Art. Camerata
Marco Affatigato.
La RAI-TV è una rete pubblica ed è quindi sottoposta al “Comitato di Vigilanza Rai” e alla normativa in vigore circa le “espressioni politiche” che da queste rete vengono diffuse. Ciò vuol dire che tanto spazio dato ad una parte politica, o espressione politica, altrettanto spazio deve imperativamente e per legge essere dato ad altra parte politica o espressione politica. Questa è anche una motivazione che rende la RAI-TV una rete, anzi LA RETE PUBBLICA e per il quale è previsto una TASSA da pagarsi per il mantenimento, la crezione di programmi e la loro diffusione e che comunemente viene chiamato , come agli inizi della sua storia, “canone di abbonamento”. E questa “tassa” la devono obbligatoriamente pagare (salvo contestazioni – giustificate o no , non spetta a me adesso dirlo) tutti i cittadini , qualsiasi opinione politia essi abbiano…ed è per questo che entrano in funzione il Garante ed il Comitato di Vigilanza al fine di evitare che le reti 1,2,3 ecc. abbiano una espressione politica maggioritaria rispetto ad altre. Quindi se in una trasmissione trasmessa dalla RAI-TV si invita un “rappresentante” politico di sinistra altrettanto spazio in percentuale deve essere dato agli altri rappresentanti di altre aree presenti in Parlamento. Così vale anche per le “opinioni” . Quanto avvenuto ed avviene al Festival di Sanremo è aperta violazione di quando prevede la normativa sulla rete pubblica e la diffusione e interventi nei suoi programmi o nei programmi da essa trasmessi. Al Festival di Sanremo , trasmesso in diretta dalla RAI-TV e finanziato per la maggioranza del suo cost con soldi della RAI.TV , si è dato possibilità di sostenere pubblicamente il DDL Cirinnà , espressione di una parte politica (PD) ed in discussione in questi giorni in Parlamento , lasciando però senza voce coloro che vi si oppongono.
L’edizione 2016 del Festival di Sanremo è iniziata all’insegna del sostegno del DDL Cirinnà trasformandosi , sin dalla prima serata, in un potente spot pro unioni civili; il il palco dell’Ariston è stato teatro di un vero e proprio comizio a favore delle pseudo unioni gay. E questo a spese di tutti i contribuenti , anche di coloro che lo scorso 30 gennaio hanno manifestato la loro opposizione e alla kermesse sanremese non hanno voce.
Tutti i cantanti, ospiti e non, che si sono succeduti nel corso del sessantaseiesimo festival della canzone italiana hanno messo in scena la farsa della normalità nella anormalità, come se l’unione infeconda tra due uomini o tra due donne non fosse altro che una variante “naturale” della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna, una semplice opzione del tutto scevra da drammatiche conseguenze, sia sul piano individuale che collettivo. La cantante Noemi, raccogliendo gli “inviti” delle associazioni “gay” che pretendevano una chiara presa di posizione da parte dei cantanti più schierati a favore delle unioni civili, si è esibita presentandosi con un microfono avvolto da un drappo arcobaleno, simbolo della cultura omosessuale. L’appello è stato raccolto, manco a dirlo, anche da altri artisti come Enrico Ruggeri, Morgan, la voce dei Bluvertigo, e Irene Fornaciari. Da parte sua, Laura Pausini, primo ospite della serata, al termine della sua esibizione ha pensato bene di palesare la sua opinione, peraltro già ampiamente nota, circa le unioni gay: «Se siamo simili, siamo tutti uguali, e dobbiamo proteggerci non dividerci». Autentiche perle di saggezza che la claque del festival non ha mancato di applaudire generosamente. Molto attesa era l’esibizione di Elton John, anche perché la pop star britannica è una famosissima e ricchissima icona gay, il simbolo universale della lotta degli omosessuali per accedere al matrimonio e alla paternità. Elton John infatti nel 2014, non appena l’Inghilterra ha approvato lo pseudo matrimonio gay, si è sposato col compagno con il quale conviveva da anni ed “ha avuto” due figli, nati dalla stessa madre surrogata. Il celebre cantante non ha deluso le aspettative dei suoi sostenitori raccontando dal palco dell’Ariston alcuni brevi dettagli della sua vita privata: pochi spunti ma sufficienti a rappresentare al pubblico quella falsa normalità di vita acquisita, sarebbe meglio dire acquistata, col suo uomo: «Non pensavo che questo viaggio sarebbe durato così tanto. Oggi mi diverto tantissimo. Non avrei mai pensato di diventare papà e di avere la vita che ho avuto». Insomma, anche stavolta il Festival di Sanremo si è prestato a fare da cassa di risonanza delle lobbies di sinistra aggiungendosi quest’anno anche le lobbies gay e lesbiche , in barba a tutto e a tutti.
C’è solo da sperare che questa smaccata ingerenza nelle questioni politiche e culturali vada a costituire un boomerang per coloro che l’hanno pianificata ed organizzata. Come c’è da sperare che almeno questa volta in Parlamento ci sia qualcuno che chieda conto al presidente del Comitato di Vigilanza Rai-Tv ed al Garante visto che la rete pubblica ha promosso una manifestazione (canora) sin troppo evidente intesa a premere sulla politica affinché approvi quanto prima il ddl Cirinà.
Nessun commento:
Posta un commento
Commenti dai camerati.