L'ex membro del gruppo neofascista parla a ilfattoquotidiano.it dei 14 arrestati con l'accusa di voler rifondare l'organizzazione. "Li ho conosciuti, ma mi preoccupano di più i personaggi legati ai servizi italiani". Carminati? "Altro che 'nero', solo un criminale"
Avevano progettato di uccidermi? E io sorrido. E così faccio anche davanti alla definizione di ‘organizzazione’ che i magistrati hanno affibbiato a questo gruppetto nato su Facebook. ‘Ma mi faccia il piacere’, avrebbe detto il grande Totò, e così mi permetto di dire anche io”.
A Parigi, dove vive da due anni (“da latitante? Boh! Chi deve sapere sa dove sto… ufficialmente nessuno mi ha mai comunicato niente”), il lucchese Marco Affatigato, noto esponente del movimento politico Ordine Nuovo, si lascia andare ad una risata divertita al telefono, commentando l’operazione della Procura dell’Aquila contro un gruppo nofascista che, secondo lpaccusa, puntava a ricostituire l’organizzazione. “Quanto a Rutilio Sermonti, lo storico di On tirato dentro a questo polverone, a 90 anni suonati non ce lo vedo proprio a fare la rivoluzione con le armi in mano. È vero che siamo immortali, però a tutto c’è un limite!”.
Risate a parte, Affatigato assicura di non essere affatto turbato nell’aver appreso l’esistenza di un piano organizzato da Stefano Manni & C. per assassinarlo. “Facciamo pulizia”, usavano ripetere ossessivamente alcuni degli arrestati; “E’ un venduto ai servizi segreti”; “Seimila persone lo vogliono morto”, si legge nelle intercettazioni contenute nell’ordinanza. Con quest’azione, peraltro, il gruppo puntava ad acquisire una maggiore capacità di contrattazione con le altre formazioni eversive. E, dunque, maggiore potere.
“Macché personaggi pericolosi. Questi sono personaggi confusi, mine vaganti dal punto di vista ideologico che hanno messo in piedi un film irreale. Già il nome stesso è irreale: Avanguardia ordinovista. Mischiano la storicità di due movimenti politici come Ordine Nuovo e Avanguardia nazionale, dissimili tra loro, sia per la dottrina sociale e politica che per la struttura. Secondo me la Procura de L’Aquila ha dato loro un peso maggiore di quanto ne abbiano in realtà. Tanto più che nei loro proclami, su Facebook, hanno perfino preso a prestito delle cose scritte da me”.
Stefano Manni, considerato dagli inquirenti uno dei capi della presunta organizzazione, Affatigato ammette di averlo conosciuto due anni fa “per mail, ancora prima di venire in Francia”, mentre Luca Infantino lo ha incontrato a Mentone: “Anche in quell’occasione io ero da solo, non avevo i guardaspalle di cui fanno cenno nei loro deliranti colloqui. Semmai, più che la fatwa di questi ‘estremisti’, a preoccuparmi è quella che mi ha lanciato un mese fa l’imam radicale Abdelfattah Hamadache per i miei scritti sui Fratelli Musulmani e sul Daesh, l’Esercito del Califfato islamico, sul mio blog. Quello è il vero pericolo: e non solo per me ma per tutto il Paese. A meno che non esista un accordo segreto tra il governo italiano e l’Islam… un po’ come successe, anni fa, con il terrorismo arabo. In fondo, lo ricordiamo tutti il lodo Moro, no?”.Oltre ai Fratelli Musulmani, a far “rizzare le antenne” ad Affatigato ci potrebbe essere anche un’altra entità. “Mi riferisco ad elementi del passato, non provenienti dal mondo del cameratismo, ma collegati ai servizi segreti italiani. Ecco, loro potrebbero entrare in azione all’ombra di questa fantomatica organizzazione. Vorrei ricordare, a chi non lo sa, che sono stati proprio i servizi segreti italiani (il Sismi e il Sisde) a tentare di coinvolgermi, negli anni Ottanta, in fatti gravissimi come le stragi, creando false prove e false accuse per uccidermi civilmente e politicamente. A questi si è poi aggiunto qualche prezzolato della mia area. No, non nego la collaborazione con l’intelligence, ma non quella italiana, bensì la Cia e nell’ambito di una difesa da attacchi terroristici anti-atlantici da parte di “terroristi transnazionali” guidati da Carlos. Il contesto, è bene ricordarlo, era quello dell’anticomunismo: un fenomeno che oggi non esiste più. Non ho alcuna remora ad ammettere queste cose, a differenza di tanti altri che, anche nei libri, continuano a negare l’evidenza dei fatti”.
