lunedì 1 aprile 2013

Il Movimento sociale italiano viene fondato il 20 dicembre 1946 nello studio dell’ex vicefederale romano, Arturo Michelini, per iniziativa di un gruppo di giovani reduci della Repubblica sociale italiana, sostenuti, dietro le quinte, da più navigati ex gerarchi fascisti. Questa decisione costituisce l'approdo definitivo di una serie di tentativi di aggregazione degli ex fascisti, esperiti fin dai primi mesi del dopoguerra. La ricerca di un punto di aggregazione per i Vinti anima infatti un intenso dibattito nelle numerose riviste "reduciste” che sorgono in quel periodo ("Rataplan", "Rosso e nero", "Senso nuovo", "Il pensiero nazionale", "Meridiano d’Italia", "Brancaleone", “Fracassa”, oltre al più noto e diffuso "Rivolta ideale" che diviene l'organo ufficioso del neonato partito), ma il MSI si afferma ben presto come il punto di riferimento di tutto l'ambiente nostalgico.
..........Il nuovo partito si dichiara, prima in forme velate, poi sempre più esplicitamente, erede del fascismo, nella sua ultima versione, quella della Repubblica sociale italiana. Il riferimento alla Repubblica di Salò comporta una precisa scelta politico-ideale e cioè il richiamo ai principi socializzatori, anticapitalisti e antiborghesi della carta di Verona, il manifesto programmatico elaborato nel 1944 al I congresso del Partito fascista repubblicano che rappresenta la quintessenza del "fascismo-movimento", la tendenza più rivoluzionaria e sinistreggiante. Questa costituisce una esplicita presa di posizione nel dibattito interno al fascismo e si contrappone alla tendenza del "fascismo-regime", caratterizzata da una impostazione borghese, clericale, moderata e conservatrice. Queste due tendenze ideologiche, che sintetizzano la conflittualità interna delle varie anime del fascismo, si riflettono anche interno del MSI e sono incarnate da precisi tipi sociali: i "socializzatori" ovvero principalmente i giovani reduci della Repubblica sociale e coloro che hanno condiviso le sorti del fascismo repubblicano, e i "corporativisti", coloro che hanno accettato la disfatta del regime dopo il 25 luglio 1943 e sono rimasti al Sud abbandonando il Duce nella sua ultima avventura.
..........Per certi aspetti, quindi, la contrapposizione interna al partito riflette una divisione geografica, quella della linea gotica con, al Nord, le componenti più militanti e più sinistrorse e, al Sud, quelle più attaccate alla tradizione del regime mussoliniano. Il dibattito interno rifletterà sempre, senza variazioni di sorta, questa contrapposizione. In sostanza il cuore del dibattito interno ruoterà intorno al problema di quale sia la più autentica visione del fascismo. In questa fase genetica il MSI si trova a dover affrontare e sciogliere i nodi dell'accettazione del sistema nato dalle ceneri del fascismo e della partecipazione attiva alla vita politica. Fin dal 1945 gruppi di ex fascisti avevano promosso iniziative spettacolari e gesti esemplari (a volte anche terroristici) quali l'attentato al cinema che proiettava il film di Roberto Rossellini Roma città aperta, l'apparizione di scritte inneggianti al Duce al posto della pubblicità luminosa in piazza Duomo a Milano, l'inserimento nelle trasmissioni radio trasmettendo l'inno fascista Giovinezza. Ma queste iniziative erano frutto di gruppi isolati e di scarsa consistenza; molto più strutturata era invece l'organizzazione clandestina dei Fasci di azione rivoluzionaria (Far), articolata in quattro livelli gerarchici, a partire dall'unità più piccola composta di soli tre membri, e dotata di una capacità di mobilitazione non indifferente. In un primo tempo c'è una certa ambiguità nel rapporto tra MSI e organizzazioni clandestine anche perché, in molti casi, i membri dei gruppi terroristici sono anche militanti del partito, ma in seguito prevale la propensione legalistica, il desiderio di far politica a viso aperto. Del resto, un partito dichiaratamente neofascista o sceglieva la strada della clandestinità e della resistenza o accettava, adeguandosi, le regole del nuovo regime. La sua sopravvivenza dipendeva dalla capacita di mostrarsi il più legalitario possibile. E in effetti, già nel 1947 il MSI decide di presentarsi alle elezioni amministrative, con una lista e il proprio simbolo, sia a Caserta (21 settembre 1947) dove ottiene alle provinciali un consigliere, sia a Roma (12 ottobre 1947) dove, nonostante le inevitabili difficoltà a condurre la campagna elettorale, raccoglie il 4 per cento dei voti: un risultato che lo pone come sicuro punto di coagulo di tutto il mondo nostalgico.

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