mercoledì 3 febbraio 2016

MIGRANTI CLANDESTINI : ECCO COME IL “SISTEMA DELL’ACCOGLIENZA” LI GETTA NELLE MANI DEI TRAFFICANTI


Art. camerata Marco Affatigato.


La denuncia non proviene da me, ma da Europol e dal rapporto di “Medici Senza Frontiere” .
Vogliamo veramente aiutarli ? Fermare l’immigrazione clandestina e il sistema di accoglienza.
Ho potuto leggere il rapporto di Medici Senza Frontiere riguardo alle “operazioni di salvataggio in mare” e alla “assistenza medica a terra” dei migranti clandestini che approdano sulle nostre coste e quelle greche. Per loro, i migranti, attraversare il mare è sofferenza , violenza, stupri e in molti casi morte. In un anno e mezzo , fra il 2014 e il 2015, 10mila giovani migranti sono stati uccisi per il traffico d’organi e le ragazze inviate alla prostituzione in Turchia e anche nei “paesi d’accoglienza” come la Germania, l’Italia e la Francia da trafficanti albanesi e turchi. L’immigrazione massiva in provenienza dal Medio Oriente è una nuova cuccagna per tutti i gruppi criminali. Un rapporto come questo dovrebbe far gridare la indignazione internazionale e rivedere immediatamente la politica europea sull’immigrazione, riportandola ad essere una “immigrazione controllata”. Ed invece niente di tutto questo ! Si direbbe che Stalin aveva ragione dicendo che : « La morte di un uomo è una tragedia. La morte di un milione di un milione di uomini è una statistica » . Ha fatyo più rumore la foto di quel bambino siriano morto, annegato e ritrovato sulla spiaggia che 10mila bambini scomparsi, assassinati nel “traffico d’organi”. Nemmeno ci si domanda a chi profittano quegli organi ? Qualcuno potrebbe insinuare che quel numero , 10mila, possa essere una cifra inventata da chi è contro questa migrazione massiccia e invasiva ed invece è un dato fornito da Brian Donald, direttore dell’Europol (Ufficio di Polizia Criminale intergovernamentale incaricata di facilitare gli scambi di informazioni nei paesi membri dell’Unione Europea e non solo) . Questi 10mila ragazzi sono « i bambini di cui si è persa traccia dopo la loro registrazione da parte delle autorità europee al loro arrivo», ha dichiarato aggiungendo anche che « la metà di loro , circa 5mila, sono scomparsi in Italia e mille in Svezia». Mentre il Regno Unito « ha visto raddopiare il numero degli scomparsi nel 2015». In breve , conclude il direttore dell’Europol , « una infrastruttura ciminale di grande importanza sarebbe all’opera sul continente europeo” e la loro fonte sono i Centri di Accoglienza.
Secondo le ONG (Organizzazioni Non Governative) le cifre sono ancora più allarmanti. Per « Save the Children International » che gestisceun Centro d’Accoglienza a Preševo, in Serbia, stima che « 26.000 i minori scomparsi dopo l’arrivo in Europa nel 2015 ». Del resto Europol ammette che la sua stima di 10mila scomparsi è senza dubbio ben al di sotto della verità tenuto conto che ben il 27% di un milione di richiedenti asilo arrivati in Europa nel 2015 erano minori.
Le « guerre per la democrazia » portate avanti dalla Nato in Serbia , nei Balcani vi hanno creato una florida situazione per tutte le mafie, notoriamente per quella albanese. L’immigrazione massiccia proveniente dal Medio Oriente è una cuccagna per questi gruppi criminali. Ed a loro si uniscono Mafia , Camorra e ‘ndranghete. Così che « le organizzazioni criminali che da un lato gestiscono il « passaggio clandestino » di questi migranti sono ormai in relazione con le altre organizzazioni criminali che , in Europa, gestiscono la prostituzione e il traffico di organi umani ; come sono anche in contatto con quelle organizzazioni jihadiste che invece gestiscono lo schiavismo in Africa come in Medio Oriente. ». I migranti adolescenti sono “carne fresca” per il mercato del sesso e per il “ricambio d’organi” . Non c’è più bisogno di andare dall’altra parte del Mondo : la merce è ormai consegnata a domicilio. E il traffico d’organi è un mercato che fornisce “a nero” il 15% dei trapianti….e per un trapianto d’organi è necessario avere delle sale chirurgiche ben adeguate oltre che di personale. Possibile che i servizi di intelligence non siano informati circa la loro ubicazione ?
