mercoledì 1 ottobre 2014

L’EUROPA E’ LA PREDA , E’ LA TERRA DI CONQUISTA


Art camerata Marco Affatigato.

E così adesso è l’Esercito Islamico del Califfato che aspira a conquistare la “Città Eterna” : «Conquisteremo Roma, spezzeremo le sue croci, faremo schiave le sue donne col permesso di Allah, l’Eccelso», ha dichiarato il portavoce dello “Stato islamico”, Abu Muhamad al Adnani, in un comunicato multilingue apparso su Internet e diffuso dal quotidiano on line The Long War Journal. Niente di veramente nuovo sotto il sole. Infatti già Gheddafi lanciò il suo messaggio di jihad quando da Tripoli dichiarò che “ gli zoccoli dei cavalli berberi calpesteranno trionfanti il suolo di Roma” . Una “profezia” che parzialmente si è avverata , con l’invito di Berlusconi , ma che non haavuto il suo seguito – per fortuna – per la megalomania di Gheddafi che ha contrastato gli interessi teologici dei “Fratelli Musulmani” che , con l’aiuto dell’Occidente, l’hanno deposto ed ora hanno deposto , sempre con le armi, anche il “governo pro-occidentale” , confinandolo su una nave battente bandiera greca, Elyros, nel porto di Tobruk per poter così iniziare a dar vita ad un nuovo Califfato innanzi alle coste italiane. Però fa male ogni volta, sentirlo ripetere.
La coalizione militare costituitasi contro il Califfato d’Iraq e Levante ha davvero irritato i jihadisti, così ora afferma di voler far pagare un «prezzo elevato» a statunitensi, europei ed ai Paesi che li sostengano o in qualsivoglia maniera li aiutino. Il tutto, condito delle solite, terrificanti minacce. Abu Muhamad al Adnani, il portavoce dell’Esercito islamico, ai suoi seguaci non ha semplicemente ripetuto di sterminare gli “infedeli” ovunque si trovino – è il caso del turista francese assassinato in Algeria - ma ha dato più di uno “spunto” anche circa le modalità: «Piazzate l’esplosivo sulle loro strade. Attaccate le loro basi, fate irruzione nelle loro case. Troncare loro la testa. Che non si sentano sicuri da nessuna parte! Se non potete trovare l’esplosivo o le munizioni, isolate gli Americani infedeli, i Francesi infedeli o non importa quale altro loro alleato: spaccate loro il cranio a colpi di pietra, uccideteli con un coltello, travolgeteli con le vostre auto, gettateli nel vuoto, soffocateli oppure avvelenateli». Ma non basta: l’organizzazione musulmana è andata anche oltre ed ha alzato il tiro :a Nord di Falluja, per la precisione a Saqlawiya, l’Isis avrebbe sferrato un blitz con armi chimiche, gas cloro nello specifico, che ha provocato almeno 300 morti nelle fila dell’esercito iracheno sui 400 soldati presenti nel quartier generale, dove è stata fatta esplodere un’autobomba. La memoria, quella vera, è quella che non si confonde con la cattiva retorica. Non si fa un buon servizio alla pace e alla libertà, se non si chiamano le cose con il loro nome. L’Occidente e più precisamente la Francia e gli Stati Uniti d’America avevano accusato l’esercito di siriano di al Assad di utilizzare le “armi chimiche” per combattere la “ribellione” ed i “ribelli”. Assad ribatteva agli Occidentali che questo non era vero ed a riprova accettava la risoluzione dell’Onu riguardante lo smantellamento dei “depositi d’armi chimiche e biologiche” presenti sul territorio siriano, dichiarandosi “non responsabile” di quelle in mano ai “ribelli” che , secondo le sue fonti informative (e non solo) , ne facevano già uso ed erano gli artefici delle stragi per armi chimiche già perpetuate. Quanto è avvenuto a Saqlawiya è la dimostrazione di chi diceva il vero! E di chi ha oggi il possesso di queste armi e ne fa uso. Una situazione, che non ammette più incertezze, tentennamenti o colpevoli ritardi ma proprio il “politicamente corretto” oggi dominante impedisce che se ne faccia memoria in maniera autentica.
Con questi due atti, l’assassinio del turista francese in Algeria e l’utilizzo dell’arma chimica a Saqlawiya , la sveglia torna a suonare dura e implacabile e grida con il sangue che lo scontro di civiltà non è una leggenda, ma un dato drammatico, agitato e propagandato con abilità dalle forze oscure che, in questo momento, mirano a destabilizzare il Mediterraneo e a ridisegnare la carta del Medio Oriente. Che, poi, le vittime appartengano all’attore principale, ma non unico, di quella sceneggiatura, tutta del califfato americano, suona come un tragico richiamo a una più realistica visione della storia presente e dell’impossibilità di esportare l’idea occidentale di diritti e libertà là, dove mancano i presupposti storici e culturali che l’hanno generata e la sorreggono.
Anche se la stampa ufficiale non ne parla, preferendo in questo, come su molti altri temi di interesse internazionale, far propria la versione ufficiale della propaganda mondialista, il rovesciamento dei vecchi regimi, dittatoriali, ma sostanzialmente laici e con tratti di ispirazione socialista, ha aperto la strada alle forme peggiori della lettura teologica dell’Islam.
L’Occidente, che si presta a questo gioco, dovrebbe riflettere circa il fatto che la pretesa di esportare a ogni costo i propri modelli sociali è, questa sì, solo una forma velata di razzismo e disprezzo per le diversità culturali. Meglio prendere atto che la storia e la cultura di paesi e masse segnate da una “religione politica” come è l’Islam sono differenti e abituate a pensare la volontà di dialogo solo come una forma di debolezza. Ed è quel che è accaduto in Libia e in Egitto e le cui avvisaglie si potevano cogliere anche in Siria, dove i “ribelli” sono in maggioranza jihadisti provenienti da altri paesi islamici e dove la “primavera” si è manifestata soprattutto mediante la distruzione di chiese e monasteri della ben radicata minoranza cristiana e dando così inizio all’autunno del nostro Occidente, per la nostra Europa che non sa ritrovare le radici della nostra storia e della nostra identità, con quella fierezza dell’essere liberi.
E questo autunno, triste e indecoroso, è già cominciato nella totale indifferenza dell’Occidente rispetto alla denigrazione e alla distruzione sistematica dei propri simboli più vivi e fecondi, dal Crocifisso all’affermazione delle radici cristiane dell’Europa. La violenza islamica non manca, purtroppo, di ricordarci giorno dopo giorno quanto inutile e dannoso sia l’indifferentismo che stiamo spacciando per tolleranza e libertà d’opinione, lasciando aperta la domanda sul grande burattinaio che conducendo questo gioco sporco. Una domanda alla quale do già una risposta : un Europa debole rende forte solamente un altro Stato e modello di civiltà.


 

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