giovedì 16 ottobre 2014

KOBANE : QUELLO CHE NON SI DICE


Camerata Marco Affatigato.


Kobane, sapete, è quella città nell'estremo nord del territorio siriano, ai confini con la Turchia, che l’Esercito Islamico del Califfato sta assediando e conquistando piano piano, nonostante la resistenza dei curdi, che sono la maggioranza della popolazione (ma vi sono anche armeni, del resto siamo nella zona dove cent'anni fa i turchi li deportarono in terribili marce della morte durante il genocidio) e naturalmente anche arabi.
Ne parliamo troppo poco, non solo perché è praticamente certo che la sconfitta dei curdi porterà a una catastrofe umanitaria o, se vogliamo dire le cose con chiarezza, a un “genocidio locale” come avverte perfino l'Onu. Ma anche perché i curdi sono gli unici attori nella regione che praticano una qualche democrazia, non sono islamisti, non odiano le donne e i cristiani, insomma sono il solo fattore di modernità e tolleranza e meritano di essere difesi anche per questo. Ma ne parliamo poco anche per il loro aspetto “occidentale” : i curdi non piacciono affatto ai “pacifisti”, ai “progressisti” all'opinione pubblica che conta a Bruxelles e a Washington. E ne parliamo ancora poco dei curdi, che pure sono un popolo vero, differente dai suoi vicini per lingua, cultura ed etnia, stabilito da secoli sul suo territorio attuale, già riconosciuto dagli accordi successivi alla Prima Guerra mondiale, perché sciaguratamente abbandonati da Francia e Inghilterra dopo il riarmo turco.
Kobane , la città resiste ma i resistenti sono troppo pochi e male armati. Le armi promesse ai curdi dagli europei e anche dall'Italia non sono mai arrivate. I bombardamenti americani sono poco efficaci (forse anche perché, come ha dichiarato un esponente dell'amministrazione “Kobane non è una città strategica”; forse perché s’intende fare un favore ai turchi lasciando l’Esercito Islamico annientare la sacca di resistenza curda che potrebbe successivamente e certamente “dichiarare” la propria indipendenza; e forse anche perché Obama fa questa guerra contro voglia, come tutte le volte in cui si è trattato di fermare gli islamici legati ai Fratelli Musulmani).
Ma quello che è ancor più grave è che la Turchia ha aderito alla coalizione anti-esercito islamico, ha schierato il suo esercito dall'altra parte del confine che costeggia Kobane e coi potenti mezzi corazzati potrebbe facilmente rompere l'assedio e schiacciare i jihadisti dell’Esercito Islamico (che anche loro hanno mezzi corazzati) …ma si guarda bene dall'intervenire. Perché ? La risposta a questo “perché” è con un'altra domanda : perché dovrebbe la Turchia aiutare i curdi, i quali da decenni si ribellano contro il potere coloniale dello stato turco che nega loro autonomia, lingua e perfino l'identità, pretendendo di assimilarli a forza?
Perché i curdi sono oltre un terzo della popolazione dello stato di Turchia e rifiutano ostinatamente il privilegio di abbandonare la loro origine, il loro linguaggio, la loro cultura e trasformarsi in turchi; e del resto Greci, Armeni, Assiri e altre minoranze sanno bene che cosa significa lo status di minoranza nello stato turco, da quando esso è stato costretto ad abbandonare le sue ambizioni imperiali: la fuga o la morte.
Poi perché il governo turco ha allevato con le proprie mani lo Stato Islamico dei Fratelli Musulmani e favorisce il transito ai jihadisti che dall’Europa vogliano raggiungere le file dell’Esercito Islamico (sono migliaia di jahidisti sono passati dal suo territorio per raggiungere l'esercito islamista, che si trattasse di turchi o di europei), fornendo loro anche armi leggere; inoltre ne condivide l'ideologia islamista (e dunque l'oppressione dei diritti delle donne, l'intolleranza per le altre religioni, l'odio per la laicità) ed è giusto ricordare che Erdogan è un Fratello Musulmano che lascia che per le strade di Istanbul si vendano liberamente i materiali e la propaganda del Califfato.
Poi perché lo scopo della Turchia in Siria è di abbattere Assad, che pure era un suo alleato e “grande amico” fino a qualche anno fa. Come in altri campi della politica turca questo obiettivo è il frutto piuttosto irrazionale dello spirito di vendetta di Erdogan, fatto sta che lo Stato Islamico in teoria fa parte del fronte della ribellione ad Assad, anche se la fine del dittatore di Damasco è oggi un obiettivo assai secondario, e dunque per la Turchia è un alleato. Di qui il doppio gioco di Erdogan che ne fa oggi anche un alleato assai dubbio per l'America di Obama, che pure l'aveva individuato come il modello del suo compromesso storico con l'islamismo.
Allora la domanda da porsi è : chi appoggia davvero la Turchia ?
Diciamo che la Turchia si guarda bene dall'appoggiare davvero l'America e la Nato, ci cui fa parte, e cerca invece di negoziare dei vantaggi dalla sua posizione, come fece ai tempi della guerra del Golfo.
Dunque Kobane rischia di cadere presto, portando alla distruzione della zona semiautonoma curda ai confini fra Siria e Turchia che in questi anni era stata un'isola di relativa ragionevolezza in Siria e di lì poi vi è il rischio che la spinta jihadista si concentri su altre zone curde: questa volta in Iraq, in particolare Kirkuk, che è strategica, essendo la capitale di un grande distretto di produzione petrolifera.

 

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