Nel rapporto diffuso a livello internazionale MSF denuncia il catastrofico fallimento dell’Unione Europea nel rispondere ai bisogni umanitari di rifugiati, richiedenti asilo e migranti nel 2015 e presenta una fotografia drammatica, emersa dai progetti MSF per la migrazione, dell’impatto medico-umanitario delle politiche europee su migliaia di persone in fuga
“Non solo l’Unione Europea e i governi hanno fallito collettivamente nell’affrontare la crisi, ma con le loro barriere e la risposta caotica ai bisogni umanitari delle persone in fuga hanno di fatto peggiorato le condizioni di migliaia di uomini, donne e bambini già vulnerabili” ha dichiarato Brice de le Vingne, direttore delle operazioni di MSF.
Attraverso le testimonianze dirette di operatori e pazienti di MSF e i dati medici raccolti in decine di progetti, il rapporto “Corsa a ostacoli verso l’Europa” mostra le conseguenze umanitarie delle decisioni europee e dimostra come le politiche di deterrenza abbiano costretto MSF e altre organizzazioni ad aumentare drasticamente le proprie attività nei punti di ingresso all’Europa sostituendosi agli Stati.
“Mai prima d’ora abbiamo dovuto avviare così tanti progetti in Europa o imbarcarci per salvare vite in mare. Mai prima d’ora abbiamo dovuto assistere così tanti disperati alle frontiere, curando le conseguenze fisiche e psicologiche dei drammatici viaggi, delle violenze subite e della mancanza di assistenza” ha detto la dott.sa Federica Zamatto, responsabile medico progetti migrazione MSF. “Nel 2016 i paesi europei devono fare un bilancio del costo umano delle loro decisioni, assumersi le loro responsabilità e imparare dagli errori commessi per mettere al centro i bisogni dei più vulnerabili.”
Nel 2015 i numeri dell’azione MSF per la migrazione in Europa sono triplicati. Tra il 1° gennaio e il 15 dicembre, MSF ha effettuato oltre 100.000 consultazioni mediche e psicologiche – sulle navi di ricerca e soccorso e nei progetti in Italia, Grecia e Balcani – e tra maggio e dicembre ha soccorso 23.747 persone in mare. In tutto MSF ha speso circa 31,5 milioni di euro e mobilitato 535 operatori umanitari per rispondere ai bisogni di rifugiati e migranti in Europa e nel Mediterraneo.
Ecco alcuni passi del rapporto.
“Sono rimasta tre mesi a Tripoli. Non ho parole per descrivere la mia vita lì. È il peggior posto al mondo. Ci hanno trattato come animali. Hanno separato le donne dagli uomini e ogni giorno prendevano una di noi per soddisfare i loro istinti. Chi vorrebbe rimanere in Libia in queste condizioni? Non voglio subire altri abusi! Non avevamo altra scelta. È vero, sapevamo che saremmo potuti morire in mare ma era una nostra scelta”
– Testimonianza di donna eritrea sulla nave MSF Bourbon Argos, Luglio 2015.
Il 2015 è stato l’anno con la più alta mortalità nel Mediterraneo: almeno 3.771 persone sono morte nel tentativo di raggiungere L’Europa.
Non mostrando alcuna volontà politica di offrire alternative legali e sicure alla drammatica trasversata del mare, l’UE e i governi europei hanno di fatto spinto oltre un milione di persone nelle mani di trafficanti e su barconi sovraffollati diretti in Europa.
I racconti di deliberati atti di violenza perpetrati nel mar Egeo sono particolarmente inquietanti. Le equipe di MSF a Lesbo e Kos hanno raccolto molte storie che vedevano gruppi dal volto coperto rapinare i migranti o gettare in mare i loro oggetti personali. A maggio, dopo la chiusura dell’operazione Mare Nostrum, MSF ha preso la decisione senza precedenti di avviare attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo e da giugno ha messo in mare tre navi. In otto mesi La Bourbon Argos, La Dignity I e la MY Phoenix hanno soccorso direttamente 20.129 persone nel Mediterraneo e assistito altre migliaia di persone trasferite da altre navi. A fine novembre MSF ha anche avviato operazioni di salvataggio nell’Egeo in collaborazione con Greenpeace, soccorrendo oltre 6.000 persone solo nel primo mese.