L’arresto dell’ex Nar Massimo Carminati nell’inchiesta Mafia capitale, l’omicidio del cassiere di Gennaro Mockbel, Silvio Fanella, e il lento svelamento di una fitta rete di complicità nere che toccherebbe anche il nord Italia, farebbero pensare ad una rinascita di un estremismo di destra. Ma, anche stavolta, Marco Affatigato non la vede così. “Carminati, che non ho mai conosciuto, ha cominciato da militante politico; solo poi, con l’avvicinamento alla banda della Magliana, ha scelto la strada della criminalità. Carminati e la sua banda sono dunque criminali. Stop. In questi casi ritengo essere una strumentalizzazione il continuare a parlare di neri. La minaccia sta a destra, ripetono politica e media compiacenti, ma in realtà la minaccia oggi è il popolo. Ed è ciò che dal popolo potrebbe nascere. Il pericolo non è il ritorno del fascismo, ma il fatto che la gente non ha più soldi, non ha più sicurezze, non ha più prospettive, e si sente presa in giro da chi dovrebbe governarli”.
“Mi dispiace per coloro che sono finiti in carcere, per i giovani soprattutto, e lo dico proprio perchè anche io ho vissuto la galera”, conclude. “Questi sono arresti a spot e nulla più; e spero che anche stavolta non siano solo un mezzo per fare carriera”.
Avevano progettato di uccidermi? E io sorrido. E così faccio anche davanti alla definizione di ‘organizzazione’ che i magistrati hanno affibbiato a questo gruppetto nato su Facebook. ‘Ma mi faccia il piacere’, avrebbe detto il grande Totò, e così mi permetto di dire anche io”.
A Parigi, dove vive da due anni (“da latitante? Boh! Chi deve sapere sa dove sto… ufficialmente nessuno mi ha mai comunicato niente”), il lucchese Marco Affatigato, noto esponente del movimento politico Ordine Nuovo, si lascia andare ad una risata divertita al telefono, commentando l’operazione della Procura dell’Aquila contro un gruppo nofascista che, secondo lpaccusa, puntava a ricostituire l’organizzazione. “Quanto a Rutilio Sermonti, lo storico di On tirato dentro a questo polverone, a 90 anni suonati non ce lo vedo proprio a fare la rivoluzione con le armi in mano. È vero che siamo immortali, però a tutto c’è un limite!”.
Risate a parte, Affatigato assicura di non essere affatto turbato nell’aver appreso l’esistenza di un piano organizzato da Stefano Manni & C. per assassinarlo. “Facciamo pulizia”, usavano ripetere ossessivamente alcuni degli arrestati; “E’ un venduto ai servizi segreti”; “Seimila persone lo vogliono morto”, si legge nelle intercettazioni contenute nell’ordinanza. Con quest’azione, peraltro, il gruppo puntava ad acquisire una maggiore capacità di contrattazione con le altre formazioni eversive. E, dunque, maggiore potere.
