dall’Italia in 5.000, nel tenere le posizioni senza arretrare di un metro e smettendo di combattere solo dopo aver finito viveri e munizioni, della Folgore rimasero tra ufficiali e truppa, in 304. Winston Churchill, 21 novembre 1942, durante il discorso alla Camera dei Comuni a Londra disse: “Dobbiamo davvero inchinarci, davanti ai resti di quelli che furono i Leoni della Folgore”. Segni di rispetto per il valore dei nostri soldati che sono rimasti nella storia. A formare il contingente italiano impegnato nell’ultima battaglia di El Alamein (23 ottobre 3 novembre 1942) 2 Armate. Il X Corpo d’Armata italiano (generale Enrico Frattini ad interim dopo la morte del generale Ferrari-Orsi durante una ispezione alle linee, poi sostituito dal generale Nebbia) era composto dalla 17ª Divisione fanteria “Pavia” (generale Nazareno Scattaglia), 27ª Divisione fanteria “Brescia” (generale Brunetto Brunetti), 185ª Divisione Paracadutisti “Folgore” (generale Enrico Frattini), 9º Reggimento Bersaglieri (su due battaglioni autotrasportati XXVIII e LVII), il XLIX gruppo di artiglieria pesante campale da 105/28, il CXLVII gruppo di artiglieria pesante campale da 149/28, il XXXI battaglione guastatori d’Africa (comandato dal maggiore Paolo Caccia Dominioni), il X battaglione genio artieri, il X battaglione collegamenti, il XX Corpo d’Armata Motocorazzato italiano (generale De Stefanis), 132ª Divisione corazzata “Ariete” (generale Arena), 133ª Divisione Corazzata “Littorio” (generale Bitossi), 101ª Divisione Motorizzata “Trieste” (generale La Ferla). L’atro era il XXI Corpo d’Armata italiano (generale Gloria, poi sostituito da Navarini rientrato dall’Italia il giorno successivo all’arrivo di Rommel), composto dalla 25ª Divisione fanteria “Bologna” (generale Gloria), 102ª Divisione motorizzata “Trento” (generale Masina) e la 136°Divisione Corazzata Giovani Fascisti (generale Di Nisio) che pur distintasi in precedenti battaglie rimase a presidiare l’oasi di Siwa per evitare un eventuale aggiramento inglese dello schieramento difensivo e non partecipò ai combattimenti di El Alamein.
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