Le equipe di MSF hanno assistito a migliaia di scene agli arrivi in Italia e Grecia dopo essere sopravvissute alla traversata in mare, a molti sono stati negati i bisogni più elementari.
GRECIA
L’accoglienza: da inesistente a disumana
“Viviamo in una tenda sporca. Non ci sono materassi per dormire, solo scatole di cartone. Non ci sono coperte ma sporcizia. Non vogliamo nemmeno avvicinarci ai bagni. L’acqua non è pulita, non possiamo lavarci. Non posso credere che sto vivendo in queste condizioni con la mia famiglia. Ero un’insegnante e mio marito un contabile, guardateci adesso. Tutto questo è disumano”
Testimonianza di donna siriana, Grecia.
In Grecia, non solo le autorità non hanno organizzato un sistema di accoglienza adeguato e umano, ma hanno anche impedito attivamente alle organizzazioni umanitarie di intervenire per coprire le lacune. Negli ultimi mesi, le equipe di MSF a Kos, Lesbo e Leros hanno lottato senza tregua per ottenere l’autorizzazione a fornire assistenza umanitaria ai nuovi arrivati. A Kos, per esempio, a ottobre arrivavano 200-500 persone ogni giorno, ma non esiste ancora un servizio di accoglienza e le autorità continuano a opporsi alla creazione di una qualunque struttura di ricezione o transito. Le autorità greche hanno fallito anche nel fornire accesso tempestivo alle procedure di registrazione e alle informazioni sulle procedure di asilo e i servizi di base. “Abbiamo visto donne incinte e bambini in fila per giorni nel fango, bagnati fradici sotto la pioggia battente, senza alcuna protezione, alcuni con indosso soltanto una t-shirt. Le persone non possono più stare in piedi perché i loro piedi sono gonfi. La polizia non permette loro di lasciare la fila per avere accesso alle cure mediche. È assolutamente disumano”
- Coordinatore MSF, Lesbo.
Tra giugno e novembre 2015, due terzi dei pazienti di MSF in Grecia soffrivano di infezioni alle vie respiratorie, malattie della pelle e traumi, tutti legati alle condizioni di pericolo e scarsa igiene in cui stavano vivendo. La situazione – già preoccupante in estate – è peggiorata con il freddo e la pioggia dell’inverno. Tra luglio e ottobre le infezioni respiratorie sono aumentate del 160%.
Degli 851.319 uomini, donne e bambini arrivati in Grecia nel 2015, la grande maggioranza ha poi cercato asilo nei paesi dell’Europa settentrionale e occidentale, percorrendo la rotta balcanica. Ma questa rotta, anche se sulla terraferma, è piena di pericoli. A partire dall’estate i governi europei hanno continuato a giocare con la salute, la dignità e il benessere delle persone in fuga aprendo e chiudendo le frontiere in modo incostante, senza alcuna pianificazione o informazione adeguata. Nel 2015 decisioni unilaterali e irresponsabili di chiusura delle frontiere e una mancanza di coordinamento tra gli stati europei ha creato stress e pericolo per migliaia di persone. Ogni volta che una frontiera veniva chiusa, migliaia di persone venivano brutalmente fermate, bloccate in una terra di nessuno, con assistenza umanitaria scarsa o inesistente, costrette a scegliere strade più pericolose o a mettersi in mano ai trafficanti. Lungi dal fermare i flussi in arrivo, queste restrizioni hanno reso questi viaggi verso la sicurezza più pericolosi, miserabili e molto costosi. La maggior parte dei problemi medici trattati da MSF in tutta Europa potevano essere prevenuti con vie sicure e adeguate condizioni di accoglienza. In Serbia, l’80% delle consultazioni mediche di MSF hanno trattato condizioni conseguenti al viaggio, come infezioni del tratto respiratorio (42%), traumi e problemi ossei e muscolari (19%) e problemi della pelle (9%). Oltre alle difficoltà create dalla chiusura delle frontiere, il viaggio verso l’Europa nord-occidentale è estremamente duro soprattutto per la mancanza di assistenza da parte delle agenzie governative e per le violenze costanti. Tutto questo ha un grave impatto sulla salute mentale delle persone. A luglio, quando la Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia (FRYOM) ha organizzato un passaggio sicuro verso la Serbia, le persone hanno viaggiato in condizioni decenti, sono state raramente esposte a violenza o costrette a rivolgersi ai trafficanti e sono arrivate a destinazione in condizioni di salute relativamente buone. Al contrario, nel novembre 2015 a Idomeni, gli psicologi di MSF hanno notato un aumento significativo di attacchi di panico e tendenze autolesioniste, diretta conseguenza delle aspre condizioni alle frontiere e dall’incertezza costante sul futuro.