“Macché personaggi pericolosi. Questi sono personaggi confusi, mine vaganti dal punto di vista ideologico che hanno messo in piedi un film irreale. Già il nome stesso è irreale: Avanguardia ordinovista. Mischiano la storicità di due movimenti politici come Ordine Nuovo e Avanguardia nazionale, dissimili tra loro, sia per la dottrina sociale e politica che per la struttura. Secondo me la Procura de L’Aquila ha dato loro un peso maggiore di quanto ne abbiano in realtà. Tanto più che nei loro proclami, su Facebook, hanno perfino preso a prestito delle cose scritte da me”.
Stefano Manni, considerato dagli inquirenti uno dei capi della presunta organizzazione, Affatigato ammette di averlo conosciuto due anni fa “per mail, ancora prima di venire in Francia”, mentre Luca Infantino lo ha incontrato a Mentone: “Anche in quell’occasione io ero da solo, non avevo i guardaspalle di cui fanno cenno nei loro deliranti colloqui. Semmai, più che la fatwa di questi ‘estremisti’, a preoccuparmi è quella che mi ha lanciato un mese fa l’imam radicale Abdelfattah Hamadache per i miei scritti sui Fratelli Musulmani e sul Daesh, l’Esercito del Califfato islamico, sul mio blog. Quello è il vero pericolo: e non solo per me ma per tutto il Paese. A meno che non esista un accordo segreto tra il governo italiano e l’Islam… un po’ come successe, anni fa, con il terrorismo arabo. In fondo, lo ricordiamo tutti il lodo Moro, no?”.Oltre ai Fratelli Musulmani, a far “rizzare le antenne” ad Affatigato ci potrebbe essere anche un’altra entità. “Mi riferisco ad elementi del passato, non provenienti dal mondo del cameratismo, ma collegati ai servizi segreti italiani. Ecco, loro potrebbero entrare in azione all’ombra di questa fantomatica organizzazione. Vorrei ricordare, a chi non lo sa, che sono stati proprio i servizi segreti italiani (il Sismi e il Sisde) a tentare di coinvolgermi, negli anni Ottanta, in fatti gravissimi come le stragi, creando false prove e false accuse per uccidermi civilmente e politicamente. A questi si è poi aggiunto qualche prezzolato della mia area. No, non nego la collaborazione con l’intelligence, ma non quella italiana, bensì la Cia e nell’ambito di una difesa da attacchi terroristici anti-atlantici da parte di “terroristi transnazionali” guidati da Carlos. Il contesto, è bene ricordarlo, era quello dell’anticomunismo: un fenomeno che oggi non esiste più. Non ho alcuna remora ad ammettere queste cose, a differenza di tanti altri che, anche nei libri, continuano a negare l’evidenza dei fatti”.
L’arresto dell’ex Nar Massimo Carminati nell’inchiesta Mafia capitale, l’omicidio del cassiere di Gennaro Mockbel, Silvio Fanella, e il lento svelamento di una fitta rete di complicità nere che toccherebbe anche il nord Italia, farebbero pensare ad una rinascita di un estremismo di destra. Ma, anche stavolta, Marco Affatigato non la vede così. “Carminati, che non ho mai conosciuto, ha cominciato da militante politico; solo poi, con l’avvicinamento alla banda della Magliana, ha scelto la strada della criminalità. Carminati e la sua banda sono dunque criminali. Stop. In questi casi ritengo essere una strumentalizzazione il continuare a parlare di neri. La minaccia sta a destra, ripetono politica e media compiacenti, ma in realtà la minaccia oggi è il popolo. Ed è ciò che dal popolo potrebbe nascere. Il pericolo non è il ritorno del fascismo, ma il fatto che la gente non ha più soldi, non ha più sicurezze, non ha più prospettive, e si sente presa in giro da chi dovrebbe governarli”.
“Mi dispiace per coloro che sono finiti in carcere, per i giovani soprattutto, e lo dico proprio perchè anche io ho vissuto la galera”, conclude. “Questi sono arresti a spot e nulla più; e spero che anche stavolta non siano solo un mezzo per fare carriera”.
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