L’ex presidente della Camera costretto a mollare auto blu e guardie armate. Dalle immersioni proibite all’hotel in Toscana fino alle Iene. Quanti scivoloni
Esistono due ragioni per gioire del fatto che Gianfranco Fini, dallo scorso 22 agosto, non possa più contare su autista, scorta e auto di servizio. La prima è in ossequio alla filosofia di contrasto ai privilegi dei politici (ex o in carica), ai costi, eccetera eccetera. La seconda è in solidarietà all’ex Presidente della Camera: negli ultimi anni, infatti, la consistente dotazione di auto e agenti a sua protezione gli ha generato una quantità di grane diventata epopea narrativa e parte della storia politica recente.
Esistono due ragioni per gioire del fatto che Gianfranco Fini, dallo scorso 22 agosto, non possa più contare su autista, scorta e auto di servizio. La prima è in ossequio alla filosofia di contrasto ai privilegi dei politici (ex o in carica), ai costi, eccetera eccetera. La seconda è in solidarietà all’ex Presidente della Camera: negli ultimi anni, infatti, la consistente dotazione di auto e agenti a sua protezione gli ha generato una quantità di grane diventata epopea narrativa e parte della storia politica recente.
A voler essere ancor più puntuti, l’estate è sempre stata complice infida di polemiche e scivoloni che hanno coinvolto Fini, e proprio in estate arriva l’ultima parola su tutto questo. Nemesi implacabile, stavolta definitiva. Era agosto, infatti, quando nel 2008 l’allora neopresidente della Camera, coltivando la sua passione per le immersioni subacquee si spinse fino a un’area protetta, riservata ad attività di carattere scientifico. Il luogo era vicino alla Costa dei Grottoni, isola di Giannutri. Legambiente fotografò sia lui sia la piccola imbarcazione dei Vigili del Fuoco che lo accompagnava. Ma per spegnere l’incendio delle polemiche bastò un comunicato del suo portavoce: «È stata una colpevole leggerezza».
Sempre d’estate, nel 2012, scoppiò la polemica del famoso albergo di Orbetello, all’Argentario. Un tre stelle dove erano state prenotate nove camere ad uso degli agenti a tutela del Presidente della Camera, in vacanza con la famiglia ad Ansedonia distante una decina di chilometri. Costo: circa 80mila euro al mese per un paio di mesi. Fini si difese affermando che la gestione scorte non spettava a lui, ma al ministero dell’Interno, e querelò chi aveva alzato il polverone. La Cancellieri rispose che sì, era del Viminale il compito in questione, ma tuttavia non rinunciò a una velata puntura di spillo dichiarando che «la sensibilità dei singoli deve entrare in sintonia con la sensibilità dei tempi». Della serie «a buon intenditor».
E poi ancora, capitolo macchine. Dalla Bmw (valore circa 100mila euro) di proprietà di Alleanza nazionale che, come scoprì Il Giornale , pur essendo già Presidente della Camera, Fini aveva nella sua personale disponibilità, fino al Van di proprietà di Montecitorio che – come scrisse Libero - fece riadattare per trasportare al mare le bombole da sub e i giocattoli per la prole (ah, maledetta estate!). Risultato? La Bmw fu restituita al disciolto partito dopo che Il Giornale aveva chiesto lumi al compianto Lamorte, mentre dai finestrini del Van fu scagliata una querela contro il quotidiano di Belpietro.
Il romanzo delle comodità finiane giunge fino a poco più di un anno fa, e sta tutto nelle immagini delle Iene. L’inviato in abito nero Filippo Roma tallona l’ex leader di An fin sotto l’ufficio di cui può usufruire in quanto ex Presidente della Camera, chiedendogli perché non rinuncia alla dotazione di uffici, autista, auto e scorta. Un po’ come ha fatto l’altro ex presidente Pier Ferdinando Casini. Niente, nessuna risposta, a parte il «buongiorno e buon lavoro» ripetuto come un mantra, ossessivamente, per l’intero servizio. E il trucchetto di Fini – peraltro non riuscito - di uscire da un ingresso posteriore per seminare le domande sgradite. Quindi, ora si scrive l’ultimo capitolo. Almeno, come narra Il Messaggero , ai funerali di Donato Lamorte, storico e rispettato esponente della destra che fu, non c’è stato alcun segno di ostilità verso l’ex capo da parte del suo ex popolo che notoriamente, in certe occasioni, non va tanto per il sottile (Fini lo sperimentò in prima persona ai funerali di Pino Rauti, lì sì che la scorta gli servì per davvero). E pazienza se nell’articolo commovente si ipotizza che a Fini è stata tolta la scorta perché a deciderlo è il Viminale guidato dal ministro Alfano che potrebbe (condizionale) tornare con Berlusconi. Ora sappiamo che ad accompagnare Fini senza più privilegi è - come un tempo - l’ex deputato Francesco Proietti Cosimi (detto Checchino), noto per il link, che gli ha fruttato parecchi guai, con Francesco Corallo, il re delle slot machine, spuntato qua e là nell’affaire di Montecarlo. Peccato. Ora Fini è più solo che mai. La scorta è finita, andate in pace.
Fonte art. http://www.iltempo.it
Pietro De Leo
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