ITALIA
Emergenza senza fine Una delle principali vie di accesso per richiedenti asilo e migranti negli ultimi anni, l’Italia ha un sistema di accoglienza funzionante ma largamente insufficiente, che non riesce a provvedere in modo adeguato ai nuovi arrivi. All’arrivo le persone sono generalmente stipate in centri sovraffollati con scarso accesso a servizi essenziali come assistenza medica, assistenza psicologica, supporto legale e amministrativo.
Mancano mediatori culturali qualificati e interpreti che potrebbero aiutare i nuovi arrivati a dare un senso a ciò che stanno vivendo e adattarsi alla vita in Europa. Alla fine del 2015, MSF ha lasciato il Centro di Primo Soccorso e Accoglienza (CPSA) di Pozzallo, designato come hotspot dall’UE, perché le condizioni poco dignitose e inumane nel centro hanno reso insostenibile la collaborazione tra MSF e le autorità locali. A Pozzallo, la priorità delle autorità è identificare i nuovi arrivati più che rispondere ai loro bisogni medici e umanitari, e questo ha reso difficile per medici, infermieri e psicologi fare il proprio lavoro.
“Era scesa dalla Bourbon Argos con un lungo vestito, ultima tra le 700 persone sbarcate, ed era sola. Abbiamo subito capito che aveva subìto una violenza durante la sua traversata del deserto. Aveva subito anche una mutilazione genitale. Abbiamo avvertito le autorità e chiesto di mandare Fatima in una struttura specializzata, ma non abbiamo ricevuto risposta. La lunga attesa all’interno del centro sovraffollato ha destabilizzato ancora di più la sua salute mentale e ha reso necessario il trasferimento in un centro psichiatrico. Per noi è stato un fallimento”
– Medico MSF a Pozzallo, Italia.

2016
Come organizzazione medico-umanitaria, MSF non può risolvere la crisi migratoria globale. Come medici, infermieri e psicologi miriamo ad alleviare le conseguenze delle politiche restrittive sulla salute e le vite dei nostri pazienti. Ma la priorità data dall’Europa al controllo delle frontiere, alla sicurezza e alla deterrenza rispetto alla salute e al benessere delle persone in fuga è estremamente difficile da curare. L’Europa e i suoi stati membri possono e devono agire per dare priorità alla vita di chi fugge. Nei progetti di MSF, tutti i segnali indicano che questa crisi continuerà lungo tutto il 2016. Ci sono oltre 60 milioni di persone in fuga nel mondo e violenza e instabilità continuano a spingere milioni di persone a lasciare le proprie case. È ora che l’Europa metta fine a questa corsa a ostacoli e fornisca assistenza e un passaggio sicuro ai richiedenti asilo, rifugiati e migranti che fuggono da condizioni di vita disperate.
Per il 2016, MSF chiede all’Europa e agli stati membri di garantire un passaggio sicuro attraverso:
– La creazione tempestiva di canali legali e sicuri per i richiedenti asilo: in particolare, consentire alle persone di chiedere asilo alle frontiere di terra (compresa quella di Evros tra la Turchia e la Grecia) e favorire un più ampio utilizzo di opzioni e procedure esistenti, come la riunificazione familiare, i visti umanitari, reinsediamenti e ricollocamenti.
- La creazione di percorsi di migrazione legali per diminuire la necessità di migrazioni irregolari e pericolose e di affidarsi a reti di trafficanti.
– Un meccanismo ambizioso di ricerca e soccorso per salvare vite in mare, da implementare il più vicino possibile alle coste di partenza e con punti di sbarco predefiniti in cui vengano garantite condizioni di disimbarco umane, assistenza medica e valutazione delle vulnerabilità.
– Investimenti nell’accoglienza secondo gli standard UE invece che in misure deterrenti. L’Europa deve prendere le distanze da un approccio “difensivo” e passare a un approccio di accoglienza per rispondere ai bisogni e alle vulnerabilità specifiche delle persone in arrivo.
– In assenza di un sistema di asilo europeo comune e funzionante, schemi più ambiziosi di ricollocamento in Europa e la creazione di un passaggio sicuro attraverso l’Europa.


 

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